“Ringrazio prima di tutto l’Italia che considero la mia repubblica dell’immaginazione.” Queste le parole della scrittrice iraniana Azar Nafisi che a Pordenonelegge, la Festa del libro e della libertà, ha ricevuto il Premio Crédit Agricole “La storia in un romanzo”, riconoscimento nato dalla collaborazione fra Fondazione Pordenonelegge.it e Link Mediafestival di Trieste, su impulso di Crédit Agricole Italia. Alla consegna ha fatto seguito l’incontro con l’autrice che ha presentato i suoi libri “Leggere Lolita a Teheran” e “Leggere pericolosamente“, entrambi pubblicati da Adelphi, intervistata da Alberto Garlini, scrittore e curatore del festival.
Azar Nafisi e l’importanza della Repubblica delle lettere
L’autrice iraniana dialoga con grande autori da Grossman a Margaret Atwood, da Tony Morrison a Platone in “Leggere pericolosamente”, strutturato in forma di lettere al padre. Quel padre che l’ha avviata alla letteratura raccontandole, da bambina, ogni sera una fiaba diversa trasportandola così in un mondo lontano, globale e democratico perché c’erano Le mille e una notte, Pinocchio e i fratelli Grimm.
“Lì – racconta Azar Nafisi – ho cominciato a capire, attraverso la polifonia di voci, come la letteratura fosse un esercizio di democrazia, già allora in pericolo in un paese come l’Iran e mio padre mi insegnava come tutto quello che avevo poteva essermi sottratto in un attimo, tranne il racconto e la memoria , custodi della nostra vita. Ho voluto perciò riprendere il filo di quest’ atmosfera non tramite un saggio, ma tramite una conversazione con una delle persone più importanti della mia vita, mio padre, e attraverso le lettere mandate a lui parlare con gli scrittori che sento a me più affini, in una ideale repubblica delle lettere dove non ci sono discriminazioni di genere , di sesso, di nazionalità”.
“Estranei intimi – li chiama Azar Nafisi – cioè una comunità lontana, ma strettissima che mi ha salvato la vita perché mi ha insegnato il ruolo della letteratura“.
Il ruolo salvifico e militante della letteratura
Un ruolo spesso minacciato : uno degli interlocutori del libro è, tra gli altri, Salomon Rushdie la cui vicenda dimostra come un uomo senza armi con le sole parole a disposizione possa spaventare i regimi dittatoriali. Questo dimostra l’importanza delle parole e deve spingere tutti, lettori compresi, a tutelare i libri come esercizio di libertà. “Le prigioni – incalza la scrittrice iraniana – sono piene di scrittori poeti e di lettori che dicono e amano la verità ,mentre i regimi si basano sulle menzogne”.
Ma c’è anche un pericolo più subdolo rappresentato dall’indifferenza occidentale tanto pericolosa quanto la menzogna : chi vive nella democrazia sempre tende a dimenticare che molte persone sono morte e vive in una sorta di autocompiacimento passivo scordando che altrove i libri sono banditi e bruciati: ”la vita non è comoda – incalza la scrittrice iraniana – e ci insegna che niente è comodo”.
Che ruolo hanno i media in questa ricerca del sensazionale che sostituisce il pensiero? “L’autocrazia è seducente – dice Azar Nafisi – perché deresponsabilizza mentre la letteratura al contrario è quella che sveglia, che induce alla lotta E questo è fondamentale perché i dittatori non agiscono solo sul piano politico, ma anche esistenziale: vogliono conquistare il nostro cuore e la nostra anima , svuotandoci della nostra identità”.
A salvarci insomma è la letteratura sempre e su tutti Ovidio che nell’epilogo delle Metamorfosi celebra l’immortalità del poeta e Primo Levi, il quale dopo il ritorno da Auschwitz, cominciò a scrivere per ricongiungersi alla comunità degli uomini: non c’e lezione più grande.
Dal Medio Oriente all’Occidente: non siamo al sicuro
Un pensiero sentito e grande emozione nelle parole di Azar Nafisi quando parla del conflitto in Medioriente: “Sono convinta che l’unica soluzione possibile siano i due stati, che porterebbe vantaggi per entrambi i popoli. Gli israeliani e i palestinesi, in questo momento, sono governati da leader criminali; il protrarsi della guerra è tutto a vantaggio dei terroristi di Hamas e di Netanyahu. Hamas è una cosa, è il male, il popolo palestinese vuole la pace e la libertà”.
La scrittrice iraniana parla anche delle prossime elezioni americane: “Parto da lontano per fare una breve premessa e ricordare due figure fondamentali per la storia americana: se non avessimo avuto il presidente Lyndon B. Johnson e Martin Luther King, che sono stati la voce della libertà in difesa delle minoranze, contro la segregazione. Senza di loro e i movimenti popolari che sostenevano le loro idee e ragioni, non avremmo avuto un presidente di colore e non avremmo una vicepresidente di colore che speriamo diventi presidente.
Per le prossime elezioni, sono profondamente preoccupata sia per il pericolo che rischia la democrazia ma soprattutto per il numero sempre crescente di coscienze dormienti. Continua a incombere il pericolo che si svuoti delle sue prerogative fondanti, e il rischio non riguarda solo nazioni come Afghanistan, l’Iran, l’Uganda ma anche l’Occidente e ancora una volta mi vengono in mente le parole di Primo Levi: non posso pensare ci possano essere delle persone che possano assumere un atteggiamento così disumano nei confronti del prossimo”.
Alessandra Pavan