Quante volte avete sentito dire “Il gioco non vale la candela”? Si utilizza soprattutto quando si deve valutare il rapporto costo-benefici in una determinata situazione. Si tratta di una di quelle locuzioni che in tanti usano ma in pochi conoscono l’origine. Scopriamola.
Il significato de “Il gioco non vale la candela”
Il gioco non vale la candela è un espressione idiomatica, uno di quei modi di dire molto comune nel linguaggio utilizzato tutti i giorni. La locuzione è utilizzata quando si vuole esprimere la propria riluttanza a compiere un sacrificio che non farà ottenere un utile proporzionato. Più semplicemente, quando si evita di fare qualcosa, perché il risultato finale non avrà un valore proporzionale agli sforzi compiuti per ottenerlo.
A rendere particolare questo modo di dire è il fatto che esso si traduce letteralmente allo stesso modo anche il altre lingue: il corrispettivo in inglese è “It isn’t worth the trouble/the game is not worth the candle”, mentre in lingua francese abbiamo “Le jeu ne vaut pas la chandelle”. Altre lingue in cui si utilizza tale espressione con il medesimo significato sono il polacco (Gra nie jest warta świeczki) e il russo (Игра не стоит свеч).
L’origine del modo di dire
Ma da dove nasce l’espressione “Il gioco non vale la candela”? Esistono diverse teorie in tal senso. Scopriamo quali sono le più diffuse e gettonate.
L’origine medievale
Per molti “Il gioco non vale la candela” è un modo di dire di origine medievale (del XVI secolo secondo altre fonti). A quei tempi era necessario usare candele o lampade ad olio per qualunque attività notturna. E il costo delle candele, specialmente per le classi sociali più basse, poteva diventare una spesa considerevole. Era quindi consuetudine, per i giocatori di carte, lasciare una piccola somma (o una candela) al proprietario della casa che li ospitava o all’oste della locanda.
Il modo di dire si diffuse rapidamente tra i giocatori d’azzardo. Inizio ad essere utilizzato per indicare partite in cui si era perso molto denaro. O in quelle partite nelle quali le vincite erano state così basse da non coprire nemmeno la piccola spesa lasciata per la candela.
L’origine religiosa
Secondo una diversa ipotesi, l’espressione “Il gioco non vale la candela” avrebbe origine dal mondo ecclesiastico. Alcuni fedeli, quando si recano in chiesa, sono abituati ad accendere un lumino in onore di un particolare santo. Questo per far sì che lui possa ascoltare ed esaudire le loro preghiere, e lo facevano anche in passato.
C’erano però beati di serie A, quelli che a quanto pare erano “attenti” e “realizzavano” quanto richiesto, e beati di serie B, che invece non “davano risposta” o comunque non “facevano granché”.
Per questi ultimi allora perché doversi prendere la briga di accendere una candela se tanto poi il più delle volte “rimanevano in silenzio” o facevano prodigi molto scialbi e solo di rado.
Il libro sui modi di dire
Questa e altre espressioni idiomatiche sono protagoniste all’interno del libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), opera scritta dal fondatore di Libreriamo Saro Trovato contenente ben 300 modi di dire catalogati per argomento, origine, storia, tema con un indice alfabetico per aiutare il lettore nella variegata e numerosa spiegazione delle frasi fatte. Un lavoro di ricerca per offrire al lettore un “dizionario” per un uso più consapevole e corretto del linguaggio.
Un “libro di società” perché permette di essere condiviso e di “giocare” da soli o in compagnia alla scoperta dell’origine e dell’uso corretto dei modi di dire che tutti i giorni utilizziamo. Un volume leggero che vuole sottolineare l’importanza delle espressioni idiomatiche. Molte di esse sono cadute nel dimenticatoio a causa del sempre più frequente utilizzo di espressioni straniere e anglicismi.