Una frase di Simone de Beauvoir da dedicare per la Festa della Donna

6 Marzo 2025

Leggiamo questa citazione di Simone de Beauvoir tratta dal suo saggio "Il secondo sesso" in cui cerca di scardinare i beceri stereotipi di genere.

Una frase di Simone de Beauvoir da dedicare per la Festa della Donna

Simone de Beauvoir, con il suo saggio “Il secondo sesso” (1949), ha dato una delle analisi più profonde e radicali della condizione femminile nella storia della filosofia e del femminismo. La citazione in esame offre uno spaccato della sua visione sullo status della donna nella società patriarcale, mettendo in luce le specificità della sua oppressione rispetto ad altre forme di discriminazione sociale.

Le donne non hanno un passato, una storia, una religione, non hanno come i proletari una solidarietà di lavoro e di interessi, tra loro non c’è neanche quella promiscuità nello spazio che fa dei negri d’America, degli ebrei dei ghetti, degli operai di Saint-Denis o delle officine Renault una comunità. Le donne vivono disperse in mezzo agli uomini, legate ad alcuni uomini – padre o marito – più strettamente che alle altre donne; e ciò per i vincoli creati dalla casa, dal lavoro, dagli interessi economici, dalla condizione sociale.

Le borghesi sono solidali coi borghesi e non colle donne proletarie; le bianche con gli uomini bianchi e non colle donne negre. Il proletariato può prefiggersi il massacro della classe dirigente; un ebreo, un negro fanatici potrebbero sognare di trafugare il segreto della bomba atomica e di fare un’umanità tutta ebrea o tutta negra: neanche in sogno la donna può sterminare i maschi. Il legame che la unisce ai suoi oppressori non si può paragonare ad alcun altro. La divisione dei sessi è un dato biologico, non un momento della storia umana.

La loro opposizione si è delineata entro un mitsein originale e non è stata infranta. La coppia è un’unità fondamentale le cui metà sono connesse indissolubilmente l’una all’altra. Nessuna frattura della società in sessi è possibile. Ecco ciò che essenzialmente definisce la donna: essa è l’Altro nel seno di una totalità, i cui due termini sono indispensabili l’uno all’altro.

Simone de Beauvoir, un’intellettuale che sopravanza i tempi

Il punto centrale della riflessione di Beauvoir è che le donne non hanno una storia collettiva come classe sociale o gruppo etnico: non hanno una narrazione unificante, non condividono una cultura che le abbia rese un soggetto storico compatto, capace di lottare come una comunità. Al contrario, vivono disperse tra gli uomini e sono legate a questi più che alle altre donne. Questo crea una situazione unica: mentre il proletariato può unirsi contro la classe dominante e le minoranze etniche possono organizzarsi per lottare contro l’oppressione, le donne non possono immaginare una società senza uomini. La divisione tra i sessi, a differenza di quella tra classi sociali o gruppi etnici, è un fatto biologico prima ancora che storico.

Beauvoir sottolinea quindi che il legame tra uomini e donne è indissolubile: non si può concepire un mondo senza l’altro sesso. Questo dato biologico, però, è stato trasformato in un dato culturale attraverso una costruzione sociale che ha visto la donna come “l’Altro” rispetto all’Uomo, il soggetto dominante. La filosofa francese riprende e amplia la nozione hegeliana di dialettica servo-padrone: mentre in altre lotte di oppressione l’oppressore può essere abbattuto e sostituito, la donna non può semplicemente eliminare il suo oppressore, poiché l’umanità stessa si basa sulla complementarietà dei sessi.

La sua analisi svela come il patriarcato si sia storicamente mantenuto inalterato proprio grazie a questa divisione e alla mancanza di una coscienza collettiva femminile. Le donne, diversamente dagli operai, dagli ebrei o dai neri d’America, non condividono un’esperienza unificante di classe o di razza, ma sono frammentate secondo criteri di appartenenza sociale ed economica. Una donna borghese si identifica più con il proprio marito, un uomo borghese, che con una donna proletaria; le donne bianche condividono interessi con gli uomini bianchi piuttosto che con le donne nere.

Quanto è attuale il messaggio di Simone de Beauvoir

Questa riflessione è di straordinaria attualità. Ancora oggi, il femminismo incontra difficoltà nel trovare una linea comune che unisca le donne al di là delle differenze di classe, razza e nazionalità. Il femminismo intersezionale ha cercato di rispondere a questa sfida, riconoscendo che l’oppressione femminile si intreccia con altre forme di discriminazione, ma il problema individuato da Beauvoir rimane centrale: le donne faticano a riconoscersi come un gruppo unito proprio perché l’intera struttura sociale le ha sempre frammentate e divise.

Inoltre, la questione della “alterità” femminile continua a essere un nodo cruciale. La donna non è considerata un soggetto autonomo, ma un’entità definita in relazione all’uomo. Questo si riflette in molteplici aspetti della vita quotidiana: nella rappresentazione delle donne nei media, nelle aspettative sociali che gravano su di loro, nella divisione del lavoro domestico e nella disparità economica. Anche nei paesi più avanzati, le donne sono ancora viste come l'”Altro”, il complemento necessario all’uomo, ma non un individuo pienamente indipendente e autosufficiente.

Beauvoir, con la sua opera, non si limita a descrivere questa situazione, ma invita alla liberazione attraverso la presa di coscienza. Solo riconoscendo la propria condizione e rifiutando il ruolo imposto dalla società patriarcale, le donne possono diventare soggetti autonomi e autodeterminati. La lotta femminista deve quindi essere non solo una battaglia per i diritti, ma anche un cambiamento profondo della mentalità e delle strutture sociali.

In conclusione, la citazione di Simone de Beauvoir rappresenta una sintesi straordinaria della specificità dell’oppressione femminile. La donna, a differenza di altre categorie oppresse, è legata al suo oppressore da una relazione intima e indissolubile, che rende difficile la formazione di una coscienza collettiva. Tuttavia, come la filosofa ci insegna, la consapevolezza di questa condizione è il primo passo verso la liberazione. La sfida del femminismo contemporaneo resta quella di costruire una solidarietà tra donne che superi le barriere di classe, razza e nazionalità, per affermare finalmente la donna come soggetto e non più come “Altro”.

 

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