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“Settembre” (1927) di Hermann Hesse, incredibile poesia sulla fine dell’estate e della vita

Scopri la malinconia di "Settembre" poesia di Hermann Hesse che è una metafora della fine della vita.

Settembre di Hermann Hesse è una poesia malinconica che ci fa entrare nell’atmosfera del mese che segna la fine all’estate.

Lo scrittore tedesco fa scorrere una dietro l’altra le immagini della pioggia di fine estate, annunciando l’arrivo del fresco autunnale, attraverso la maestria dei suoi versi.

Una poesia che diventa metafora dell’ingresso nell’età più avanza. Si lascia l’estate, simbolo dell’età in cui ci si sente vitali e forti, per entrare nella fresca e malinconica età in cui ci si inizia ad appassire.

La poesia fu scritta da un cinquantenne Hermann Hesse (1877 – 1962), il 23 settembre del 1927, probabilmente in Ticino (Svizzera) dove visse e lavorò dal 1919 fino alla fine della sua vita.

per condividere le emozioni di un uomo maturo che inizia a lasciare l’estate della vita, per affrontare l’autunno dell’esistenza.

Ma leggiamo i versi di questa malinconica e stupenda poesia di Hermann Hesse per apprezzarne la sensibilità.

Settembre di Hermann Hesse

Triste il giardino,
cade la fresca pioggia sui fiori
L’Estate trema
tranquillamente verso la fine.

Gocciola una dopo l’altra una foglia d’oro
giù dalla grande acacia.
L’estate sorride con stupore e nostalgia
nel sogno del Giardino morente.

S’attarda tra le rose,
Si ferma desiderosa di pace;
Lentamente chiude i suoi [grandi] occhi pesanti di stanchezza.

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September, Hermann Hesse

Der Garten trauert,
kühl sinkt in die Blumen der Regen.
Der Sommer schauert
still seinem Ende entgegen.

Golden tropft Blatt um Blatt
nieder vom hohen Akazienbaum.
Sommer lächelt erstaunt und matt
in den sterbenden Gartentraum.

Lange noch bei den Rosen
bleibt er stehn, seht sich nach Ruh.
Langsam tut er die großen,
müdgewordenen Augen zu.

Hermann Hesse dipinge un affresco della vita che passa

Ai cinquant’anni capita sempre di avvertire una malinconica crisi. Hermann Hesse quel 23 settembre del 1927 cercò di rappresentare, con questa magica poesia, le emozioni che offre la fine dell’estate e l’autunno che arriva.

Hesse ci offre un affresco riuscendo a dipingere con i suoi versi una meravigliosa rappresentazione della natura di tarda estate.

L’autore personifica la figura dell’Estate, un processo poetico che tende ad offrire umanità alla natura e agli animali. Usa aggettivi e verbi adatti alla descrizione di persone, se leggiamo bene i versi della lirica.

Hermann Hesse  riesce a proiettarci in un giardino con le rose ancora in fiore. Le rose sono i fiori che, nonostante la loro nobile delicatezza, fioriscono più a lungo in giardino, a volte fino a novembre inoltrato.

Solo quando la temperatura scende davvero più a lungo sotto lo zero, le rose appassiscono definitivamente.

Ci offre una spettacolare rappresentazione del giardino, con la pioggia che cade sui fiori e lentamente tocca il terreno, “Gocciola una dopo l’altra una foglia d’oro con le sue gocce”. C’è armonia in tutto questo e allo stesso tempo una straziante malinconia.

Quella pace segna l’arrivo della vita che accompagna verso la fine dell’esistere.

Hermann Hesse ci offre questo concetto attraverso una splendida metafora “L’estate sorride con stupore e nostalgia/nel sogno del Giardino morente.”

Nell’ultima strofa lo scrittore tedesco rende evidente il passaggio da una stagione della vita all’altra.

S’attarda tra le rose,
Si ferma desiderosa di pace;
Lentamente chiude i suoi [grandi] occhi pesanti di stanchezza.

La stanchezza tipica della vita più adulta è rappresentata proprio dal fiorire delle rose fino all’arrivo dell’inverno. È come se l’Estate stazioni in quel roseto del giardino attendendo definitivamente la fine della vita.

Quel giardino quindi per Hermann Hesse è la rappresentazione dell’esistenza di ogni individuo. Fin quando è estate tutto è rigoglioso, pieno di vita e di colore.

Ma, con l’arrivo di quella pioggia di fine state tutto diventa più lento e grigio. Il giardino si prepara alla morte dell’inverno, cercando di resistere all’autunno in funzione del freddo e della pioggia, che danno il senso della morte.

Un viaggio introspettivo nella coscienza di Hermann Hesse

L’estate è tempo di raccolto. Verso la fine dell’estate, l’autunno si annuncia con notti fresche e nebbia precoce. Ciò che fino alla stagione calda si muoveva verso l’esterno, ora inizia a rivolgersi verso l’interno.

Questo movimento verso l’esterno si è fermato nei giorni di caldo torrido.

Ma così come ogni pianta fiorisce, ora torna a casa nel regno del riposo. Dopo l’attività, tutto desidera la pace interiore.

Il punto più alto è stato superato, il frutto è stato raccolto e ora può essere assaporato in uno stato di riposo. Il silenzio si diffonde sulla natura in preparazione alla morte.

La vista diventa sempre più chiara, mentre alberi e cespugli si liberano delle foglie per non ostruire la visuale.

L’uomo ora vede più lontano e senza ostacoli alla sua esistenza. La natura si inverte, il calore esterno si sposta verso l’interno ed emerge il freddo.

Settembre di Hermann Hesse musicata da Richard Strauss

Richard Strauss (1864-1949) mise in musica questa splendida poesia il 20 settembre 1948 a Montreux, in Svizzera.

È una delle ultime quattro canzoni di Richard Strauss, in cui il musicista tedesco vuole creare in musica un confronto con l’autunno della vita, l’avvicinarsi della morte e l’orrore recente della Seconda guerra mondiale.

Richard Strauss e sua moglie si recarono ripetutamente in Svizzera dopo la fine della Seconda guerra mondiale, anche per soggiorni termali, dato che lui era in cattive condizioni di salute.

L’incontro con Hermann Hesse avvenne per caso in un albergo svizzero. Strauss apprezzava molto la letteratura e la poesia di Hesse. Al punto che delle ultime quattro canzoni del

Così settembre diventò anche un’opera musicale.

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