Leggere i grandi autori dei libri aiuta sempre, permette di migliorarsi. Ogni pagina di un libro è energia pulita per la mente. Soprattutto, se scegli di leggere uno scrittore come Fëdor Dostoevskij, il cervello attiva i neuroni e l’anima sprigiona le sue emozioni. Scoprire cosa significhi la fratellanza, cosa s’intende per essere fratelli è qualcosa di molto importante per qualsiasi essere umano. Basta una semplice frase a far illuminare la mente e donare energia allo spirito:
“Finché tu non ti sarai fatto realmente fratello ad ognuno, non s’instaurerà la fratellanza.”
La frase è tratta dal capitolo Un monaco russo del libro I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij pubblicato per la prima volta nel 1879. La prima edizione italiana è del 1901.
La fratellanza si raggiunge solo rinunciando all’isolamento
A pronunciare la frase è il “Visitatore misterioso” che dialoga con il giovane “starec Zosima” nella seconda sezione del capitolo, che prende il titolo Vita del defunto nel Signore ieroschimonaco starec Zosima, composta secondo le sue proprie parole da Aleksej Fëdorovič Karamazov.
Questa sezione del libro ci riserva messaggi di altissima qualità, il racconto della conversione di Zosima da soldato a monaco sottolinea l’importanza del perdono e della fratellanza quale principio essenziale per poter vivere il “paradiso”, non quello dei sogni ma quello reale.
Prima ancora che si arrivi all’incontro con il Visitatore misterioso, il giovane Zosima durante un duello, colto da un’illuminazione interiore, rinuncia a “sparare” al suo avversario chiedendogli appunto il “perdono” per il danno procuratogli.
Lui soldato che chiede perdono al suo duellante reca offesa all’intero reggimento di appartenenza, ma non importa lui ha già chiesto il congedo proprio perché non vuole in nessun modo procurare offesa o violenza a nessuno.
Il paradiso non va ricercato nei sogni, ma è la vita che ci circonda
La conversione genera prima l’ilarità dei colleghi e di molte altre persone colpite dal gesto di Zosima. Ma, le sue parole iniziano a conquistare l’attenzione di sempre più abitanti di Pietroburgo, i quali iniziano ad aprire le porte di case per sentire parlare il giovane soldato in attesa di congedo.
Questa parte del libro regala una serie di frasi e dialoghi meravigliosi che Zosima dona ai suoi ascoltatori:
“la vita è un paradiso, e tutti siamo in un paradiso, ma non vogliamo riconoscerlo: ché se avessimo volontà di riconoscerlo, domani stesso s’instaurerebbe in tutto il mondo il paradiso”
“girate intorno lo sguardo ai doni di Dio: questo cielo limpido, quest’aria pura, quest’erba tenera, questi uccellini: la natura è cosí bella e innocente, mentre noi, noi soli, siamo lontani da Dio e siamo stupidi e non comprendiamo che la vita è un paradiso, giacché basterebbe che noi lo si volesse comprendere, e subito quello s’instaurerebbe in tutta la sua bellezza, e noi ci abbracceremmo e romperemmo in lacrime…”
Ma, tutto diventa ancora più profondo e intenso quando Zosima inizia ad incontrare nella sua casa il Visitatore sconosciuto, il quale lo convince a credere ancora di più nel valore delle cose che dice, guidandolo a credere che la vita terrena possa essere il “Paradiso”.
“Il paradiso, – continuava egli, – sta annidato in ciascuno di noi: ecco qui, anche in me sta nascosto, e, purché io volessi, domani stesso s’instaurerebbe per me in modo effettivo, e per tutto il corso della mia vita.”
“E che poi ciascun uomo sia per tutti colpevole, indipendentemente dai peccati suoi, è questa una conclusione a cui siete giunto in modo giustissimo, ed è anzi sorprendente come di colpo voi abbiate potuto abbracciare in tutta la sua estensione un concetto simile. E in verità si può sperare che quando gli uomini intenderanno questo concetto, s’instaurerà fra essi il regno dei cieli non già come un sogno, ma come una realtà effettiva.
“questo sogno, come voi lo chiamate, si avvererà, credeteci pure: ma non sarà già adesso, poiché ogni avvenimento ha la sua legge. Si tratta d’un fatto spirituale, psicologico. Per rifare a nuovo il mondo, bisogna che gli uomini stessi, nella sfera psichica, compiano un rivolgimento in una nuova direzione. Finché tu non ti sarai fatto realmente fratello ad ognuno, non s’instaurerà la fratellanza.”
Ecco svelato il concetto vero di “fratellanza” che Fëdor Dostoevskij vuole condividere da un punto di vista filosofico.
Il vero nemico della fratellanza è l’isolamento
Dostoevskij evidenzia non solo la necessaria unione delle persone, ma sottolinea che bisogna rinunciare nei rapporti con gli altri all’egoismo e all’utilitarismo.
“Giammai, con l’aiuto di nessuna scienza e sotto la spinta di nessun interesse, gli uomini non riusciranno a dividersi fra loro rettamente i propri beni e i propri diritti. Sempre ciascuno crederà d’aver poco, e sempre mormoreranno, s’invidieranno e si massacreranno l’un l’altro.”
Perché possano nascere rapporti, relazioni davvero basate sulla fratellanza il Visitatore misterioso sottolinea che è necessario eliminare l’attitudine all’isolamento del genere umano.
“Voi chiedete quando quello si avvererà. Si avvererà, ma prima deve concludersi il periodo dell’umano isolamento. – Di quale isolamento intendete parlare? – domandai io. – Ma di quello che ora regna dovunque, e soprattutto nel nostro secolo, sebbene non abbia ancora raggiunto il suo culmine, e non ne sia scaduto il termine. Infatti ciascuno tende ora a isolare il più possibile la propria persona, cerca di sperimentare in se stesso la pienezza della vita: e intanto, dà tutti i suoi sforzi, risulta, non già una pienezza di vita, ma nient’altro che un pieno suicidio, giacché, in luogo d’una piena determinazione del proprio essere, si va a cadere nel più totale isolamento.”
Le parole che leggiamo sono davvero magiche, fanno capire ancora oggi la grandezza de I fratelli Karamazov e del suo autore. Secondo lo scrittore russo, non esiste altra via per vivere in un mondo giusto e sano, se non rinunciare all’isolamento che ogni uomo cerca di creare per soddisfare il suo egoismo, il suo essere.
Finché ogni uomo non avrà preso coscienza del bene che potrebbe condividere con un altro suo simile, nulla cambierà in meglio, anzi si rischia il suicidio sociale.
Bisogna aprirsi realmente al prossimo, nella consapevolezza che riconoscere il prossimo come se stessi è l’unica via per trovare la gioia e la felicità. Altrimenti, il “Paradiso terreno” sarà una mera illusione.
L’epoca citata da Dostoevskij equivale a ciò che stiamo vivendo oggi, dove i muri, i confini, le barriere, l’isolamento culturale e individuale stanno diventando il modo di pensare e agire prevalente. Non ci sarà mai nessuna fratellanza e nessuna felicità in un mondo diviso.
Scegliere sempre di più come riferimento delle proprie relazioni e confronti la via mediata o artificiale imposta sempre più dalla tecnologia finirà inevitabilmente per uccidere la felicità umana, proprio perché l’isolamento dagli altri esseri umani non permette di realizzare la fratellanza umana universale.
È assolutamente necessario che ciascuno di noi faccia anche un piccolo gesto per il proprio prossimo, affinché il bene possa rivelarsi.
Fëdor Dostoevskij ci stimola ad avere tutti un obiettivo importante. Proprio alla fine de “I fratelli Karamazov”, Alëša, il più piccolo dei fratelli, felice, stringe amicizia con alcuni ragazzini e propone:
“Su, andiamo! Ecco e camminiamo così, tenendoci per mano!”
Se imparassimo tutti a camminare insieme, “tenendoci per mano”, non solo avremmo realizzato appieno il senso della frase di Dostoevskij, ma avremmo anche un’opportunità in più per salvarci dalla violenza e dall’ingiustizia che ci circondano.