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La coscienza dell’ansia, Daria Bignardi dialoga con Italo Svevo

"La coscienza dell'ansia", Daria Bignardi si racconta a teatro, dialogando con i suoi libri e i grandi scrittori Italo Svevo, Aldo Busi e Elio Vittorini...

MILANO – Venerdì 25 gennaio al Mare Culturale Urbano, il centro sociale di produzione artistica milanese, Daria Bignardi ha messo in scena il suo spettacolo La coscienza dell’ansia, uno spettacolo in cui la giornalista e autrice di libri si muove tra gli aneddoti inediti della sua vita, le storie narrate nei suoi libri, la Coscienza di Zeno di Italo Svevo, Seminario sulla gioventù di Aldo Busi e Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini.

“Tutto quello che ho fatto lo devo all’ansia di mia madre”

Lo spettacolo inizia qui, in un ambiente gremito di gente, ma allo stesso accogliente e intimo, nel Mare Culturale Urbano, centro di produzione artistica che si è insediato nella zona ovest di Milano per costruire un nuovo modello di sviluppo territoriale delle periferie. Sul palco canta FLO, una delle personalità più interessanti ed eclettiche del panorama musicale italiano degli ultimi anni, accompagnata dalla musica di Michele Maione. Lo spettacolo inizia: Daria Bignardi legge delle pagine de Non vi lascerò soli, esordio letterario della scrittrice risalente a dieci anni prima, nel lontano 2009. Il libro è la storia della sua famiglia, in cui particolare rilievo è dato alla figura della madre, che a causa della sua ansia le impedì di frequentare l’asilo, casomai venisse contagiata da malattie, o che non la faceva uscire a Ferrara nei freddi pomeriggi nebbiosi. Quindi la piccola Daria trascorreva i suoi pomeriggi leggendo tantissimi libri, che in seguito comincerà a scrivere, e bevendo tè accompagnati da biscotti Trescor. È proprio grazie a questa ansia materna che Daria Bignardi è diventata una persona ansiosa, ma allo stesso tempo è diventata una giornalista e scrittrice di successo.

L’ansia come filo rosso tra Storia della mia ansia e La coscienza di Zeno

Uno dei libri che più hanno colpito l’immaginario della Bignardi è sicuramente La coscienza di Zeno. Infatti la scrittrice si rivede in Zeno Cosini, il protagonista di questo intramontabile classico della letteratura. Zeno è ansioso, ipocondriaco, pieno di sensi di colpa, dai pensieri politicamente scorretti, che vuole divertirsi. È l’emblema dell’uomo contemporaneo, scorretto, pieno di desideri e pieno di dubbi e non a caso La coscienza di Zeno è il primo romanzo italiano a tener conto della psicanalisi freudiana, grazie alla quale si scopre un uomo che deve lottare con le proprie angosce, con le proprie sofferenze, con i propri dubbi e sentimenti irrisolti; l’uomo ha due mondi, ossia quello del conscio e quello dell’inconscio, che è misterioso e pieno di ombre. Inoltre è l’antieroe per eccellenza, in netta contrapposizione con l’ideale di uomo fascista, che invece si mostra tutto d’un pezzo, sicuro e forte. Zeno è malato e debole, ma la sua vera malattia, che poi si rivelerà essere la cura stessa, è la scrittura: Zeno Cosini si salva grazie alla parola e non grazie alle cure mediche o al matrimonio. È più importante scrivere che vivere, sembra dirci il protagonista.
Lea, la protagonista di Storia della mia ansia, prende molto dall’autrice in fatto di ansia, che ha ereditato dalla madre. È insicura e debole e proprio come Zeno Cosini soffre di dipendenza: è dipendente dall’uomo che ama e che la fa soffrire invece che staccarsene e continuare con la sua vita. E chi non soffre di una dipendenza? L’uomo moderno è pieno di dipendenze e di ansie, che sia quella del fumo o quella d’amore.

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