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Ecco perché Stanlio e Ollio ci fanno ridere ancora oggi

Cerchiamo di capire perché Stanlio e Ollio ci fanno ridere ancora oggi insieme a Gabriele Gimmelli, redattore di Doppiozero e collaboratore di Filmidee.

MILANO – Stan Laurel e Oliver Hardy si incontrano per la prima volta nel 1921 sul set di “Cane fortunato”. Nel film Stan è un poveraccio e pasticcione giramondo che viene pedinato da Oliver, un bandito corpulento e goffo. È forse questo l’atto di nascita di una delle coppie comiche più amate di sempre. In Italia sono conosciuti col nome di Stanlio e Ollio e nonostante la scarsa qualità delle immagini delle loro pellicole sanno ancora farci ridere di gusto. Cerchiamo di capire perché insieme a Gabriele Gimmelli, redattore di “Doppiozero” e collaboratore di “Filmidee“.

UNA CERTA AUTOREVOLEZZA – “Il grande comico francese Pierre Etaix diceva che per ridere basta guardarli – racconta Gabriele – senza che loro facciano nulla”. A divertirci è prima di tutto il piacere visivo che proviamo nel guardare la coppia. “Credo che posseggano una sorta di autorevolezza della risata, e sono d’accordo con Etaix: basta guardarli per ridere, per lo stesso motivo per cui se vediamo Buster Keaton di spalle o il volto di Totò già ridiamo”. Una comicità, quindi, fatta prima di tutto di volti e silenzi.

L’IMPORTANZA DEI SILENZI – Nella comicità i silenzi sono fondamentali, eppure, “per quanto stai lì col cronometro a misurare, a soppesare, sfuggono alla misurabilità”, racconta Gimmelli. “Il tempo comico è qualcosa che non puoi cronometrare, è qualcosa che avverti e che il comico riesce ad avvertire prima ancora di te”. “Carlo Croccolo – ricorda il redattore di “Doppiozero” – diceva che bisogna essere abbastanza lenti da far capire ma non abbastanza da far prevedere”, cosa che in Stanlio e Ollio è particolarmente evidente. “A Laurel e Hardy non interessava tanto divertire con una serie di shock visivi, ma lavoravano molto sull’attesa di qualcosa che già sai che ti farà ridere, aggiungendo poi alla fine un gesto che non potevi aspettarti”.

LAUREL E HARDY OGGI – Sono passati quasi cento anni dal loro debutto nel cinema eppure sono ancora in grado di farci ridere, nonostante siano cambiati nel corso dei decenni i nostri gusti in fatto di comicità, come dimostrano tanti dei recenti programmi televisivi. “Penso che tutti i grandi comici, da Stan Laurel a Totò, ci riportino sempre al mondo che abbiamo conosciuto da bambini, quando ci impiastricciavamo le mani con la marmellata o con i colori a tempera e giocavamo nel fango”. A quell’età, insomma, in cui pensavamo che essere adulti significasse poter fare tutto e l’unica responsabilità che portavamo sulle spalle era quella di finire tutta la pasta che avevamo nel piatto. “Questi grandi comici – racconta Gabriele Gimmelli – ci riportano a un mondo di incosapevolezza e di inscoscienza, un mondo che diverte e inquieta allo stesso tempo, perché ci ricorda di quanto convenzionali, banali e preordinate siano le regole del mondo in cui viviamo”.

 

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