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La Divina Commedia recitata dai ragazzi dello slum di Nairobi

140 ragazzi di Kibera, il più grande slum di Nairobi, hanno messo in scena la Divina Commedia di Dante guidati dal regista Marco Martinelli

MILANO – Kibera , ironia della sorte, significa “selva” in swahili. E Kibera, lo sterminato slum alle periferie della capitale del Kenia, ricorda proprio la selva oscura dell’Inferno di Dante, all’inizio del suo percorso verso la redenzione.  Una baraccopoli di case di lamiera, sistemazioni di fortuna tirate su in mezzo al fango delle strade non battute, senza servizi igienici, acqua potabile o elettricità. Ma, dentro questo inferno, è accaduto qualcosa di impensabile: 140 ragazzi tra gli otto e i diciotto anni hanno invaso le strade dello slum, cantando e recitando i versi del Sommo Poeta, grazie a un progetto del regista Marco Martinelli in collaborazione con la ONG Avsi.

Il progetto

Nato l’anno scorso da un’idea di Riccardo Bonacina, direttore di Vita, e Avsi, il progetto ha coinvolto i ragazzi di quattro  scuole di Nairobi, Little Prince, Urafiki, Cardinal Otunga e Ushirika, che con l’aiuto del regista Marco Martinelli e dell’attrice Laura Redaelli hanno messo in scena un adattamento teatrale della Divina Commedia intitolata Il cielo di Kibera. Non è la prima volta che Martinelli si dedica a progetti con i ragazzi: da anni porta il teatro agli adolescenti di zone depresse attraverso il progetto “Non-scuola”, utilizzando i classici come punto di partenza per mettere a tema le loro paure e speranze. Sì, perché i ragazzi hanno messo in scena il loro personale inferno, quello che costituisce la loro vita quotidiana. Alle fiere che aggrediscono Dante sul limitare della selva, i ragazzi aggiungono il serpente e la iena, e nei gironi infernali li attendono gli spacciatori, i violentatori, coloro che fanno male ai bambini, i genitori che abbandonano i figli. È così che un classico rimane vivo, quando può parlare a tutti, a secoli e chilometri di distanza. Beatrice e Virgilio conducono Dante fuori dall’Inferno, sulle note della sinfonia n.5 di Mahler suonate da un ragazzo al flauto traverso, declamando versi della Commedia, ma anche di Majakovsky, Emily Dickinson e del poeta africano Raimond Mgeni. Sul muro del cortile della scuola Little Prince campeggiano i versi finali del Paradiso, «The love who moves the sun and the other stars», l’amor che move il sole e l’altre stelle.

 

Per i ragazzi, un’occasione unica di bellezza all’interno di un mondo che di bello ha ben poco. Molti di loro non escono mai dallo slum e frequentano lì la scuola, trascorrono i pomeriggi a sniffare colla e cercare cibo tra i rifiuti. Eppure, i ragazzi si sono subito identificati con l’opera di Dante, e l’hanno messa in scena con entusiasmo e passione.  «Nello slum non c’è solo bisogno di pane, di lavoro, di scuola» commenta Giampaolo Silvestri, il segretario generale Avsi. «C’è desiderio di bellezza, di una conoscenza che spalanchi lo sguardo e la creatività, condizione prima perché ogni progetto di sviluppo si avvii e riesca con successo. È ciò che in questi anni abbiamo promosso nelle 37 scuole che sosteniamo e il percorso fatto da Martinelli ha esaltato in un momento di straordinaria bellezza che è stato capace di uscire dalle scuole per diventare segno visibile a tutti. Alla fine è stata una messa in vita tra le più sorprendenti che abbia fatto in tutti questi anni».

Via Vita

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