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La lettera d’amore di Goethe a Lotte von Stein

MILANO –   Goethe scrisse fino al 1786, quando parte in gran segreto dalla residenza del suo mecenate, il duca Carlo Augusto di Sassonia-Weimar, marito proprio di Charlotte. Un amore assolutamente platonico. Le lettere sono un frammento importante per ricostruire la vita intellettuale dello scrittore tedesco, e i commentatori hanno sempre visto nell’ambiguità di un’amicizia amorosa il motivo per il quale, ad un certo punto, Goethe senta il bisogno di abbandonare il suo Paese. Leggiamo insieme la lettera tratta dal forum Pensieri Riflessi.

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Le mie lettere ti avranno detto quanto io mi senta solo. Non mangio a corte, vedo poca gente, me ne vado a passeggiare solo e in ogni bel punto desidero di essere con te. Non posso fare a meno di amarti, anche più di quello che dovrei, e tanto più felice sarò quando ti rivedrò. Ti sento sempre più vicina a me, la tua presenza non mi lascia mai. In te ho trovato la misura per tutte le donne, anzi per tutti gli esseri umani: attraverso il tuo amore, la misura per la sorte di ognuno.

Non è che esso mi offuschi il resto del mondo, anzi direi piuttosto che me lo schiarisce tutto quanto, e mi rende possibile di vedere nettamente come sono gli uomini, cosa pensano, cosa desiderano, cosa fanno e godono: a ognuno concedo il suo, e dentro di me mi rallegro del fatto di possedere, io, un tesoro cosi indistruttibile.

A te succede nella tua economia domestica quel che talora succede a me negli affari: non si vedono le cose, solo perché non ci si vuole fermare sopra gli occhi, e solo quando le circostanze appaiono chiare, anche le cose assumono un interesse. Poiché l’uomo si compiace sempre di agire direttamente e se è ben animato, ama mettere in ordine, disporre ogni cosa, aumentare il silenzioso dominio della giustizia.

Penso di portare con me Weimar il cranio dell’elefante. […] Friz è buono e contento. Senza che se ne accorga, viene introdotto nel mondo e, senza saperlo, impara a conoscerlo. Tutto lo diverte: ieri gli feci leggere le suppliche e poi me le feci riferire. Moriva dalle risa e non riusciva a credere che ci fosse gente in cosi cattive condizioni, come appariva da quelle lettere.Amore mio.

Addio mille volte amata.

G.

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