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“Ma loro non cambiano…” Il discorso di Rosaria Costa al funerale del marito

Le parole che Rosaria Costa pronunciò ai funerali del marito, di Falcone, di Morvillo e del resto della scorta fecero presto il giro dei notiziari per la disperazione ma anche lucidità che ne traspariva

Il toccante discorso di Rosaria Costa al funerale del marito. Il 23 maggio si celebra la giornata della legalità in occasione dell’anniversario della strage di Capaci del 1992. Oltre al giudice Giovanni Falcone, morirono altre quattro persone: la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.

Legato a quest’ultimo, fece commuovere tutti le parole che la moglie, Rosaria Costa, pronunciò ai funerali del marito, di Falcone, di Morvillo e del resto della scorta.

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La strage di Capaci

Vito Schifani era al volante della prima delle auto che riaccompagnavano il magistrato Falcone, appena atterrato a Punta Raisi da Roma, a Palermo. Al suo fianco si trovava l’agente scelto Antonio Montinaro, mentre sul sedile posteriore l’agente Rocco Dicillo.

Falcone guidava la Croma bianca che li seguiva, insieme alla moglie Francesca Morvillo e, sul sedile posteriore, l’autista Giuseppe Costanza. Nell’esplosione, avvenuta sull’Autostrada A29 all’altezza dello svincolo per Capaci, i tre agenti morirono sul colpo, dato che la loro Croma marrone fu quella investita con più violenza dalla deflagrazione.

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Vito Schifani aveva 27 anni e lasciò la moglie Rosaria Costa, 22 anni, e un figlio di appena 4 mesi. Quando, nella camera ardente allestita a Palazzo di Giustizia a Palermo, il Presidente del Senato Spadolini si avvicinò alla vedova, lei gli disse: “Presidente, io voglio sentire una sola parola: lo vendicheremo. Se non puoi dirmela, presidente, non voglio sentire nulla, neanche una parola.”

Il discorso della moglie Rosaria Costa

Ma furono le parole che Rosaria Costa pronunciò ai funerali del marito, di Falcone, di Morvillo e del resto della scorta che fecero presto il giro del mondo. Un discorso denso di umanità e sofferenza, capaci di ben delineare l’angoscia e la disillusione che lei come altri palermitani vivevano da anni, e che ha raggiunto il culmine per la sfortunata donna con la morte del marito Vito Schifani. Ecco il suo discorso durante la messa.

“Io, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani mio, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato…, chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso.

Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare…

Ma loro non cambiano… […] …loro non vogliono cambiare…

Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue, troppo sangue, di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l’amore per tutti. Non c’è amore, non ce n’è amore…”

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