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Aborto, il pensiero di Oriana Fallaci su una questione ancora irrisolta

Si riaccende in queste ore il dibattito sull'aborto dopo che in America la Corte Suprema ha deciso che l’aborto non è più un diritto costituzionale negli Stati Uniti. Vi riproponiamo per l'occasione il pensiero di Oriana Fallaci

Si riaccende a livello internazionale il dibattito sull’aborto dopo che in America la Corte Suprema, con la decisione del 24 giugno 2022, ha deciso che l’aborto non è più un diritto costituzionale negli Stati Uniti. In Italia, il 22 maggio del 1978 fu approvata la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza (legge n. 194/78) sull’aborto. All’interno del programma “A Z, un fatto come e perché”, del 1976, Oriana Fallaci intervenne nel dibattito sull’aborto. Con un discorso breve quanto duro, la giornalista espresse la volontà di conferire alle donne pieni diritti sulle questioni che concernono la propria esistenza.

Oriana Fallacia sull’aborto

“Mi dispiace essere la prima donna a intervenire, ma la quarta a intervenire. qui si sta parlando un problema che riguarda principalmente le donne e, come al solito, il dibattito prende avvio da due uomini… Io mi auguro che stasera ognuno di noi dimentichi che l’aborto non è un gioco politico. Che a restare incinte siamo noi donne, che a partorire siamo noi donne, che a morire partorendo o abortendo siamo noi. E che la scelta tocca dunque a noi. A noi donne. E dobbiamo essere noi donne a prenderla, di volta in volta, di caso in caso, che a voi piaccia o meno. Tanto se non vi piace, siamo lo stesso noi a decidere. Lo abbiamo fatto per millenni. Abbiamo sfidato per millenni le vostre prediche, il vostro inferno, le vostre galere. Le sfideremo ancora.”

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Lettera a un bambino mai nato

Il libro è il tragico monologo di una donna che aspetta un figlio guardando alla maternità non come a un dovere ma come a una scelta personale e responsabile. Una donna di cui non si conosce né il nome né il volto né l’età né l’indirizzo: l’unico riferimento che viene dato per immaginarla è che vive nel nostro tempo, sola, indipendente e lavora.

Il monologo comincia nell’attimo in cui essa avverte d’essere incinta e si pone l’interrogativo angoscioso: basta volere un figlio per costringerlo alla vita? Piacerà nascere a lui? Nel tentativo di avere una risposta la donna spiega al bambino quali sono le realtà da subire entrando in un mondo dove la sopravvivenza è violenza, la libertà un sogno, l’amore una parola dal significato non chiaro. 

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