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Luce rubata al giorno, la famiglia è un edificio che non crolla

Emanuele Altissimo esordisce con "Luce rubata al giorno", il nuovo libro edito Bompiani. Romanzo familiare dalle emozioni vivide senza scadere nei cliché

MILANO – Ieri nella sede milanese di Bompiani si è tenuta la presentazione del libro d’esordio di Emanuele Altissimo, Luce rubata al giorno. Introdotto da Giulia Ichino, l’editor della narrativa della casa editrice, lo scrittore si racconta e parla del romanzo, delle fasi di scrittura, dell’ispirazione per scrivere, del suo amore per la lettura, di Wallace, di Dostoevskij e di letteratura americana. Il romanzo, scritto in prima persona, parla di una famiglia che nonostante nasconda un forte dolore, riesce a non crollare e a restare unita.

Un romanzo emozionante, senza essere strappalacrime

Come dice Giulia Ichino a inizio presentazione, tra gli anni ’90 e gli anni 2000 trovare uno scrittore esordiente, il giovane promettente, costituiva un vero e proprio caso editoriale, oggi invece succede che ottimi libri d’esordio rimangano invisibili per ragioni imperscrutabili. Emanuele Altissimo è il giovane promettente di casa Bompiani: torinese, proveniente dalla Scuola Holden, scrittura agile e dotata di forte carica emotiva, senza scadere nello strappalacrime, senza far leva sugli stereotipi. Una scrittura di una vivida emotività: la scena in cui Olmo, il ragazzino protagonista di tredici anni, costruisce un modellino e così facendo sospende le angosce e prova emozioni assolute liberatorie affascina perché è un meccanismo meno verbale e più concreto di approccio alla realtà.
L’emozione scorre in un tutto il romanzo: è la storia di due fratelli che vivono con il nonno, a causa della morte dei genitori, è la storia di una famiglia segnata dal dolore che i due fratelli hanno il coraggio di affrontare e di guardare in faccia. Per questo sono due giganti, sono personaggi di grandezza morale, affrontano i problemi senza nascondersi. Non a caso la prima proposta di titolo fu Giganti, che poi fu sostituito dal titolo che compare sulla copertina: Luce rubata al giorno è tratto da una frase del romanzo aggiunta all’ultimo ma di grande importanza perché si riferisce alla luce del perdono, altra tematica della storia.
La scrittura per Emanuele Altissimo è una cosa concreta e appunto la scelta lessicale è tattile, le parole si possono toccare, non bisogna esagerare in trucchetti per commuovere, ma bisogna raccontare la propria verità, come per altro sostiene David Foster Wallace, modello di riferimento per lo scrittore.

L’idea della tensione ammissibile

All’interno del romanzo ricorre il motivo dell’architettura collegata al tema della tensione ammissibileLa tensione ammissibile è, in ingegneria, il punto massimo di sforzo a cui si può sottoporre un edificio prima che crolli: l’edificio non collassa per l’urto perché tutti i pezzi collaborano, come in una famiglia. Le famiglie, come quella di Diego e Olmo, i protagonisti del romanzo, nonostante il dolore, la sofferenza e i problemi, vanno avanti e non crollano, perché i componenti decidono di superare le difficoltà e di restare uniti. È questo di cui si parla in Luce rubata al giorno: fino a che punto una famiglia può resistere al dolore?
Olmo costruisce il modellino dell’Empire State Building, simbolo di questa tensione ammissibile: nel 1945, un aereo statunitense andò a sbattere per errore contro l’edificio, ma l’edificio non crollò per l’incidente, ma anzi restò saldo e in equilibrio. L’idea dell’Empire State Building venne a Emanuele Altissimo dopo aver assistito a una lezione tenuta da Lia Piano, la figlia del noto architetto, nella Scuola Holden. Lo scrittore incuriosito incominciò a leggere Perché gli edifici cadono di Matthys Levy e Mario Salvadori, in cui appunto è riportato l’aneddoto dell’Empire.

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