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Walter Siti a Book Pride, “Abbiamo smesso di desiderare come prima”

Walter Siti e Francesco Pacifico dialogano su desiderio, consumismo e responsabilità in occasione di Book Pride 2019, la fiera dell'editoria indipendente

MILANO – A Book Pride quest’anno si parla di DESIDERIO. La fiera dell’editoria indipendente ha intitolato così l’edizione del 2019, che si sta svolgendo presso la Fabbrica del Vapore di Milano. Ogni giorno un fitto panel di incontri tra scrittori, artisti, critici ed editori, incentrati sul tema del desiderio in letteratura, ma non solo. (Vi abbiamo raccontato qui di Marco Malvaldi, che ha analizzato il desiderio di due personaggi iconici della letteratura, Barney Panovsky de “La versione di Barney” e Winston Smith di “1984).

Walter Siti e Francesco Pacifico dialogano sul tema del desiderio toccandolo da un punto di vista sociologico, familiare a Siti, che nei suoi romanzi ha spesso affrontato questo aspetto dell’animo umano, sia in termini di desiderio erotico del corpo, ma anche in termini di  desiderio sociale di consumo, di denaro, di apparenza. Il desiderio nei suoi romanzi diventa bisogno, necessità da soddisfare.

Io scrivo per essere uno. Nella mia vita sentivo una sproporzione tra la vita morigerata da professore universitario e le pulsioni che avevo dentro, desideri estremi e inconfessabili. E scrivere è stato il modo per affrontare questa dualità.

Da questo presupposto Walter Siti ha costruito i suoi romanzi, spesso oggetto di polemiche accese perché estremamente aperti nell’accogliere quei “desideri non addomesticabili”. Si parla di pedofilia, di sadomasochismo, di sessualità violenta e scabrosa. Si parla di un desiderio pervasivo e vorace, caratteristica intrinseca non solo del personaggio protagonista ma della stessa società in cui i personaggi sono inseriti.

«A partire dagli anni ottanta hanno cominciato a dirci che potevamo desiderare e ottenere tutto quello che volevamo, così, come se tutto fosse a portata di mano. Per vent’anni siamo stati immersi in un consumismo feroce, e c’era un effettivo parallelismo tra il desiderio di possesso degli oggetti e il desiderio di possesso dei corpi. Voglio tutto e tutti, subito».

Ora siamo nel 2019, e secondo Walter Siti le cose sono cambiate.«Nella società non c’è più tensione al desiderio infinito. Il consumismo feroce è diminuito, e io mi sento più solo, questa realtà mi somiglia di meno». Poco dopo però si ricrede: «Non è vero che non desideriamo più. Il desiderio di oggi è diventato un desiderio addomesticato, frustrato, organizzato per essere un desiderio a basso costo e di basso impatto».

Desideriamo di soppiatto, insomma, mentre la narrazione dei media enfatizza il tema del bisogno, della povertà, della mancanza di risorse. Ed è proprio questo che, secondo Siti, sta generando l’ondata di ritorno ai nazionalismi, alle chiusure e  alle barriere.

Ci avevano promesso che potevamo avere tutto, ma non è così. Il nostro desiderio è tradito, e si sfoga sull’impedire agli altri di ottenere quello che vogliono. Prima lo devo avere io, poi tu. “Prima gli italiani” è un esempio perfetto di questa mentalità. C’è tanta cattiveria in giro, tanto odio.

Si parla anche dello sciopero per il clima indetto dalla studentessa Greta Thunberg, che ha mobilitato più di 100 paesi e circa un milione di studenti in tutto il mondo. Anche qui, ribadisce Siti, è difficile pensare a un cambiamento effettivo delle cose. «La mobilitazione dei ragazzi è stata incredibile. Ma perché cambi qualcosa occorre ben altro, una rivoluzione radicale del modo in cui consumiamo. Vuol dire rinunciare all’avere tutto e subito, vuol dire imparare ad accontentarsi, essere più poveri. Vuol dire sostituire all’etica del desiderio di consumo l’etica della responsabilità. Siamo pronti per questo? Forse solo se ci sarà uno shock di portata globale, come una tragedia ambientale della forza d’impatto di Chernobyl potrà avere come risultato un cambiamento simile di mentalità. Saremo spaventati, e allora cambieremo.»

Vuol dire sostituire all’etica del desiderio di consumo l’etica della responsabilità. Siamo pronti per questo?

E la letteratura?

«La letteratura deve smetterla di seguire la cronaca». dice Walter Siti. «Basta fare l’eco dei giornalisti, e interessarsi solo di ciò che va di moda. Dobbiamo raccontare il basso continuo della vita, le pieghe della quotidianità, le contraddizioni della vita dell’uomo».  Anche perché, ricorda Francesco Pacifico, il libro è un particolare oggetto del desiderio. I libri sono qualcosa che ci può cambiare nel profondo: quando abbiamo finito di leggere un libro, siamo diversi da prima, siamo in un punto d’arrivo diverso da quello di partenza. Non c’è un movimento circolare tra “desiderio-esaudimento-ritorno a zero”. Dopo che leggiamo un libro non torniamo a zero, siamo persone nuove. E questa, per gli scrittori, è una grossa responsabilità.

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