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“The Game”, Alessandro Baricco racconta la rivoluzione della rete

Davanti alla platea straripante del Teatro Franco Parenti di Milano, Alessandro Baricco ha presentato “The Game”, il suo nuovo libro

MILANO – Persone sedute per terra, sugli scalini, nell’atrio. Nel giro di cinque minuti i 500 posti del Teatro Franco Parenti sono esauriti, ma il pubblico milanese non ha desistito e ha assistito alla presentazione di The Game con sistemazioni di fortuna, accalcati davanti al megaschermo nel foyer. Più di mille persone riunite ad ascoltare Alessandro Baricco, che per circa un’ora e mezza ha tenuto il pubblico incollato a sé, raccontando le origini della rivoluzione tecnologica  e digitale del nostro tempo. Non un romanzo dunque, bensì un saggio, sulla scia de I Barbari pubblicato nel 2006.

Ribaltare la prospettiva

«Be’, intanto sarebbe bello capire cosa è successo». Così inizia The Game, e così inizia a spiegare Baricco, cercando di tracciare una mappa temporale della rivoluzione tecnologica e digitale che sta radicalmente cambiando il modo con cui noi uomini ci approcciamo la realtà. Con un’avvertenza di metodo. Occorre ribaltare la prospettiva, e, prima ancora di immaginare quali conseguenze potrà avere la rivoluzione tecnologica sulla nostra mente, porsi l’interrogativo l’opposto: quale rivoluzione mentale ha potuto generare una rivoluzione tecnologica di questa portata? Occorre chiedersi non quale effetto avrà Google sull’uomo, ma quale uomo ha potuto concepire Google.  Che desiderio aveva? Che paure aveva?

Uomo, tastiera, schermo

In altre parole, chi è l’uomo del Duemila? Questo è l’interrogativo alla base di quello che Baricco chiama un «thriller sentimentale, la storia di un archeologo alla ricerca delle origini della nostra nuova società». Ne tratteggia acutamente alcune caratteristiche, alcuni fils rouges che accomunano le svariate sfaccettature della rivoluzione digitale. Innanzitutto, il desiderio di eliminare i passaggi che si infrappongono tra noi e qualunque nostro obiettivo. Se vent’anni fa per mandare una lettera, comprare un libro o cercare un’informazione occorrevano all’incirca una ventina di passaggi, ora con un clic abbiamo tutto a portata di mano. Vogliamo avere tutte le possibilità nelle nostre mani, e non dover delegare nulla a figure intermedie (postini, librai, esperti). Vogliamo avere tutto sotto controllo, e al contempo poterci muovere liberamente nell’infinito spazio delle possibilità.

«Siamo dentro a un desiderio collettivo»

Come mai? La risposta, continua Baricco, si trova nella storia dei nostri genitori e dei nostri nonni, che hanno vissuto in un secolo devastato dalle due guerre più atroci che siano mai accadute nella storia, e hanno subito le conseguenze disastrose delle decisioni di élite politiche. Il Novecento è stato il secolo della paura, delle armi di distruzioni di massa, di milioni di uomini morti per spostare i confini di qualche chilometro. L’uomo del Duemila ha desiderato con tutte le sue forze che il futuro non fosse più così, e ha affidato a figure totalmente differenti il compito di ridisegnare la realtà: non più ai politici illuminati e agli idealisti, ma agli ingegneri informatici.  È una rivoluzione colossale, al pari dell’Illuminismo o del Romanticismo, e, come tutte le rivoluzioni, ci pone di fronte a degli interrogativi a cui nessuno sa rispondere. In effetti, i problemi non mancano, dice Baricco. E li intravediamo tutti, in un modo o nell’altro chiedendoci  se le novità da noi stessi create porteranno davvero al bene, o se finiranno per farci disimparare a relazionarci tra di noi e ad avere un contatto con la realtà. Ai posteri l’ardua sentenza. Intanto, occorre liberarci dei fatalismi che prospettano la fine del mondo a causa dei social e della tecnologia, sulla scia di Black Mirror. «Siamo dentro un desiderio collettivo, non a una paura», ricorda Baricco. Ce la caveremo.

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