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Terremoto, ecco lo scuolabus che porta i ragazzi a studiare in tendopoli

Parte lo scuolabus che attraversa le 56 le frazioni attorno ad Acquasanta Terme, dalle quali partono decine di studenti per andare a studiare in tendopoli. Il reportage del Corriere

MILANO -Riparte per reagire, per non far sentire soli i bambini, per ridare loro un po’ di normalità. Guidata dall’autista Ortensio riparte lo scuolabus che attraversa le 56 le frazioni attorno ad Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno, dalle quali partono decine di studenti per andare a studiare in tendopoli. Attraverso il reportage dell’inviato del Corriere della Sera Goffredo Buccini, scopriamo questo viaggio della speranza, che ha come scopo quello di ridare positività a tutti i ragazzi di queste terre falcidiate dal sisma.

 

LE STORIE DEI RAGAZZI – Il bus attraversa l’Appennino e si ferma presso le varie frazioni. Fa fermata a Ponte d’Arli per far salire a bordo due fratellini, Lorenzo 11 anni e Riccardo 8, con ancora nella testa l’estate ed il calcio, per poi passare a Corneto e proseguire il suo percorso per far salire altri piccoli studenti come  Angelica, 10 anni e ancora un po’ destabilizzata a causa del terremoto, e  Daniele, 8 anni, che saluta dal finestrino il fratellino Leo giù sul marciapiede con la mamma e parla con i compagni di bus del coraggio che gli trasmette in padre durante le scosse.

AMARE LA PROPRIA TERRA – La lenta ripresa alla normalità, almeno per quanto riguarda l’attività scolastica, è possibile anche grazie all’impegno di insegnanti come la professoressa Palanca, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo.  La docente gira le 56 frazioni di Acquasanta riorganizzando una scuola in ginocchio, contattando i colleghi e ingaggiando psicologi. Giunti ad Acquasanta, nella tendopoli di Parco Rio sulla Salaria, i bambini grazie allo scuolabus raggiungono i loro coetanei per iniziare con le lezioni. Una cinquantina di bambini e ragazzini vengono accolti dagli insegnanti. In programma ci sono disegno, teatro ed i laboratori. Il reportage si conclude conle parole del maestro di educazione musicale, Mauro Sabatini, “I nostri figli non devono avere paura della loro terra, devono amarla, il terremoto non deve spezzare questo legame”.

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