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Scampia, storia della biblioteca nata per “combattere la camorra attraverso la cultura”

Abbiamo intervistato il consulente bibliotecario Alessandro Bertoni per scoprire meglio la storia della biblioteca di Scampia, le attività portate avanti ed i progetti futuri

MILANO – Passare dal concetto di “leggere per imparare” a quello di “imparare facendo”, rendendo la cultura uno strumento di conoscenza capace di far vincere la legalità e contrastare la criminalità. Nasce con questi principi la biblioteca di Scampia, fondata a inizio anno in una ex scuola utilizzata per anni dalla camorra e bonificata grazie al contributo di volontari ed associazioni come  (R)esistenza anticamorra ed il Centro Officina delle culture “Gelsomina Verde”. Abbiamo intervistato il consulente bibliotecario Alessandro Bertoni per scoprire meglio la storia della biblioteca di Scampia, le attività portate avanti ed i progetti futuri.

 

Come nasce la biblioteca di Scampia?

La biblioteca è stata inaugurata il 22 dicembre 2017 ed è aperta al pubblico dall’8 gennaio 2018. E’ stata allestita all’interno di una scuola superiore di Scampia, abbandonata in quanto i ragazzi non venivano più iscritti per la pericolosità di quella zona del quartiere, dedicata principalmente al traffico di droga. La camorra aveva fatto di quell’edificio un luogo di spaccio, di detenzione di armi, trasformandolo quasi in un bed and breakfast per chi si drogava. L’attuale amministrazione ha avuto l’idea di consegnare questa ex scuola ad un gruppo di associazioni che confluiscono all’interno dell’Officina delle culture “Gelsomina Verde”, ente che prende il suo nome da una recente vittima di camorra.  L’associazione voleva che in quell’edificio ci fosse una biblioteca aperta al pubblico, diventata realtà grazie all’Anart (Associazione Nazionale Autori Radiotelevisivi), che ha valutato l’opportunità di presentare alla Siae un progetto da sostenere economicamente.

 

In quanto tempo è stato possibile allestire la biblioteca?

La biblioteca rappresenta di per se un record: mai mi era capitato di aprire una tale attività in due mesi e mezzo. In questo breve arco di tempo abbiamo avuto gli scaffali, in parte costruiti dai detenuti in regime di semi-libertà, impegnati in alcuni laboratori creati dall’Officina delle culture, e con l’aiuto di volontari. La biblioteca è aperta al pubblico tutti i pomeriggi, anche il sabato, fino alle 7.30 di sera, e mette a disposizione oltre al suo catalogo anche una serie di laboratori. La biblioteca è civica, non viene sostenuta da enti pubblici, e sorge in un quartiere come quello di Scampia composto da 100mila abitanti senza un teatro, un cinema, un supermercato. Questa operazione sta avendo successo e sta cercando di affermarsi per avere un rapporto diretto con le scuole, essendo il suo target principale composto da bambini, ragazzi, giovani adulti, in un territorio difficile per qualsiasi tipo di attività, figuriamoci per quelle di carattere culturale.

 

Quale riscontro avete avuto dagli abitanti del quartiere?

Il riscontro è buono, anche perché già esisteva un livello di attività proposte dall’Officina delle culture riguardanti doposcuola, ginnastica per adulti, accoglienza per giovani minorenni immigrati, scuola di karate per bambini, corsi d’artigianato. L’idea di mettere una biblioteca in questo centro  era vincente, ma contemporaneamente occorreva mettere le basi affinché la biblioteca rimanesse in piedi senza più finanziamenti esterni. Tra le iniziative gestite direttamente dalla biblioteca ci sono piccoli laboratori su come si fa il pane, il miele e altre piccole cose che rappresentano un momento importante per la crescita culturale dei ragazzi.

 

Avete incontrato delle difficolta esterne?

Ad inizio 2017, i soliti proiettili con l’augurio di “Buon Natale” e “buon anno” sono arrivati a Ciro Corona, presidente dell’Associazione (R)esistenza che da anni si batte per la legalità a Scampia, dove Corona è nato ed è voluto rimanere con la sua famiglia per lottare contro la camorra. A Scampia esistono un centinaio di associazioni che lottano contro la camorra, ma la bontà di iniziative del genere portano un indotto immediato davanti al quale neanche le organizzazioni camorristiche possono contrastare.

 

E’ possibile replicare il modello della biblioteca di Scampia anche in altri quartieri a rischio?

Certo. Mi preoccupa il fatto che, sia a Napoli ma più in generale in tutta Italia, esistono altri territori come Scampia dove gli enti pubblici non riescono ad intervenire. C’è una poca abitudine a fare squadra: i piccoli finanziamenti creano concorrenza tra le varie associazioni, con il rischio di far perdere di vista il vero obiettivo, quello di cementare la legalità attraverso attività culturali e ricreative. La biblioteca di Scampia deve diventare un modello virtuoso da prendere come esempio, affinché sia il pubblico sia gli enti privati possano investire al fine di organizzare un’esperienza che possa essere applicata in altre realtà del napoletano e rischio.

 

Non solo libri: perché sono importanti le biblioteche civiche per una comunità?

Dal punto di vista del servizio bibliotecario pubblico, le cosiddette biblioteche civiche, si parte dai libri e si arriva ad attività di incontri, lettura collettiva, presentazioni, per arrivare a laboratori veri, dove il ragionamento non è “leggere per imparare” ma “imparare facendo” e capire che in questo modo la lettura è uno strumento di conoscenza. Per far si, occorre sollecitare una sensibilità che ancora non c’è non solo a Scampia, ma in tutta Italia. Costruire ed investire nel servizio bibliotecario da frutti per il futuro di questo Paese.

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