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Peppino Impastato e Aldo Moro, due eroi da non dimenticare

Oggi è il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Ecco perché è importante ricordare Aldo Moro e Peppino Impastato
Peppino Impastato e Aldo Moro, due eroi da non dimenticare. Ricorre oggi il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Si tratta una ricorrenza istituita dalla Repubblica Italiana il 4 maggio 2007. Si celebra il 9 maggio di ogni anno in considerazione del fatto che in questa data Aldo Moro, politico e statista italiano fu ucciso delle Brigate Rosse. Sempre lo stesso giorno a Cinisi, in Sicilia, veniva assassinato il giornalista e speaker radiofonico Peppino Impastato, in  prima linea con le sue denunce contro Cosa Nostra.
Peppino Impastato, le poesie più belle

Peppino Impastato, le poesie più belle

Nel giorno dell’anniversario di Peppino Impastato ricordiamo l’uomo che si è opposto alla mafia leggendo le sue poesie

Giuseppe (“Peppino”) Impastato

Giuseppe (“Peppino”) Impastato nasce a Cinisi (Palermo) il 5 gennaio 1948. La sua è una famiglia facente parte del sistema mafioso locale, sistema che lo stesso Peppino tenterà di scardinare nell’arco di tutta la sua breve vita, mediante una temeraria lotta condotta pubblicamente, tramite iniziative politiche e sociali a sostegno della legalità. Questo suo attivismo contro la mafia lo porta a scontrarsi spesso col padre, fino all’inevitabile allontanamento da casa già da giovanissimo. Nel 1965 fonda “L’idea socialista”, un giornale di denuncia che dopo poco verrà sequestrato, evidentemente in quanto ritenuto “scomodo” per qualche personaggio influente.

Durante il 1976 promuove la formazione di un’associazione culturale denominata “Musica e cultura” e un anno dopo fonda “Radio Aut”, un’emittente radiofonica libera dai cui microfoni Peppino opera un’audace azione di denuncia nei confronti dei boss locali, in particolare del capomafia Gaetano Badalamenti. Nel 1978 Giuseppe “Peppino” Impastato si candida alle elezioni comunali di Cinisi nella lista di Democrazia Proletaria, ma nella notte tra l’8 e il 9 maggio di quello stesso anno viene barbaramente ucciso, legato ai binari ferroviari con una carica di tritolo sotto il suo corpo. Inizialmente, la stampa e la magistratura lo dipingono come un possibile attentatore rimasto vittima del suo stesso atto terroristico, o ipotizzano al massimo un suicidio. Nei giorni successivi all’assassinio di Giuseppe Impastato i suoi concittadini di Cinisi votano il suo nome e lo eleggono simbolicamente nel consiglio comunale.

Aldo Moro

Aldo Moro nasce a Maglie, in provincia di Lecce, il 23 settembre 1916. Si iscrive a Giurisprudenza nell’Università di Bari, e, dopo la laurea, inizia la carriera accademica. Nel 1946 è eletto all’Assemblea Costituente come rappresentante della DC di cui è uno dei fondatori.  Nel 1955, con il primo governo Segni, è ministro di Grazia e Giustizia. Due anni dopo, è ministro della Pubblica Istruzione nel governo Zoli. È a lui che si deve l’introduzione dell’educazione civica come materia d’insegnamento nelle scuole elementari e medie. Nel 1963 è presidente del Consiglio di un governo che vede la partecipazione dei socialisti. Un’esperienza politica che ha termine nel 1968.

Durante il 1974 costituisce il suo quarto governo, ma l’anno successivo una novità importante cambia il quadro politico italiano. Alle elezioni amministrative del 1975 il PCI ottiene un grande consenso, e riporta al centro del dibattito politico la strategia che Moro sostiene da tempo: coinvolgere il PCI nella compagine governativa per dare una nuova spinta riformista al paese. Dal luglio del 1976 al marzo 1978 l’Italia conosce la stagione della solidarietà nazionale. La guida democristiana del governo è sostenuta dall’esterno da tutti i partiti dell’arco costituzionale che si astengono. Votano contro il MSI, i radicali e democrazia proletaria.

Il Rapimento e la morte

Il 16 marzo del 1978 un commando delle Brigate Rosse rapisce Moro, dal luglio del 1976 è presidente della DC, uccidendo gli uomini della scorta. Moro si sta recando in Parlamento dove avrebbe votato la fiducia al primo governo con il sostegno dei comunisti. Durante i giorni della prigionia, i servizi segreti di tutto il mondo non riescono a trovare Moro. In Italia si apre un dibattito drammatico fra coloro che sostengo la necessità di trattare con le BR e coloro che, invece, rifiutano di scendere a compromessi. Lo Stato non tratta e il 9 maggio 1978 si scopre il cadavere del presidente della DC dentro il bagagliaio di una Renault 4 a Roma, in via Michelangelo Caetani. È uno degli episodi più drammatici dell’intera storia dell’Italia repubblicana.
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