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“Il Maestro e Margherita”, le frasi più famose del capolavoro di Bulgakov

Pubblicato tra il 1966 e il 1967, il capolavoro di Michail Bulgakov viene considerato uno dei più grandi romanzi della letteratura russa

MILANO – Michail Bulgakov è l’autore de “Il maestro e margherita”: pubblicato tra il 1966 e il 1967, il capolavoro di Michail Bulgakov, uno spiccato attacco satirico all’immobilismo sovietico, viene considerato uno dei più grandi romanzi della letteratura russa, probabilmente il più importante del Novecento. Questo romanzo, che Eugenio Montale considerò “un miracolo che ognuno deve salutare con commozione“, è stato influenzato dal Faust di Goethe, da cui trasse l’epigrafe e i nomi dei personaggi (tanto che nella prima stesura dell’opera, i personaggi si chiamavano Faust e Margherita). Anche le tematiche trattate sono le stesse: amore, tradimento, curiosità, redenzione.
Insomma un romanzo sicuramente da leggere e da amare: ve ne proponiamo i passaggi più belli.

 

  • Tra le altre cose, gli ho detto’ raccontò l’arrestato ‘che qualsiasi potere rappresenta una forma di violenza sugli uomini, e che arriverà il giorno in cui non esisterà più né il potere dei cesari, né qualsiasi altra forma di potere. L’uomo entrerà nel regno della verità e della giustizia, dove non sarà più necessario alcun potere…

 

  • Le scienze nutrono i giovani e sono la consolazione dei vecchi. La scienza ci abbrevia la vita, che è già breve di suo…

 

  • Questo è un fatto. E i fatti sono la cosa più ostinata del mondo…

 

  • Margherita aveva sognato un sito sconosciuto, desolato, triste, sotto il cielo fosco della primavera precoce. Aveva sognato quel cielo grigiognolo, pezzato di nuvole trascorrenti e sotto uno stormo silenzioso di cornacchie. Un piccolo ponte rozzo, sotto di esso un un torbido fiumicello primaverile. Alberi malinconici, stenti, semispogli. Una tremula solitaria e più lontano, fra gli alberi, al di là di un orto, una casupola di tronchi, forse una cucina isolata, oppure un capanno da bagno o sa il diavolo che cosa! Tutto intorno un non so che di morto e di così triste, che veniva voglia d’impiccarsi a quella tremula vicino al ponticello. Che sito infernale per una persona viva!

 

  • L’insulto è la ricompensa abituale di un lavoro ben fatto…

 

  • Seguimi lettore! Chi ha detto che non c’è al mondo un amore vero, fedele, eterno? Gli taglino la lingua malefica a quel bugiardo! Seguimi lettore e io ti mostrerò un simile amore! No, si ingannava il maestro quando all’ospedale, verso mezzanotte diceva con amarezza a Ivanuska che essa l’aveva dimenticato. Questo non poteva accadere. Lei naturalmente non l’aveva dimenticato…

 

  • Che senso ha morire in corsia, con l’accompagnamento dei gemiti e dei rantoli dei malati inguaribili? Non sarebbe meglio organizzare con quei ventisettemila rubli una bella festa e prendere del veleno, trasferirsi nell’altro mondo al suono della musica, circondato da belle ragazze ebbre e da amici scanzonati?

 

  • L’amore ci si parò dinanzi come un assassino sbuca fuori in un vicolo, quasi uscisse dalla terra, e ci colpì subito entrambi. Così colpisce il fulmine, così colpisce un coltello a serramanico!

 

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