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Si dice “fuorilegge” o “fuori legge”?

A rispondere al curioso dilemma, che spesso gli stessi dizionari italiani faticano a chiarire, ci prova Fausto Raso, giornalista specializzato in problematiche linguistiche

MILANO – Si dice “fuorilegge” o “fuori legge”? A rispondere al curioso dilemma, che spesso gli stessi dizionari italiani faticano a chiarire, ci prova Fausto Raso, giornalista specializzato in problematiche linguistiche e responsabile del nostro blog “Perché si dice“. Ecco di seguito il suo intervento.

“Intendo parlare di una parola che, a mio avviso, molto spesso è adoperata “fuori legge” (linguistica) e nessun glottologo o lessicografo condanna. Voglio parlare proprio del termine “fuorilegge”.

Se apriamo un qualunque vocabolario alla voce in oggetto, leggiamo: «Sostantivo maschile e femminile, invariabile. Persona che opera al margine della società e come se la legge non esistesse. Bandito, delinquente».

Quando il predetto sostantivo non si riferisce a una persona ed è adoperato come aggettivo con il significato di “illegale”, “illegittimo” – a mio avviso – va scritto in due parole “fuori (della) legge”: i vigili urbani hanno sequestrato i tavoli fuori legge (illegali).

L’univerbazione (parola unica) si dovrebbe avere, dunque, solo quando il sostantivo si riferisce a persone che agiscono fuori della legge (banditi): Giovanni e Mario sono due fuorilegge.

Quando si intende indicare la contravvenzione a una norma, insomma, i due vocaboli si staccano: un comportamento, una clausola fuori legge.

I vocabolari e le grammatiche non fanno distinzione alcuna. Ma tant’è.”

Fausto Raso

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