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Pierluigi Pardo, “Libri più pop possono avvicinare alla lettura chi non legge”

Il celebre giornalista è al suo esordio nel romanzo con il libro “Lo stretto necessario”, un viaggio, fisico ed interiore, che vede il protagonista Giulio alla scoperta di se stesso

MILANO – In Italia i libri non saranno mai popolari quanto il calcio, ma come accadde con “Febbre a 90°” di Nick Hornby, una cultura della letteratura legata al calcio ed alla musica molto pop può avvicinare i non lettori. Parola di Pierluigi Pardo, celebre telecronista calcistico e conduttore televisivo, al suo esordio nel romanzo con il libro “Lo stretto necessario”, un viaggio, fisico ed interiore, che vede il protagonista Giulio alla scoperta di se stesso, non senza colpi di scena.

 

Come nasce questo viaggio lungo l’Italia che racconti all’interno di questo libro?

Nasce prima di tutto da una necessità di fuga da parte dei due protagonisti, da un’esigenza concreta che uno dei due ha. Questo libro è l’occasione per raccontare il nostro Paese, dei posti che amo molto: ci sono alcuni passaggi assolutamente legati a luoghi che amo come Napoli, Matera, Palermo.

 

Perché hai scelto di ambientare a livello temporale gli avvenimenti del libro a giugno 2006, durante il Mondiale di Calcio vinto dall’Italia?

Per due motivi: il primo per inserirci un riferimento calcistico, il secondo per avere un’unità di misura. Il libro ho capito di poterlo terminare quando mi è venuta in mente l’idea che tutta la narrazione fosse in questi 40 giorni. Non essendo io un professionista della narrazione, avevo questa storia ma non sapevo a che punto fossi. Il fatto di sapere che tutto dovesse durare in questi 40 giorni e che le partite del Mondiale di Calcio avrebbero scandito alcuni momenti della storia è stato per me decisivo. Inoltre ho scelto il 2006 rispetto al 2017 perché altrimenti la storia oggi dopo mezz’ora sarebbe risolta e sapremmo già tutto. Come in una partita di poker si spizzicano pian piano le carte, così durante la storia i colpi di scena si svelano lentamente.

 

Personaggi e fatti narrati all’interno del libro sono tutti di pura finzione, o ti sei ispirato alla realtà?

La pura finzione non esiste: il libro è fiction, ma ci sono all’interno del libro delle cose che ho vissuto. La parte più forte della narrazione è ispirata ad un fatto che mi è realmente accaduto. Io non sono Giulio, ma di certo nel libro c’è una parte di me.

 

Una lettura illuminante per ogni donna, forse sconvolgente per qualche uomo. Ci spieghi questa frase in riferimento al tuo libro?

Credo che per le donne questo sia un libro interessante, grazie al quale capiscono alcune cose della nostra mentalità maschile. Per quanto riguarda gli uomini, penso che sia un libro divertente per i ragazzi, incentrato sull’amicizia maschile, sul valore del calcio come universo di riferimento di emozioni e di sogni che tutti noi abbiamo. E’ anche un libro sconvolgente, perché alla fine l’evoluzione che il personaggio ha è abbastanza forte: Giulio si rivela meno felice e più fragile di quello che pensava, ma alla fine scopre che questa sua fragilità gli da qualcosa in più, decide di accettarla e la vive bene.

 

E’ stato più difficile scrivere in passato biografie di giocatori di calcio, oppure scrivere un romanzo di sana pianta tuo?

E’ stato nettamente più difficile scrivere un romanzo. Realizzare il libro con Antonio Cassano è stato pura sbobinatura grazie al livello di confidenza e comicità che abbiamo insieme, il libro di Eto’o è stato “compilativo”, essendo lui un personaggio interessantissimo. Questa invece è un’opera tutta mia, una delle cose di cui vado più orgoglioso di tutta la mia vita.

 

Sei un famoso conduttore e telecronista calcistico. Potrà un giorno la lettura essere popolare quanto il pallone nel nostro Paese?

Credo di no, però, come è stato detto durante una presentazione, questo potrebbe essere un libro come quello di Nick Hornby, quando con “Febbre a 90°” creò una cultura della letteratura legata al calcio ed alla musica molto pop. Magari questo libro farà leggere dei non lettori di tipo tradizionale. Io spero che dei ragazzi che non leggono tanto possano appassionarsi alla lettura grazie a questo libro, leggero e profondo al tempo stesso, con dei passaggi comici e divertenti ma con un suo spessore.

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