Sei qui: Home » Lingua Italiana » Il corretto uso della punteggiatura nella lingua italiana

Il corretto uso della punteggiatura nella lingua italiana

Il docente e scrittore Massimo Roscia, in occasione della Settimana della lingua italiana nel mondo, ci concede microlezioni tratte dal suo libro. Oggi parliamo della punteggiatura

Fino al 21 ottobre si tiene la “Settimana della lingua italiana nel mondo”, curata dal Ministero degli Affari Esteri, dall’Accademia della Crusca e, all’estero, dagli Istituti Italiani di Cultura, dai Consolati italiani, dalle cattedre di Italianistica attive presso le varie Università, dai Comitati della Società Dante Alighieri e da altre Associazioni di italiani all’estero. Per l’occasione abbiamo chiesto al docente e scrittore Massimo Roscia, autore del libro “Di grammatica non si muore” (Sperling & Kupfer), di darci in pillole alcune microlezioni tratte dal suo libro e legate ad alcuni degli errori linguistici più comuni. Oggi ci parlerà dell’suo corretto della punteggiatura.

Le vere funzioni della punteggiatura

Non voglio infierire torturandovi sadicamente con snodi logico-sintattici e necessità prosodiche. Mi è sufficiente dire che la punteggiatura serve a mettere ordine tra le informazioni, creare gerarchie, segnalare legami tra le varie parti di un testo e trasferire nello scritto l’espressività del parlato. Ecco. Provate a immaginare questi minuscoli segni grafici convenzionali come tanti segnali stradali che regolano la circolazione. Virgola: rallenta, curva pericolosa e divieto di sorpasso. Punto esclamativo: pericolo, caduta massi. Punto e virgola: rallenta ancora, ma senza fermarti. Prosegui nella direzione indicata e imbocca la via complanare. Punto interrogativo: sei sicuro di svoltare a destra? Punto: sei alla fine della strada e devi fermarti. Adesso puoi ripartire. Ingrana la marcia e ricordati di usare la maiuscola.

Visto? L’interpunzione non c’entra niente con l’ossigeno presente nell’aria o con i polmoni che si gonfiano; l’interpunzione serve a orientare, illuminare, legare, avvicinare, allontanare, sostenere, collegare, separare, scandire, distribuire, enfatizzare, trasmettere emozioni, far volare le farfalle che si sentono nello stomaco. A proposito di stomaco, avete fame? Andiamo a cena. Andiamo a cena! Andiamo a cena?

La terza funzione

Oltre alle due funzioni che i manuali di grammatica definiscono sintattica (la punteggiatura serve a segnalare i rapporti e le gerarchie all’interno delle frasi complesse) e segmentatrice (la punteggiatura serve a distanziare tra di loro gli elementi del testo), ce n’è una terza: la funzione emotivo-intonativa. No, in questo caso le audizioni a X Factor non c’entrano nulla. Sto parlando di un altro genere di intonazione, quella che ci viene indicata direttamente dai segni d’interpunzione. «Andiamo a cena.» «Andiamo a cena!» «Andiamo a cena?»

Nello scritto la punteggiatura è infatti l’unico strumento che abbiamo a disposizione per rendere chiare ed evidenti le emozioni e le sfumature espressive (una domanda, una pausa, un ordine, un’esitazione) che nel discorso orale riusciamo a trasmettere con la voce e con il corpo. Prima che lo diciate voi, lo dico io: forse è per questo che hanno inventato le emoticon. D’accordo, avete ragione, ma questa è un’altra storia.

© Riproduzione Riservata