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La “notte prima degli esami” dello scrittore Erri De Luca

Abbiamo chiesto al celebre scrittore napoletano di raccontarci le sensazioni e l'emozione della vigilia del suo esame di maturità

Un giorno di primavera me ne uscii di casa al mattino come al solito, ma quella volta fu per non tornare. Era l’ultimo anno di liceo. Disertai la casa, lo studio, gli orari, i pasti. Per qualche giorno vagai nella città senza far niente, nell’ubriacatura triste della prima e totale libertà.

Immaginavo di fare il pescatore, non a Mergellina, ma alle isole Lofoten, pescatore di merluzzi. Conoscevo uno che ci era stato.

Mi cercavano, decisi che avevo inaugurato una falsa partenza, tornai a casa. Lo strappo era uno squarcio irreparabile, niente da rammendare. Mi rimisi a studiare per andare all’appuntamento con l’esame. Non m’importava superarlo, volevo togliermi di dosso il sospetto degli altri, di essere fuggito dalla prova. Non ero fuggito. Mi ero tolto dal circo e dal circuito.

Studiai con la precisa rabbia di disfarmi degli argomenti da dover discutere. La notte prima dormii nel letto in cui erano cresciuti i miei centimetri, sapendo che l’avrei liberato presto del mio corpo. Nel frattempo si era compiuto il diciottesimo anno di età, traguardo dal quale mi aspettavo una trasformazione. Invece non dipendeva dal passaggio di una mezzanotte, dipendeva da me.

Il giorno uno degli esami i miei genitori mi accompagnarono per essere certi che ci sarei andato. Diffidavano ormai di me. Avevano ragione, ma non per quella circostanza. Avevo deciso di andare allo scontro tra quell’aula e me stesso. Dopo il rientro dall’assenza sapevo che me ne sarei andato ancora, ma con i saluti  dell’ospite in partenza. Era un giorno rovente di luglio, per contrasto ero freddo fino a poterlo sentire. Opponevo resistenza pure al termometro. Comunque ne sarei uscito definitivamente.

Perciò la notte prima non ripassai materie, ma la vita precedente. Era stata l’accumulo di una carica, stavo nella camera di lancio.

“Esami: addio setacci, con questo avete smesso d’impormi i vostri criteri di giudizio, di ammissione, di esclusione. Qualunque esito sia, dopo di questo, nessun altro”. Era il mio intento muto e sigillato.

L’ho trasgredito una volta sola, dieci anni dopo presentandomi all’esame per la patente di guida. Gli esami, vendicativi del mio rifiuto di frequentarli, mi bocciarono.

Erri De Luca

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