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Gli errori da evitare nell’utilizzo dei pronomi personali soggetto

Il docente e scrittore Massimo Roscia, in occasione della Settimana della lingua italiana nel mondo, ci concede microlezioni tratte dal suo libro. Oggi parliamo dei pronomi personali soggetto

MILANO – Fino al 22 ottobre si tiene la “Settimana della lingua italiana nel mondo”, curata dal Ministero degli Affari Esteri, dall’Accademia della Crusca e, all’estero, dagli Istituti Italiani di Cultura, dai Consolati italiani, dalle cattedre di Italianistica attive presso le varie Università, dai Comitati della Società Dante Alighieri e da altre Associazioni di italiani all’estero. Per l’occasione abbiamo chiesto al docente e scrittore Massimo Roscia, autore del libro “Di grammatica non si muore” (Sperling & Kupfer), di darci in pillole alcune microlezioni tratte dal suo libro e legate ad alcuni degli errori linguistici più comuni. Oggi ci parlerà degli errori da evitare legati all’uso dei pronomi personali soggetto.

 

I PRONOMI PERSONALI SOGGETTO

Come sapete, in italiano i pronomi personali assumono forme differenti a seconda della funzione (soggetto o complemento), della persona, del numero e del genere. I pronomi personali soggetto della prima e seconda persona singolare e plurale sono invariabili al maschile e al femminile – fortunatamente non esistono sgorbi come ia, ta, noe e voe, improbabili versioni femminili di io, tu, noi e voi –, mentre quelli della terza persona singolare e plurale variano per genere (lui, egli, esso, essa e lei, ella, essa, esse). Un paio di osservazioni su questi pronomi. La prima riguarda i soggetti sottintesi. A meno che non sia indispensabile, come nel caso delle forme verbali identiche di un congiuntivo – sia può significare che io sia, che tu sia o che egli sia –, o che vogliate dare una particolare enfasi alla frase, evitate di esprimere in maniera esplicita il pronome personale soggetto: «Ho visto una gatta pietrificata», non «Io ho visto una gatta pietrificata»; «Ci siamo avventurati nella foresta proibita», non «Noi ci siamo avventurati nella foresta proibita». La seconda si riferisce invece al famigerato uso della terza persona singolare. Si dice egli o lui? Fino a qualche anno fa le grammatiche e gli insegnanti erano intransigenti: «Egli ha funzione di soggetto e lui ha funzione di complemento». Oggi questa vecchia regola è stata quasi cancellata dall’uso, e dire: «Lui [o lei] ha sfidato Draco Malfoy» non è più considerato un peccato mortale. Mi pare inutile sottolineare che non è ammessa la formula opposta: «Hermione ha litigato con egli». In questo caso meritereste un rimprovero da Lord Voldemort in persona.

 

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