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Gianni Vacchelli, ”La scuola deve educare alla bellezza attraverso il latino e l’amore per la lettura”

Il docente di Italiano, Latino, Storia e Geografia presso il Liceo delle Scienze Umane di Rho analizza i mali della scuola italiana all’interno del suo libro 'Eutopia'

MILANO – Il problema della scuola italiana? Il non valorizzare il latino e le discipline umanistiche, imprescindibili per formare un uomo ed il suo pensiero critico, ancor prima di formarlo dal punto di vista lavorativo. E’ quanto affermato da Gianni Vacchelli, professore di Italiano, Latino, Storia e Geografia presso il Liceo delle Scienze Umane di Rho ed autore del libro “Eutopia”, nel quale l’autore analizza i mali della scuola italiana.

 

Come nasce il libro Eutopia?

E’ un libro che ho scritto insieme a Maristella Bellotta, amica e collega di avventure scolastiche. Eutopia nasce dalla voglia di fare una letteratura impegnata, militante, cosa di cui si sente la mancanza oggi. Da qui l’idea di approfondire i temi legati alla scuola.

Quali sono secondo lei i principali difetti presenti all’interno della scuola italiana?

La scuola ha moltissimi problemi e limiti. Sono molto inquietato dalle riforme in programma. Questo non significa eludere i problemi legati alla scuola, ma mi convinco sempre di più che queste riforme rischiano di peggiorare il problema.

Sono sempre più convinto che la scuola oggi non risveglia, ma addormenta. Non insegna la bellezza, ma allontana da essa. Ciò rappresenta un paradosso: a scuola ci si dovrebbe innamorare della lettura, invece essa porta ad odiare i libri. Poi ci sono anche insegnanti che riescono a far amare i libri ai propri studenti, ma in linea generale oggi la scuola non produce pensiero critico, ma si allinea ad un sistema delirante.

Cosa ne pensa de La Buona Scuola?

Ho letto il documento che è stato prodotto. Mi inquieta un po’, in quanto si preluda un’aziendalizzazione della scuola. Ciò non viene detto a difesa di alcune magagne che la scuola presenta; il tema della valutazione, sia per insegnanti sia per gli alunni, è giusto da porre. Mi sembra un progetto prevalentemente economico, non incentrato sulla cultura e sui contenuti.

Lei insegna latino, una disciplina spesso ritenuta inutile all’interno dell’insegnamento scolastico. Una considerazione che in generale contraddistingue le discipline umanistiche, ritenute poco utili a livello di inserimento nel mondo del lavoro. Cosa ne pensa?

Non sono assolutamente d’accordo. Le materie umanistiche sono in un certo senso “sotto attacco”. Si tratta di materie che formano la profondità dell’essere umano, il pensiero critico. Insieme alla filosofia, sono materie imprescindibili. Considerare le materie dal punto di vista “lavorativo” è un modo miope di vedere la realtà. Prima di pensare al lavoro, io mi devo formare come uomo, come essere umano, ed è qui che l’incontro con i grandi classici diventa essenziale. Un incontro non solo erudito e grammaticale, ma esistenziale, di scoperta della loro attualità. L’idea che queste cose vengano messe in discussione mi fa inorridire.

Il rilancio della lettura può partire dalle scuole?

A scuola, evidentemente, ci sono delle opportunità. Non credo che debba partire solo dalla scuola, anche per i suoi limiti, ma credo che la lettura possa ripartire lì. Bisogna puntare sul piacere e sulla bellezza della lettura, anche collettiva, a voce alta. Un testo può muovere, può toccare profondamente. La scuola, se entra in quest’ottica, può favorire un rilancio della lettura. Prima di apprendere la dimensione tecnica della letteratura, occorre apprezzarne la bellezza.

Cosa ne pensate? Il latino e le materie umanistiche in generale devono avere un ruolo fondamentale all’interno del programam scolastico italiano? Dite la vostra partecipando al Sondaggio.

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