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Cosa vogliono leggere i ragazzi di oggi

Abbiamo rivolto la non semplice domanda a Luigi Ballerini, scrittore molto apprezzato dai ragazzi grazie ai suoi romanzi "young adult", autore del libro "Torna da me"

MILANO –  Storie oneste, vere, senza stereotipi e vuoti giovanilismi, non edulcorate, senza moralismi e prediche, raccontate con rispetto e sincerità. E’ questo quello che vogliono leggere i giovani oggi secondo Luigi Ballerini, autore molto apprezzato dai ragazzi grazie ai suoi romanzi “young adult”. Scrittore e psicoterapeuta dell’età evolutiva sempre a contatto con i ragazzi adolescenti, Ballerini è autore del libro “Torna da me” ” edito da Il Castoro. Una storia d’amore e di amicizia in cui i protagonisti sono costretti a confrontarsi con le loro identità, con i legami affettivi e le relazioni familiari. Protagonista di centinaia di incontri nelle scuole, abbiamo chiesto a Luigi Ballerini anche in che modo è possibile far amore la lettura ai più giovani.

torna da meCome nasce la trama di Torna da me?

Mi è capitato di raccogliere dai ragazzi che incontro nelle scuole o che mi vengono a trovare in studio la fantasia di poter ricominciare da capo: una nuova vita, con una nuova famiglia, nuovi compagni, nuovi amici, un nuovo sé. A volte è un’idea curiosa che balza in testa come un’ipotesi bizzarra e viene poi lasciata cadere, altre volte invece è più coltivata e accarezzata, soprattutto quando la situazione viene avvertita come pesante e si desidera scappare via. Ecco, Torna da me nasce, come del resto tutti i miei libri, proprio dalla domanda “e se…?”. E se fosse possibile ricominciare da capo, sarebbe poi davvero auspicabile, desiderabile? Veramente seguire la tentazione di annullare il passato porterebbe soddisfazione? Mi sono fatto intrigare da questa ipotesi così assurda ed è arrivata presto una storia che ha chiesto di essere raccontata.

Per la storia ti sei ispirato alla realtà, o si tratta di pura fiction?

Torna da me è un romanzo certamente ancorato nella realtà. I protagonisti sono sedicenni di oggi, esattamente come gli adulti che abitano lo stesso loro ambiente, genitori, insegnanti, parenti. Tutto è riconoscibile, forse persino rassicurante nella sua normalità fatta di amicizia, amore, studio, conflitti e risoluzioni. Nella storia però irrompe subito un elemento perturbante, che altera la realtà, che introduce alternative impossibili, irrealizzabili: una donna vestita di rosso alla cui apparizione seguono colpi di fortuna. Un elemento che scompiglia i piani permettendo di rimescolare le carte, di ridisegnare il tempo in tutte le sue dimensioni, passato, presente e futuro.

Nel costruire il romanzo mi sono fatto influenzare dalle serie TV che apprezzo molto come nuove forme narrative. È accaduto tutto involontariamente, a posteriori mi sono accorto che la storia è ricca di “twist and turns”, quei frequenti ribaltamenti di prospettiva e rivolgimenti che ci tengono attaccati agli episodi di una serie che tanto ci intriga.

I tuoi libri sono molto apprezzati dai ragazzi. Cosa vogliono leggere gli adolescenti di oggi?

La maggior parte dei ragazzi chiedono storie oneste, esigono di essere raccontati con verità, senza stereotipi e vuoti giovanilismi. Sono lettori fini, sanno distinguere chi li racconta con rispetto e conoscendoli da chi fa loro il verso. Non amano il gergo quando viene abusato, non vogliono storie edulcorate, non sopportano i moralismi e le prediche. Nello stesso tempo stentano ad accettare un finale aperto così come tendono a preferire il lieto fine alle storie che si concludono con la persistenza di una fatica o un conflitto.

In fondo cercano nelle storie quelle risposte che gli adulti non danno loro, quegli argomenti da cui i genitori e gli insegnanti scappano. Vogliono sapere, capire, farsi un’idea ed elaborare un giudizio proprio.

Molto spesso si dice che gli adolescenti di oggi non vengono seguiti in maniera corretta da insegnanti e genitori, e la loro formazione viene spesso affidata, indirettamente, a TV e social network. Cosa occorre fare per parlare ai ragazzi in maniera efficace?

Occorre soprattutto che li si ascolti. Questa disponibilità all’ascolto tuttavia non deve essere strategica, è necessario che sia sincera. Per ascoltare un giovane occorre considerarlo come un soggetto che pensa, titolato a farsi un’idea su ciò che gli accade e a raccontarla. Nessuno parla con chi dimostra di non apprezzare il suo pensiero. Quando un giovane ritira molto la sua parola, oltre quella fisiologica prudenza che interviene nel crescere e rende più selettivi rispetto a ciò che si racconta, significa spesso che la parola che era stata concessa in passato è stata trattata male, offesa, magari derisa.

E poi con i ragazzi dobbiamo fare attenzione, a volte scambiamo la conversazione con un interrogatorio fatto di botta e risposta: il flusso di parola, quando va bene, è invece bilaterale, vive di un interesse reciproco, rispetta i tempi e la libertà dell’altro. Se ci proviamo, e non è troppo tardi, possiamo ricominciare a parlarci e quindi a capirci.

 

Photo by Kinga Cichewicz on Unsplash

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