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5 errori grammaticali diventati di uso comune

Ci sono espressioni un tempo considerate errori da evitare e ora entrate nell’uso comune o addirittura nei manuali scolastici

La lingua, si sa, è in continua evoluzione.  Nascono nuove parole, altre diventano desuete, e altre cambiano nel corso del tempo. Di seguito proponiamo 5 espressioni che inizialmente erano considerati errori grammaticali da tutti i libri di grammatica e ora sono entrate a tutti gli effetti nell’uso quotidiano.

5 errori grammaticali diventati di uso comune

Quando si parla di errori grammaticali spesso si commette l’errore di pensare che la lingua sia un corpo di regole scritte e immutabili nel tempo. Invece, ciò che governa l’evolversi della lingua e la sua vitalità è proprio l’uso quotidiano che ne facciamo. È compito della grammatica tenere conto delle dinamiche dell’uso comune della lingua e aggiornare, di conseguenza, i dizionari e i manuali scolastici.

Proprio per questo la nozione di “errore” in grammatica è da utilizzare con cautela, perché non esiste un criterio universale per stabilire ciò che è giusto o sbagliato, se non le abitudini consolidate nel tempo. Nel corso della storia della lingua italiana moltissime parole sono cadute in disuso, altre sono nate, altre hanno modificato radicalmente il loro utilizzo.

Ecco 5 errori grammaticali “sdoganati”, espressioni che una volta erano ritenute errori e ora invece sono entrate a far parte uso quotidiano della lingua italiana.

“Piuttosto che” con valore di “oppure”

Secondo l’Accademia della Crusca, è solo dagli anni Ottanta che si è iniziato a registrare l’uso dell’espressione “piuttosto che” con il valore disgiuntivo di “o”, “oppure”. Ad esempio:  “Sono indeciso se rivolgermi al notaio piuttosto che al commercialista”. Questo uso è fiorito nel Settentrione, ma si è rapidamente diffuso in tutte le zone di Italia, e ora è frequentissimo sia nella parlata quotidiana che nella scrittura, soprattutto giornalistica. L’originario uso corretto chiede, invece, che l’espressione venga usata con il valore avversativo di “invece di”, ad esempio: “è opportuno mangiare piuttosto che dormire”.

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Se stesso non accentato

“Se stesso” o “sé stesso”? A scuola ci insegnano la regola d’oro:  il pronome “sé” vuole sempre l’accento tranne quando è seguito da stesso. Tuttavia, questa regola non ha fondamenti grammaticali, ma si tratta semplicemente di un uso talmente consolidato da diventare preponderante. L’Accademia della Crusca a questo proposito ammette l’utilizzo di entrambe le forme, ma consiglia di attenersi all’uso originario accentato.

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Lastrico e l’astrico

La parola “lastrico” indica propriamente le lastre di pietra utilizzate per pavimentare le strade. Da qui la frequente espressione “essere sul lastrico”, che significa non avere più niente, essere in condizioni di accattonaggio. Tuttavia, l’etimologia della parola rivela che alla base di questo termine  vi è un errore grammaticale di antica data: lastrico deriva infatti dal latino astracum, ma nei secoli l’accostamento frequente della parola all’articolo determinativo maschile (“l’astrico”) ha fatto sì che si trasformasse nell’attuale forma lastrico. In questo caso l’errore ha addirittura sostituito la regola, dal momento che la lingua italiana non accetta più la dicitura originaria.

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“Ha piovuto” o “è piovuto”?

Un altro esempio di errore grammaticale entrato nell’uso comune è rappresentato dall’utilizzo dell’ausiliare “avere” nei verbi meteorologici, come “piovere” o “nevicare”. L’originaria forma corretta richiederebbe l’ausiliare “essere”: è piovuto e non ha piovuto, è grandinato e non ha grandinato. Tuttavia, anche in questo caso le due forme sono ormai entrate nell’abitudine dei parlanti, e l’Accademia della Crusca le considera entrambe corrette. Solitamente si fa il seguente distinguo: ausiliare “essere” quando non è indicata la durata del fenomeno: ieri è piovuto; giovedì è nevicato; domenica è grandinato. L’ausiliare “avere” quando è indicata la durata del fenomeno: ieri ha piovuto dalle 16.00 alle 23.00; giovedì ha nevicato tutto il giorno; domenica ha grandinato solo la mattina.

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Lui/lei/loro con funzione di soggetto

Racconta l’Accademia della Crusca che i linguisti del ‘500, primo tra tutti Pietro Bembo, hanno condotto una vera e propria battaglia contro l’utilizzo dei pronomi personali “lui/lei/loro” con funzione di soggetto, contrapponendovi  invece “egli/ella/essi” (ad esempio, “egli disse che aveva fame” anziché “lui disse che aveva fame”). E così in effetti è accaduto per secoli nella letteratura. Sarà Alessandro Manzoni a opporsi alla condanna dei puristi della lingua e a introdurre in massa “lui/lei/loro” nell’ultima edizione dei Promessi Sposi del 1840. Al giorno d’oggi l’uso di questi pronomi è consolidato, e anzi è molto più frequente degli ormai desueti “egli/ella/essi”.

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