Sei qui: Home » Libri » Recensioni » ”Qualcuno è uscito vivo dagli anni Ottanta”, un libro rock sulla movimentata adolescenza di quel periodo

”Qualcuno è uscito vivo dagli anni Ottanta”, un libro rock sulla movimentata adolescenza di quel periodo

Francesco Dezio, Qualcuno è uscito vivo dagli anni Ottanta: Storie di provincia e di altri mali, Stilo 2014. Dopo un silenzio creativo di dieci anni, Francesco Dezio è tornato in libreria. L'autore di Nicola Rubino è entrato in fabbrica (Feltrinelli 2004)...

Francesco Dezio, Qualcuno è uscito vivo dagli anni Ottanta: Storie di provincia e di altri mali, Stilo 2014.  Dopo un silenzio creativo di dieci anni, Francesco Dezio è tornato in libreria. L’autore di Nicola Rubino è entrato in fabbrica (Feltrinelli 2004), uno dei testi fondativi della nuova letteratura sociale degli anni Zero, ormai antologizzato in alcune storie della Letteratura italiana per le scuole, ha di recente pubblicato una raccolta di otto storie iper-contemporanee: Qualcuno è uscito vivo dagli anni Ottanta – Storie di provincia e di altri mali (Stilo ed., Bari 2014, pp. 120, euro 12).

 

Dezio ricorre a cliché che lui stesso aveva contribuito ad inaugurare e già ampiamente documentati, ma non per questo logori, nonostante l’arretramento dei grandi editori su questi temi che, dopo la prima ondata di ‘narrativa precaria’, sono tornati a pubblicare il romanzo borghese e d’intreccio. Tra questi leitmotiv il conflitto generazionale tra padri e figli è ben attestato in opere di narrativa italiana (penso ai recentissimi romanzi di Francesco Pacifico, Class, Mondadori 2014 e di Eugenio Vendemiale, La festa è finita, Caratteri Mobili 2014, pur diversissimi tra loro) e nel cinema (esemplare Il capitale umano di Paolo Virzì). E ancora: la berlusconizzazione delle nostre menti tramite i canali Fininvest (poi Mediaset) proprio a partire dagli anni Ottanta; i temi del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro operaio e intellettuale (mi limito a citare il libro che mi è piaciuto di più: Ilaria Rossetti, Happy Italy, Petrone 2011); il rampantismo di imprenditori provincialissimi che imitano la Milano da bere; l’ossessione della merce (Giorgio Falco, La gemella H, Einaudi 2014; Francesco Maino, Cartongesso, Einaudi 2014). Insomma: Dezio ripropone la critica al paradigma di saccheggio e devastazione di risorse umane e ambientali e l’eziologia che individua la causa prima dei tutti questi mali nella sbornia industriale e consumistica dei decenni ’80-’90.

 

In queste storie di punk scampati negli anni Ottanta all’Aids e all’overdose, di anarchici che la provincia (intesa soprattutto come status mentale) ha messo a dura prova per ‘normalizzarli’, di cronache di impiegati degli anni Novanta alle prese con il familismo amorale dei loro capi, di ragazze vittime del maschilismo e della mancanza di lavoro che ancora negli anni Duemila le priva di ogni occasione di emancipazione, Francesco Dezio porta alle estreme (e postume) conseguenze la profezia pasoliniana dello sviluppo senza progresso, andando ben oltre il mondo della fabbrica che descriveva nel romanzo d’esordio. Ciò che rende originali queste storie, a dieci anni di distanza, ora che il filone narrativo inaugurato da Dezio è rappresentato da decine e decine di autori, è la presenza della musica.

 

Il filo conduttore è la passione che tutti i personaggi (a prescindere dall’età, dal loro vissuto, dal loro livello di istruzione, da altre caratterizzazioni politiche e di genere) hanno per la musica, come mezzo di stordimento, di isolamento dal mondo, ma anche come strumento di aggregazione e di protesta. Su di essa chiacchierano, litigano, fanno l’amore, si scambiano CD masterizzati e vecchie musicassette oppure cercano di vivere di musica arte e cultura costituendo associazioni e organizzando concerti in un mondo di provincia che è un universo concentrazionario. Sono così citate una settantina di formazioni punk, rock, new wave, post-punk e post-rock famosissime o dimenticate: Led Zeppelin, AC/DC, Clash, Oasis, Diaframma, Rolling Stones, Gang, Pink Floyd, Underage, Arab Strap, Ramones, Ultravox, Sex Pistols, Orda, Not Moving, Lingomania, Chain Reaction, CCCP, Litfiba, Cure, Died Pretty, Negative Disarcore, Joy Division, Church, Delgados, Rich Fisch in Hand, Boohoos, Simple Minds, Doors, U2, Velvet Underground, Yumi Yumi, Bis, Mando Diao, Libertines, Strokes, Stooges.e tanti altri.

 

Si tratta dunque di un ‘libro rock’, perché dotato di un continuo contrappunto musicale, un libro sinestetico che si affida all’effetto sonoro della musica e della parola parlata (colloquiale o dialettale, con tutti i suoi vizi e le sue cadenze), più che alla sintassi, alla punteggiatura e alla trama; il ‘ritmo’ è tutto interiore in queste storie, dove prevalgono il monologo e l’indiretto libero; sono così portate a compimento le potenzialità musicali già presenti in Nicola Rubino è entrato in fabbrica, dove pure si riproduceva il ‘tempo’ forsennato della catena di montaggio con pagine di ardita sperimentazione e dalla ritmica serrata.

 

Luigia Clemente

 

24 maggio 2015

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© Riproduzione Riservata