‘Nato il 4 luglio‘ di Ron Kovic è il racconto sconvolgente di un giovane reduce del vietnam, che torna dalla guerra ferito gravemente, dopo aver partecipato-nella seconda metà degli anni sessanta- a due missioni sul fronte. Ha solo 21 anni ed ha perso l”utilizzo degli arti inferioria causa di un proiettile nemico che lo ha colpito alla spina dorsale.
Il giovane torna in America e trova difficoltà ad adattarsi a quella parte di società che vuole dimenticare o non pensare a quelle pagine dolorose del ‘fronte’, a quella guerra di cui lui e moltissimi altri ne rappresentano il simbolo. Sotto questo punto di vista il libro si ricollega alla storia di un altro reduce ed eroe di guerra, descritto nel romanzo di David Morell intitolato ‘First Blood’ e interpretato, sullo schermo, da Sylvester Stallone.
Come dicevo, anche lì si parlava di un reduce che non riesce ad integrarsi perché una parte della società lo rifiuta o lo ignora. Tornando a Kovic, bisogna dire che lo stile diretto e crudo colpisce nel profondo: i momenti tragici e convulsi vissuti sul fronte, le descrizioni della quotidiana disabilità, i rapporti tesi con i ‘civili’, con quelli che non hanno combattutto e che difficilmente riusciranno a capire l”animo di un reduce ferito nel corpo e nell”orgoglio. Il nodo centrale del libro, è quello del cambiamento: il giovane cambierà gradualmente, si convincerà che il suo sacrificio in guerra-così come quello di migliaia di altri giovani- è risultato inutile per il mantenimento della pace del mondo.
Andrea Costantin
22 febbraio 2015
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