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”Leopardi” di Pietro Citati, una passeggiata a fianco del grande poeta e filologo di Recanati

Il bellissimo libro LEOPARDI, di Pietro Citati , nelle sue quattrocentotredici pagine è la meravigliosa costruzione di una passeggiata a fianco del grande, incommensurabile poeta e filologo Giacomo Leopardi...

Il bellissimo libro LEOPARDI, di Pietro Citati, nelle sue quattrocentotredici pagine è la meravigliosa costruzione di una passeggiata a fianco del grande, incommensurabile poeta e filologo Giacomo Leopardi. E’ un viaggio di superficie ed è un viaggio di profondità, sfiorando o entrando non solo nel luogo natio tanto odiato e tanto amato e poi ancora odiato, ma entrando ed uscendo nell’anima di un uomo scoprendo di rimanervi dentro.

La vita di Leopardi, sembra essere stata, attraverso la lettura di Citati, una eterna passeggiata nel vastissimo viale delle rimembranze , viale che si percorre sognando ad occhi aperti, stando attenti non solo a cogliere le percezioni normali, come diremmo oggi, ma quelle sensazioni propriocettive che aggiungono ai dati sensoriali un’infinità di elementi  che attengono al movimento e alla stasi ma attraverso il vedere, il sentire, l’annusare, il toccare e il gustare dell’anima, all’immaginazione creatrice. Esperienze al di sopra e al di sotto delle capacità umane, non magiche, non paranormali, ma umanissime di quella umanità inesplorata ai più e che solo ai grandi, agli immensi spiriti è concesso conoscere.

E Leopardi abitava il ‘Paese dei sogni’ , luogo che nell’Odissea era attiguo al mondo dell’Ade, sull’orlo di quello spazio indefinito tra la fisicità e la mente, tra la realtà e la fantasia, tra il sonno e la veglia, la vita e la morte.  Leopardi abitava Recanati anche quando viveva le esperienze di viaggi, dell’andare e del venire, del tornare e del trasferirsi. Un continuo sciabordio di pensieri e di rimandi della memoria e della coscienza, del sentire, dell’osservare, dello scandagliare con la mente e col cuore e col cuore della mente, e con la mente del cuore.

Con la sua straordinaria attenzione e memoria di ciò che, attentamente, si accingeva a conoscere riusciva a penetrare il senso intrinseco dell’immedesimarsi e dell’immaginazione, diventava lettore di uno scrittore e si mutava nello scrittore stesso. Leggeva immergendosi nell’assuefazione di un’idea fino a diventare ciò che leggeva. Osservava fino a diventare ciò che osservava . Tutte le esperienze di cielo, di mare, di infinito, di natura, di amore finivano per assomigliarsi, per tramutarsi, in un’onda infinita e ripetuta che diveniva a sua volta cassa di risonanza e alveo in cui il suono, la luna, il ricordo, il canto, la notte e le stelle si fissavano e rilucevano.

Era così che creava il suo ‘sistema’ di sistemi meditativi, i suoi pensieri, così come le stelle si sistemavano nelle costellazioni, e queste nei sistemi solari e questi ancora nell’universo infinito ed infiniti loro e il caos primordiale che li aveva generati, il caos appena sistematizzato che dà forma alle cose, alle leggi incomprensibili della Natura, al caso e all’amor fati.

E davanti alla natura la ragione umana si pone come uno strano trionfo in quanto è quella facoltà di cogliere le illusioni separandole dalla realtà, di avvertire quel sentimento di concitazione e ‘insaziabilità’ che domina l’animo, l’uomo e quel senso ineluttabile di tragicità che si addentra persino nella felicità umana.

Insaziabilità  quel sentimento- facoltà che fa avvertire l’assenza di confine  nell’estasi conoscitiva ed immaginifica, nell’estasi tragica, nel dolore e nel desiderare che mai, di nulla, si avverta sazietà.

Citati ci accompagna attraverso i passi dello Zibaldone e dei Canti e noi avvertiamo la sua presenza di nocchiero e guida di un’anima. Un Virgilio appassionato dell’Inferno dell’anima leopardiana. Sollecita alla Immedesimazione soprattutto nei Canti, nelle Operette Morali e mai mostra l’ immagine Leopardi deturpato dalla malattia ed imbruttito dalle sofferenze. Mostra la sua anima dotata di altissime profondità che pervadono l’essere, travalicando il tempo lunghissimo che intercorre tra la sua esistenza terrena e quello vissuto dal  lettore. Chi legge Leopardi, è lettore e nel contempo ascoltatore di un’anima che canta. Le dimensioni temporali traslate, distaccate, lontane si appiattiscono verso la medesima linea, sullo stesso orizzonte senza tempo che non tiene conto del tempo, lo annichilisce, e lo dilegua.

E’ il tempo del sognare ad occhi aperti. Vale per lo stesso libro di Citati. E’ il tempo quello della lettura del libro, un tempo con Leopardi come redivivo, anzi no, come mai morto, scomparso, estinto.

E’ un libro, LEOPARDI  di Citati,  che rimanda ad una miriade di altri libri non solo quelli in cui rivivono le opere del grande poeta, ma quei testi che furono le rotte di navigazione, i peripli e i continenti del poeta. Un libro che fa sentire la musica costante dei suoi Canti e dei suoi Pensieri, ma anche ‘il rumore tenue’ della sua anima che vola al di là di una siepe, e del dolce ‘naufragar’.

Tutto muta e si trasforma in Leopardi anche la noia che diviene malinconia. Anche i giudizi mutano sulla Natura, sulla società, sui sentimenti e le illusioni, queste ombre che si stagliano sulla vita reale.

La  verità è contraddizione e paradosso e abita come la natura nel ‘senso dell’animo’ e lì che si percepisce ogni verità .

Come può definirsi puro materialista quel pensatore che traccia così distintamente i contorni dell’anima, facendone vedere i bordi e mostrandone gli abissi mentre si solleva verso le alture di se stesso?

Tutto è contraddizione anche il riso che nasce dalla noncuranza, che tanto è più puro se somiglia e si rende uguale al riso degli uccelli quando essi cantano.

E questo riso ora delizia ed erinni  è lo stesso che dire ricordanza, lo stesso che lontananza, Pensiero Dominante  come torre che svetta in una notte senza stelle a mezzo il verno.

Citati ci mostra l’uomo e il ‘sentiero dei ragni’, ci mostra il dolore senza la deformazione, il desiderio senza l’ombra, la lacerante sofferenza fisica, il male degli occhi e la ricerca di ogni sprazzo di vita che potesse toccare lo zenith e il nadir del sentire fisicamente e al di sopra delle sensazioni, questo è Leopardi.

 

Marianna Scibetta

30 novembre 2014

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