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La rivoluzione politica e filosofica dei piccioni e delle farfalle di Maurizio Mequio

Delemberte รจ uno scrittore sulla via del declino; dalla lontana Svizzera, di cui si dice straniero, รจ catapultato nel quartiere di Primavalle, a Roma, a vendere schede telefoniche per unโ€™azienda di cui รจ promoter d'eccezione. La sua vita รจ in frantumi...

Piccioni e farfalle fanno la rivoluzione‘ – Maurizio Mequio

 

Delemberte è uno scrittore sulla via del declino; dalla lontana Svizzera, di cui si dice straniero, è catapultato nel quartiere di Primavalle, a Roma, a vendere schede telefoniche per un’azienda di cui è promoter d’eccezione. La sua vita è in frantumi: in crisi con la moglie, non riesce a scrivere da anni. In un pub frequentato da mosche, migranti, rom, disoccupati e ragazzi che marinano la scuola, viene riconosciuto da un suo lettore, Noè, innamorato del suo romanzo, ‘Piccioni e farfalle fanno la rivoluzione’. Delemberte, accolto come un messia in questa strana periferia, decide di restare, ma i suoi nuovi amici in cambio gli chiedono di insegnare loro a fare la rivoluzione e di guidarli con la poesia alla conquista di tutto il quartiere, oltre che verso il linguaggio. Il gruppo di sbandati si allarga subito a un circolo letterario di fumatori di marijuana, a una transessuale, a un benzinaio, e fonda un partito politico che parteciperà alle prossime elezioni municipali. La sfida, seppur improbabile, convince la moglie di Delemberte, una pittrice, a raggiungerlo a Roma.

 

Tra lezioni di poesia, opere d’arte a cielo aperto e racconti di vita popolare, si salda una comunità capace di iniziare a cambiare un posto pieno di cemento con la leggerezza delle farfalle e la scorza dei piccioni. I protagonisti di questa avventura sono ex-muratori, uno stagnaro e un Conte de’ Noantri che si muove solo di notte e odia tutti i mezzi di trasporto che producono fumi, rumore e dipendenza. Delemberte e il suo lettore poetano insieme le strade, una per una, ben dettagliate dall’autore, e invitano tutti a rivedere i concetti del camminare, dell’abitare, del vivere, dell’esistere e del resistere. La campagna elettorale vede scontri molto duri con gli altri candidati, centristi o pseudo-berlusconiani, con i loro modelli di istruzione, di sviluppo, di occupazione, ma anche con la loro idea dei giovani, dello studio, della relazione. Si susseguono eventi magici e di battaglia, di rivalità con i vicini di Monte Mario, ma anche di riappacificazione, con la liberazione dell’Insugherata, si passa dall’apertura di un locale gestito dalle donne di Bastoggi all’incartamento dell’ex Manicomio più grande d’Europa, fino ad arrivare al giorno delle elezioni, con i sondaggi che non hanno pietà, ma con la rivoluzione oramai alle porte.

 

Il finale è e resta comunque una sorpresa, o meglio una meraviglia. Quella che Mequio racconta è una storia popolare che potrebbe non accadere mai, ma che potrebbe anche accadere, dove l’amore, la politica, l’amicizia, la conoscenza hanno senso solo grazie alla conquista-scoperta del linguaggio e dello stare insieme. Un romanzo poetico, semplice ma originale, moderno ma lontano dalle mode. È un romanzo popolare, ma alto. Politico e filosofico.

 

Greta Crea

 

31 maggio 2015

 

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