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”La piramide di fango”, metafora di quello che siamo diventati quando le coscienze tacciono

Siamo alla ventunesima indagine del commissario Montalbano e mentre la casa Sellerio festeggia con il suo autore 20 anni letterari dalla 'nascita' di Montalbano, gli affezionati lettori di Camilleri pregustano La piramide di fango...

Siamo alla ventunesima indagine del commissario Montalbano e mentre la casa Sellerio festeggia con il suo autore 20 anni letterari dalla ‘nascita’ di Montalbano, gli affezionati lettori di Camilleri pregustano La piramide di fango.

Nulla di nuovo sotto il sole, tutto è previsto, è orchestrato secondo un copione ormai collaudato. In questo nuovo romanzo la natura compartecipa e pareggia con la situazione di corruzione e malversazioni della politica del nostro Paese. Un cadavere rinvenuto in un cantiere momentaneamente interrotto dai lavori apre scenari inquietanti e discopre una palude fangosa anzi una piramide misteriosa in cui si annidano appalti truccati, società di comodo, speculazioni edilizie, dispregio per l”ambiente e mafie.

Il delitto come vogliono far credere le cosche mafiose è d’onore e non di mafia, un giovane è ucciso, la moglie e un fantomatico zio, nascosto dentro la lora casa, sono scomparsi. Il mistero s”infittisce, Montalbano provato dall”età sempre più proterva, si muove come in una mota senza quel guizzo ferino che l”ha sempre contraddistinto. Infine l”istinto e quella rinnovata energia interiore fa scattare in lui l”aire di vecchio leone ancora indomito e.. al Montalbano travolto e stravolto ogni volta che discopre il sotterraneo che emerge, alla fine anche con un ardimentoso tranello o come lo chiama lui sfunnapedi, la verità intuita si rivela in tutte le sue sfaccettature.

Camilleri invece di parlare di montagna di lordure in modo più enigmatico parla di piramide che racchiude tutto quello che di illegale possa esistere. Tutto il plot è giocato su allusioni, velate interpretazioni e più livelli di lettura. Il maltempo che stravolge il paesaggio, un diluvio perpetrato per più giorni si abbatte con virulenza in quel di Vigàta e genera smottamenti, allagamenti, il cielo è squarciato dai fragori assordanti di tuoni e come per simpatia corrisponde ai mala tempora currunt: una degenerazione estrema della morale mafiosa che incarognisce più che nel passato la nostra contemporaneità.

E’ con lucida coscienza e amaro in bocca che Camilleri intorcinia le sue storie con la realtà attuale e ogni investigazione è un pretesto non tanto di fustigare i costumi, quanto di rappresentarli sotto le mentite spoglie della letteratura. E non bastano più le cacofonie così pittorescamente inventate di Catarella a divertirci o le umbratili paturnie di una stranita Livia a ingelosirci, una mistura di depistaggi, delazioni, false confessioni e su tutto le criminali macchinazioni delle onnipotenti mafie ci avvertono che la realtà è più forte della finzione letteraria.

Parafrasando Non ci resta che piangere sulle nostre ‘ furbizie’ italiane, La piramide di fango ci sommerge in tutto il suo potere di suggestione e diventa la metafora per eccellenza di quello che siamo diventati quando le coscienze tacciono. Però, meno male che c”è il nostro beneamato poliziotto che nel suo piccolo ci ridà speranza, lui vola non convola a Boccadasse dalla sua sempiterna Livia, noi lettori respiriamo una boccata d”ossigeno con il vernacolo e il mondo camilleriano.

Arcangela Cammalleri

26 giugno 2014
 
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