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Corrado Pratt, alias il moderno Prometeo nel libro di Sergio Oricci ”Gioie e sapori”

Senza entrare nel merito del complesso fenomeno del mostruoso lanciato con enorme successo dal romanzo di Mary Shelly, Frankstein, non ho potuto fare a meno di individuare nel terribile Corrado Pratt, del racconto di Sergio Oricci, Gioie e sapori...

Senza entrare nel merito del complesso fenomeno del mostruoso lanciato con enorme successo dal romanzo di Mary Shelly, Frankstein, non ho potuto fare a meno di individuare nel terribile Corrado Pratt, del racconto di Sergio Oricci, Gioie e sapori, un altro moderno Prometeo. Da sempre simbolo della ribellione e dello sconvolgimento dell’ordine precostituito. Nonostante la crudeltà che raggiunge inauditi livelli di orrore, Corrado Pratt non esista a svelare l’origine della sua vendetta, legata ad una condizione di oppressione vissuta in passato.

È uno dei pochi sopravvissuti di una comunità molto povera, annientata dalla potenza e prosperità di un popolo vicino. Corrado è stato prima di tutto una vittima, costretto alla fuga, in giro per il mondo per un tempo indefinito; rievocando una di quelle figure che hanno reso celebre il romanzo gotico per tutto il XIX secolo, il vagabondo. La saggezza e la conoscenza acquisite viaggiando senza una meta lo hanno reso più forte, dotandolo inoltre di poteri grazie ai quali disturbare la quiete di un tranquillo paesino, Boccamare di sotto. L’apertura di un negozio di dolciumi nel centro del paese, rappresenta un’incredibile novità per gli abitanti del piccolo borgo che vengono investiti da un’insolita allegria, ai limiti del surreale.

Accompagnata, inoltre, da una tempesta di emozioni suscitate dalla golosa varietà di sapori che ne deliziano i palati. In un primo momento l’arrivo di Corrado e l’apertura del suo negozio sembrano sconvolgere positivamente la vita del paese. Ovviamente trattandosi di un horror, il male è dietro l’angolo. Eppure, anche se solo per un attimo, Corrado fa assaporare agli abitanti di Boccamare la gioia dello stare insieme, del lasciarsi andare al piacere del piacere nelle sue diverse declinazioni, prima di tutto sottoforma di cibo, creando inoltre un punto di ritrovo, un interesse comune, che hanno tra i vari effetti collaterali il bisogno della condivisione. Se il mostro di Mary Shelley, è il frutto di un esperimento puramente scientifico che tralascia l’aspetto sociale, educativo, psicologico, Corrado Pratt, ha imparato bene quali siano i punti deboli dell’umanità, o meglio della società contemporanea, facendo leva su di essi per realizzare il suo piano.

L’individualismo, la diffidenza, l’incomunicabilità, la sola dedizione al lavoro, sono alcune delle malformazioni sociali che Corrado, attraverso un apparente processo di decostruzione, sfrutta. Come a voler smentire e allo stesso tempo deridere una comunità che ipocritamente crede di vivere bene. Non a caso sceglierà come capri espiatori due bambini che, per motivi differenti, sono in grado di guardare con gli occhi del disincanto la realtà che li circonda: Riccardo Rostri, vittima del bullismo e Angelica che avverte subito il pericolo in Corrado Pratt, riuscendo a squarciare il velo dell’apparenza. Tutti gli altri, gli svuotati, come li definisce Oricci nel suo racconto, vale a dire i defraudati delle loro emozioni, sono il simbolo del vuoto di una società sempre pronta a fare dono della propria fiducia a chiunque prometti l’immediata realizzazione di un bello dall’eterna durata, in un patto col diavolo che continuamente si rinnova.

L’aspetto spaventoso, che un horror dovrebbe suscitare, si rivela un po’ debole nonostante la cospicua presenza d’immagini dalla tonalità vermiglia; all’improvviso il bello viene spazzato via attraverso corpi messi alla rovescia a mo’ di maglioni di cui si vedono le nervature interne che segnano l’ingresso nella parte terrificante e sublime del racconto. Il susseguirsi incalzante di queste immagini e la loro descrizione minuziosa, molto attenta nella scelta dei verbi, dei sostantivi e degli aggettivi, sembra voler recuperare nella parte finale, la mancanza dell’orrido della prima parte, in cui c’è un eccessivo dilungamento sull’immagine di Corrado in quanto mago bianco, venuto ad aiutare le persone a superare situazioni difficili.

Un tentativo di recupero che si manifesta nel ricorso ad immagini molto attinenti alla realtà di un recente e buio passato, si veda il grande forno e gli abitanti in esso sciolti; ma nonostante la presenza di temi come la mutilazione, il doppio, la morte, non c’è perturbamento nel racconto di Oricci. Assenza che si spiega con la scelta dello scrittore di rivelare le ragioni della cieca crudeltà di Pratt, rendendolo vittima e carnefice allo stesso tempo. Alla fine, la prevalenza del suo passato di vittima, determina un’inversione dei ruoli sinora interpretati, in cui gli abitanti di Boccamare diventano gli inconsapevoli cattivi puniti per le azioni dei loro antenati, in nome della legge dell’ereditarietà, mentre Pratt è il trionfatore che vendica il suo popolo massacrato, il moderno Prometeo.

Serena Salerno

8 dicembre 2014

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