Sei qui: Home » Poesie » Una poesia per Genova: “Tutto crolla tranne noi.”

Una poesia per Genova: “Tutto crolla tranne noi.”

Una poesia per non dimenticare quel 14 agosto del 2018, quando a Genova il ponte Morandi crollò all'improvviso. Noi non dimenticheremo mai.

“Tutto crolla tranne noi. Genova, tornerai più bella”. Una poesia, in dialetto genovese, per raccontare la tragedia, ma anche la voglia dei genovesi di risollevarsi.

A distanza di pochi giorni, di quel maledetto 14 agosto, una poesia anonima iniziò a rimbalzare sui social, diventando virale in poche ore.

Un messaggio di coraggio e speranza, che oggi vogliamo offrirvi per ricordare le vittime e tutta la gente di Genova.

14 agosto 2018: il crollo del Ponte Morandi a Genova

Era il 14 agosto del 2018 quando Genova veniva ferita dal crollo del Ponte Morandi.

L”intero sistema bilanciato della pila 9 del viadotto del Polcevera (il ponte Morandi) andò giù provocando 43 morti e 566 sfollati.

Il 7 luglio 2020 è iniziato il processo con 59 imputati, centinaia di persone hanno chiesto risarcimenti.

Il 3 agosto 2020 è stato inaugurato il nuovo viadotto Genova San Giorgio, costruito su disegno dell’architetto Renzo Piano.

Oggi il ricordo cittadino

Sono passati 5 anni è oggi la città di Genova ha dedicato un minuto di silenzio alle 11.36, l’ora del disastro, a tutte le vittime della strage. 

Noi vi vogliamo riproporre quella toccante poesia, perché ancora molte famiglie chiedono giustizia.

Il ricordo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

“Un patrimonio la cui manutenzione e miglioramento sono responsabilità indeclinabili. La garanzia di mobilità in sicurezza è un ineludibile diritto dei cittadini.” Ha detto il Presidente della Repubblica.

“Il trascorrere del tempo  non attenua il peso delle responsabilità per quanto accaduto. Ed è responsabilità fare giustizia, completando l’iter processuale, con l’accertamento definitivo delle circostanze, delle colpe, delle disfunzioni, delle omissioni”.

“Nel quinto anniversario del crollo – prosegue il Presidente – con il suo tragico bilancio di vite umane annientate, con la profonda ferita inferta alla Città di Genova e alle coscienze di tutti gli italiani, la Repubblica rinnova e rafforza i sentimenti di vicinanza e solidarietà ai familiari delle vittime e a quanti hanno visto sconvolgere la propria esistenza da una catastrofe tanto grave quanto inaccettabile.”

“Una vicenda – sollecita – che interpella la coscienza di tutto il Paese, nel rapporto con l’imponente patrimonio di infrastrutture realizzato nel dopoguerra e che ha accompagnato la modernizzazione dell’Italia”.

Una poesia per le vittime di Genova

Tutto crolla tranne noi

Crolla un ponte, 
Crolla una strada, 
Crollano i nervi di chi, 
Consapevolmente, 
Pensa: 
Avrei potuto essere li.
Crolla una città,
Ora più isolata, 
Crolla la sua economia, 
Fragile ed insicura. 
Crolla la fede
Nel cielo, 
Nel destino, 
Nella vita. 
Crollano le braccia 
Di chi sta spalando, 
Crolla, pesante, 
Lo sconforto 
Sulle nostre spalle. 
Tutto crolla, 
Tranne noi. 
Gente dura,
Inospitale, 
Musoni e 
Testardi.
Per chi non ci conosce…
Lavoratori, 
Camalli, 
Portuali,
Carbonai.
Artigiani, 
Banchieri, 
Capitani e Marinai. 
Agricoltori sulle rocce. 
Superbi, 
Orgogliosi. 
Fieri. 
Insiste,
Inutilmente, 
Il cielo
Sulla nostra città.
Che da acqua, 
Fango, 
Macerie e
Bombe, 
Ne è sempre uscita.
E allora che cominci, 
Genova, 
Domani sarai ancor più bella.

********************

Tutto crolla tranne noi, in genovese

Derûa un pónte,
Derûa unn-a stradda,
Derûan i nervi de chi, 
Segûo,
O pénsa:
Poéivo êse la.
Derûa unn-a çitæ,
Oua ciú izolà,
Derûa a sò economía,
Frágile e insegûa.
Derûa a fêde,
Ne-o çè,
Ne-o destìn,
Ne-a vitta.
Derûan e brássa
De chi o spála,
Derûa, pezánte,
O magón,
In sce nòstre spalle.
Tûtto derûa, 
Fêua che noiâtri.
Génte dûa,
Inospitále,
Morciónna e 
Con a tèsta cömme un mazabécco.
Pe chi o no ne conosce.
Génte che travaggia, 
Camálli,
Portoâli,
Carbounée.
Artexánn-i,
Banchiêri,
Capitann-i e Mainè.
Villan in scie prie.
Superbi,
Òrgogliôzi.
Fêi!
Inscìste, 
Inutilmente,
O çê,
In scia nóstra çitæ.
Che da ægua,
Brátta,
Róvinn-e e
Bombe,
A l’é sempre sciortìa.
E alua che l’inse,
Zena,
Domán ti saiè ancún ciú bella!

© Riproduzione Riservata