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“Primavera, primavera in abbondanza” di Amelia Rosselli, una poesia sulla libertà della primavera

Un canto appassionato, un accorato grido di dolore e libertà. "Primavera, primavera in abbondanza" racconta la natura "folle" della stagione primaverile.
La primavera può essere amabile e crudele allo stesso tempo. Ce lo racconta Amelia Rosselli nella sua poesia “Primavera, primavera in abbondanza“, racchiusa nella raccolta Documento (1966-1973).
 

Poesia, schizofrenia, amore e musica

Dare voce all’inconscio, al dolore, alla gioia, alle emozioni più recondite che faticano ad essere espresse nella vita di tutti i giorni ma che permeano, invece, l’esteriorizzazione artistica, di cui Amelia Rosselli era maestra. Musica e poesia, suoni e versi. Linguaggi magici, in grado di tirar fuori un universo infinito da membra finite.

“Strappi rami agli orticoltori, semini
disagi nella mia anima (la quale bella
se ne sta in ginocchio), provi a me
stessa che tutto ciò che ha un fine
non ha fine”.
Già solo da questi versi possiamo comprendere come la poesia di Amelia Rosselli viva di potenti contrasti, di emozioni forti e appassionate, di afflati che raramente si trovano nei poeti del Novecento italiano. La forza con cui Amelia Rosselli canta i suoi versi arriva come l’invadente, affascinante e terribile onda delle mareggiate, che avvolge e toglie il respiro al tempo stesso.
 
In “Primavera, primavera in abbondanza”, la poetessa sembra voler far convivere il forte contrasto fra la delicatezza della bella stagione e la sua natura misteriosa, nascosta e dolorosa. Infatti, in questo componimento, Amelia Rosselli affronta una delle tematiche a lei più care, quella della malattia mentale, cercando di condensare nei versi che stiamo per leggere armonia, passione, sofferenza e musicalità. Un vero e proprio grido, esempio perfetto di cosa significhi fare poesia per Amelia Rosselli.

“Primavera, primavera in abbondanza” di Amelia Rosselli

“Primavera, primavera in abbondanza
i tuoi canali storti, le tue pinete
sognano d’altre avventure, tu non hai
mica la paura che io tengo, dell’inverno
quando abbrividisce il vento.
 
Strappi rami agli orticoltori, semini
disagi nella mia anima (la quale bella
se ne sta in ginocchio), provi a me
stessa che tutto ciò che ha un fine
non ha fine.
 
Oppure credi di dileguarti, sorniona
nascosta da una nuvola di piogge
carica sino all’inverosimile.
 
Ma il mio pianto, o piuttosto una stanchezza
che non può riportarsi nel rifugio
strapazza le foglie, che ieri
mi sembravano voglie, tenerezze anche
ed ora sperdono la mia brama.
 
Di vivere avrei bisogno, di decantare
anche queste spiagge, o monti, o rivoletti
ma non so come: hai ucciso il tuo grano
nella mia gola.
 
Assomigli a me: che tra una morte
e l’altra, tiro un sospiro di sollievo
ma non mi turbo; o mi turbo? del tuo
sembrare agonizzante mentre ridi.
 
E bestemmia la gente: è più fiera
di te che dello spazio che ti strugge
portandoti fra le mie braccia. E io
stringo una pallida mummia che non
odora affatto: escono semi dai suoi
occhi, pianti, virgole, medicinali
e tu non porti il monte nella casa
e tu non puoi fruttificare, queste
sorelle che ti vegliano.
 
Sembri infatti un morto nella cassa
e non ho altro da fare che di battere
i chiodi nella faccia”.

Chi era Amelia Rosselli

Amelia Rosselli è nata a Parigi il 28 marzo 1930, figlia dell’esule antifascista Carlo Rosselli e dell’attivista britannica laburista Marion Catherine Cave. È stata una poetessa, organista ed etnomusicologa italiana che ha fatto parte della “generazione degli anni trenta“.

Per via della fede politica dei genitori, ha vissuto un’infanzia divisa fra più paesi, soprattutto dopo l’omicidio del padre ordinato da Mussolini e Ciano nel 1937.

Amelia ha infatti vissuto in Svizzera, Francia, Inghilterra, Stati Uniti. Da sempre amante della scrittura, Rosselli si è dedicata sin da giovane alla traduzione, alla ricerca musicale ed alla poesia, arte a cui ha affidato il compito di accorpare tutte le sue passioni. Temi fondanti delle sue raccolte sono la sofferenza che nasce dalla malattia mentale, la tensione erotico-religiosa e l’armonia musicale.

 
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