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Coltivare la felicità, una commovente poesia di Cristina Campo

Siamo convinti che la felicità arrivi da sé, ad un certo punto della nostra vita, o che la si debba ricercare. Con la sua poesia, Cristina Campo racconta la sua visione di felicità, un prezioso e fragile stato d’animo che va coltivato con cura giorno dopo giorno, un passo dopo l’altro.

Cos’è la felicità? Come la si trova? E perché la si cerca tanto? Sono domande che ognuno di noi sarà arrivato a porsi, ad un certo punto della vita. Trovare risposta non è semplice, né immediato. A volte, però, accade di riuscire a riflettere su temi tanto complicati grazie ai linguaggi dell’arte e della letteratura, che vengono in nostro soccorso dando parole a concetti che per noi sarebbero inesprimibili.

Così, ci imbattiamo in un libro che, raccontando la storia di due vite e due amicizie importanti, il meraviglioso “Due vite” di Emanuele Trevi, ci offre uno sguardo sul tema della felicità facendoci scoprire una splendida poesia di Cristina Campo, “Quanto ad essere felici”, che oggi vogliamo condividere con voi.

Coltivare la felicità

“Quanto ad essere felici, questo è
il terribilmente difficile, estenuante”.

Questa breve poesia di Cristina Campo ci induce a riflettere sul nostro modo di concepire la felicità e, di riflesso, l’infelicità. Con i suoi versi, la poetessa descrive minuziosamente cosa voglia dire essere felici: non è semplice, né scontato, né, forse, naturale. È di certo più comodo affrontare la vita guardando alle cose brutte come disgrazie, alle cose belle come rapide e passeggere, fugaci momenti di pausa fra un dolore e un altro.

Essere felici comporta un alto grado di consapevolezza di noi e del mondo, ma anche delle responsabilità, dei meriti e delle colpe che ci caratterizzano. La felicità, ci insegna Cristina Campo con i suoi versi, non si ricerca, bensì si coltiva. Si cura ogni giorno, passo dopo passo, prestando attenzione a non infrangerla durante il nostro cammino:

“Quanto ad essere felici” si compone di parole puntuali, decise, dietro cui si cela lo spasmodico desiderio di Cristina Campo di trovare un modo per esprimere e raccontare il reale, non solo quello tangibile, ma anche il reale immateriale, il corredo di stati d’animo e sentimenti che ci portiamo dietro, faticosamente, come un bagaglio destinato a riempirsi col passare del tempo.

La modalità scelta dall’autrice per esplicitare la natura della felicità è la similitudine:

“Come portare in bilico
sulla testa una preziosa pagoda,
tutta di vetro soffiato, adorna di campanelli
e di fragili fiamme accese”.

L’analogia con la “preziosa pagoda”, tanto ricca di preziosi ornamenti quanto fragile, mostra con efficacia l’idea che ha nutrito questo componimento di Cristina Campo. Essere felici non è un atto spontaneo. La felicità non si trova per caso, né può raggiungerci senza la nostra collaborazione.

Essere felici significa avere cura, fare attenzione, muoversi come equilibristi, essere meticolosi e delicati, consapevoli. Ecco perché l’infelicità e l’insoddisfazione sono molto più semplici da vivere: non richiedono alcuna cura, o coscienza di sé e degli altri. Lamentarsi aiuta a giustificarsi. Essere tristi aiuta a sentirsi meglio nelle proprie zone grigie, senza rompere gli schemi, senza assumersi responsabilità in merito alle proprie scelte.

“Quanto ad essere felici” di Cristina Campo

“Quanto ad essere felici, questo è
il terribilmente difficile, estenuante.

Come portare in bilico
sulla testa una preziosa pagoda,
tutta di vetro soffiato, adorna di campanelli
e di fragili fiamme accese;
e continuare a compiere ora per ora i mille
oscuri e pesanti movimenti della giornata
senza che un lumicino si spenga, che
un campanello dia una nota turbata”.

Cristina Campo

Cristina Campo è il nome d’arte di Vittoria Maria Angelica Marcella Cristina Guerrini, scrittrice, poetessa e traduttrice bolognese nata dal matrimonio fra Guido Guerrini, noto musicista e compositore, ed Emilia Putti. Affetta da una malformazione cardiaca congenita, Vittoria trascorre un’infanzia solitaria, isolata dai coetanei e privata della possibilità di seguire gli studi regolarmente.

Il periodo della giovinezza di Vittoria si caratterizza, tuttavia, per la ricchezza culturale cui la giovane è esposta grazie ai contatti dei parenti, in particolare del padre, che viene assunto a dirigere il Conservatorio Cherubini di Firenze e porta tutta la famiglia con sé nel capoluogo toscano.

Qui, Vittoria Guerrini vive in un ambiente stimolante, e incrocia sulla sua strada Leone Traverso, germanista e traduttore al quale si lega sentimentalmente per diverso tempo. Incontra anche Mario Luzi e Gianfranco Draghi, e nel frattempo si fa conoscere negli ambienti culturali.

La sua timidezza la conduce alla scelta di pubblicare le opere di cui è autrice usando nomi d’arte come quello di Cristina Campo, dando vita a lavori originalissimi, che risentono delle influenze multiformi della scrittrice e della sua passione per la letteratura inglese. Muore a Roma il 10 gennaio 1977.

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