Sei qui: Home » Poesie » È pieno inverno, la poesia di Oscar Wilde sulla magia dell’inverno

È pieno inverno, la poesia di Oscar Wilde sulla magia dell’inverno

Il candore della neve, il gelo che cristallizza il mondo, la sensazione che tutto riposi nel silenzio della notte... Scopri questa splendida poesia di Oscar Wilde che racconta l'inverno e la sua magia.

E’ da qualche giorno cominciato febbraio, mese in cui la stagione invernale raggiunge il suo apice. Per l’occasione, vogliamo farvi conoscere una poesia di Oscar Wilde dedicata alla stagione più fredda dell’anno. “È pieno inverno” è un componimento delicato, da cui traspaiono tutte le caratteristiche principali dell’inverno.

È pieno inverno di Oscar Wilde

È pieno inverno, sono nudi gli alberi
Tranne là dove si rifugia il gregge
Stringendosi sotto il pino.
Belano le pecore nella neve fangosa
Addossate al recinto. La stalla è chiusa
Ma strisciando i cani tremanti escono fuori,
Scendono al ruscello gelato. Per ritornare
Sconsolati indietro. Avvolti in un sospiro
Sembrano i rumori dei carri, le grida dei pastori.

Le cornacchie stridono in cerchi indifferenti
Intorno al pagliaio gelato. O si acquattano
Sui rami sgocciolanti. Si rompe il ghiaccio
Tra le canne dello stagno dove sbatte le ali il tarabuso
e allungando il collo schiamazza alla luna.

Saltella sui prati una povera lepre,
Piccola macchia scura impaurita
e un gabbiano sperso, come una folata improvvisa
Di neve, si mette a gridare contro il cielo.

It’s full winter

It is full winter now: the trees are bare,
Save where the cattle huddle from the cold
Beneath the pine, for it doth never wear
The autumn’s gaudy livery whose gold
Her jealous brother pilfers, but is true
To the green doublet; bitter is the wind, as though it blew

From Saturn’s cave; a few thin wisps of hay
Lie on the sharp black hedges, where the wain
Dragged the sweet pillage of a summer’s day
From the low meadows up the narrow lane;
Upon the half-thawed snow the bleating sheep
Press close against the hurdles, and the shivering house-dogs creep
From the shut stable to the frozen stream
And back again disconsolate, and miss
The bawling shepherds and the noisy team;

And overhead in circling listlessness
The cawing rooks whirl round the frosted stack,
Or crowd the dripping boughs; and in the fen the ice-pools crack
Where the gaunt bittern stalks among the reeds
And flaps his wings, and stretches back his neck,

And hoots to see the moon; across the meads
Limps the poor frightened hare, a little speck;
And a stray seamew with its fretful cry
Flits like a sudden drift of snow against the dull grey sky.

La stagione invernale

I versi di “È pieno inverno” impressionano soprattutto per la capacità di Oscar Wilde di descrivere il paesaggio invernale come se si trattasse di un sogno, una visione quasi eterea e ovattata della natura, in cui il mondo dell’uomo è distante ed innocuo.

Gli alberi nudi sui cui rami si posano le cornacchie, le pecore che belano, la lepre che saltella sui prati, un gabbiano sperso: tutti elementi naturali protagonisti della stagione invernale, a cui fanno da contraltare esempi dell’attività umana come i rumori dei carri, le grida dei pastori

Tutti questi elementi descritti da Oscar Wilde ci riconsegnano in versi un quadro chiaro di quelli che sono i protagonisti di un paesaggio di campagna in inverno, in attesa che la nuova stagione consegni un nuovo scenario con gli stessi protagonisti.

Oscar Wilde

Oscar Wilde nasce nel 1854, a Dublino, da una famiglia benestante ed eclettica. Sin dall’infanzia, si distingue per la sua indole solitaria e anticonformista e per la passione per i libri e la poesia. Sebbene a scuola non sia affatto popolare, con l’università tutto cambia: Oscar Wilde si circonda di amici che lo ammirano per il suo modo di essere e di fare.

Intanto, a Oxford il giovane ha l’occasione di conoscere Walter Pater e le sue teorie circa il fine ultimo dell’arte. Il fondatore dell’Estetismo esercita una grande influenza su Wilde e sulle sue opere. Da questo incontro, Oscar Wilde impara infatti a guardare alla scrittura come a un atto fine a se stesso, utile solo alla ricerca del Bello, e comincia a vivere in modo stravagante, inaugurando uno stile esibizionista ed estremamente curato.

Trasferitosi a Londra, l’uomo riceve numerosi inviti ed entra subito nelle grazie dell’alta società della capitale inglese, grazie al suo stile inconfondibile e alla sua arguzia. La madre gli consiglia di trovare un’ereditiera e sposarla per ottenere un valido sostentamento, ma lui rifiuta il consiglio e cerca invece di ottenere una borsa di studio e nel frattempo studia archeologia, senza avere molta fortuna.

Per avere di che vivere per qualche tempo, decide di vendere delle case di proprietà della famiglia situate a Bray e nel 1879 riesce a trovare una dimora sul Tamigi per sé e per il suo amico Franck Miles.

Fra lavori saltuari e trasferimenti di casa in casa, Oscar Wilde riesce ad ottenere un lavoro alla Pall Mall Gazette, dove gestisce una rubrica di recensioni. È questo il periodo in cui l’autore riesce a pubblicare le sue prime opere, che non vengono accolte positivamente dalla critica britannica, ma vengono apprezzate negli Stati Uniti.

Wilde viaggia molto, recandosi in Italia, in Grecia e negli Stati Uniti, dove tiene un ciclo di conferenze sull’Estetismo e sui Preraffaelliti.

Tornato in patria, nel 1881 conosce Constance Lloyd e ne rimane affascinato tanto da decidere di sposarla. Dalla donna, Oscar Wilde avrà due figli, ma il matrimonio naufragherà presto, e l’autore, nel 1895, verrà condannato al carcere e ai lavori forzati a causa della relazione omosessuale intrattenuta con un giovane lord inglese.

È stato autore di numerose e variegate opere, fra cui “Il ritratto di Dorian Gray”, “Il fantasma di Canterville”, “Il principe felice e altri racconti”, “Salomé”, “Intenzioni” e “L’importanza di chiamarsi Ernest”.

Oscar Wilde è morto nel 1900 in Francia, dove si era trasferito dopo essere stato scarcerato. La sua tomba si trova al cimitero di Père Lachaise, nel 20° arrondissement di Parigi.

© Riproduzione Riservata