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“Paesaggio” di García Lorca, la natura come metafora dell’animo umano

Il 5 giugno ricorre la Giornata dell'ambiente. Per celebrarla scopriamo insieme "Paesaggio", una profonda poesia in cui Federico García Lorca racconta la natura e la rende metafora dell'animo umano.

Il 5 giugno si celebra la Giornata mondiale dell’ambiente. Per l’occasione abbiamo scelto di condividere con voi “Paesaggio”, una bella poesia in cui Federico García Lorca sfrutta un topos della poesia spagnola per raccontare, attraverso l’ambiente e la natura, uno stato d’animo.

Fuori o dentro?

Con la sua “Paesaggio”, Federico García Lorca reitera uno dei topos più cari ai poeti spagnoli, quella della descrizione dei paesaggi castigliani, rivestendolo di abiti nuovi.

Leggendo il componimento ci appare subito dinanzi agli occhi tutto ciò che viene descritto dal poeta: il vasto campo di ulivi lungo cui lo sguardo si perde, il cielo stellato che inonda di luce la terra come se fosse pioggia, i giunchi che oscillano, abbandonandosi al vento e quegli uccelli che, “gridando”, svolazzano da un albero all’altro producendosi in suoni misteriosi, quasi sinistri.

L’immagine è calda, mediterranea, ma al contempo nasconde un’atmosfera lugubre e malinconica. La bellezza di questa poesia risiede infatti nella duplice lettura che se può fare: quello che in apparenza è l’affresco di un paesaggio, cela in realtà la descrizione di uno stato d’animo, di un grumo di emozioni malinconiche e tristi che si mescolano nel cuore del poeta.

I “gridi” degli uccelli, il vento che soffia sul mondo, così come la “buia pioggia di fredde stelle” indicano campi lessicali disforici che subito ci rimandano a emozioni negative. Ed è in questo che risiede la magia dei versi di García Lorca, nella loro capacità di rappresentare contemporaneamente un paesaggio esterno ed uno interno, i luoghi del mondo e quelli del cuore.

“Paesaggio” di Federico García Lorca

Il campo
di ulivi
si spiega e si richiude
come un ventaglio.

Sopra l’oliveto
sta un cielo sprofondato
e una buia pioggia
di fredde stelle.

Tremano giunco e penombra
sulla sponda del fiume.

L’aria grigia s’increspa.
Gli ulivi
sono carichi
di gridi.

Un branco
d’uccelli imprigionati
che sommuovono le loro così lunghe
code allo scuro.

Federico García Lorca

Federico García Lorca nasce a Fuente Vaqueros, in Andalusia, il 5 giugno 1898 da una famiglia agiata. Da giovane, trascorre un’infanzia spensierata sul piano intellettuale ma travagliata su quello fisico: Federico è molto cagionevole e si ammala spesso.

Studia a Granada, dove si iscrive alla facoltà di giurisprudenza e passa poi a quella di lettere. In questo periodo, il giovane García Lorca si interessa soltanto alle lettere, all’arte e alla musica, sua grande passione sin da quando il padre gli ha fatto conoscere il pianoforte in tenera età.

Nel 1919, si trasferisce a Madrid per proseguire gli studi. Qui incontra intellettuali del calibro di Luis Buñuel e Salvador Dalí. A questo periodo risalgono le prime fatiche letterarie del giovane, che nel 1920 pubblica il “Libro des poemas” e mette in scena per la prima ed ultima volta “El maleficio de la maríposa”, un dramma teatrale che non ha il successo sperato.

Seguono altri esperimenti letterari che spaziano dalla poesia al genere teatrale, e inseguono la via del surrealismo. L’età adulta è, per Federico García Lorca, un periodo fatto di alti e bassi, in cui spesso si trova faccia a faccia con la depressione dovuta principalmente all’impossibilità di vivere con serenità la sua omosessualità.

È l’esperienza statunitense che, a partire dal 1930, ridà linfa vitale all’esistenza del poeta: interfacciandosi con la società e la cultura d’oltreoceano, si rende conto della disparità che esiste nel mondo e matura la consapevolezza della necessità di un nuovo mondo, più giusto ed equo nei confronti di tutti, indistintamente.

Anche durante il periodo trascorso a Cuba, García Lorca riesce a vivere piuttosto serenamente. Le nuove amicizie e gli impegni letterari lo tengono occupato e gli fanno sentire meno il peso dell’esistenza.

Rientrato in Spagna nel 1930, il poeta intraprende il progetto del teatro popolare ambulante e continua a scrivere e pubblicare opere di successo fino alla morte, avvenuta nel 1936 a causa della sua appartenenza politica. L’intellettuale viene infatti fucilato e gettato in una fossa comune dalle forze franchiste.

Con la dittatura, l’intera produzione del poeta viene messa al bando. È solo con la morte di Franco, nel 1975, che García Lorca ritorna finalmente nell’olimpo della letteratura spagnola.

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