Mariangela Gualtieri è una delle voci più interessanti della poesia italiana contemporanea. Fra i suoi componimenti più celebri c’è senza ombra di dubbio “Bello mondo“, che è stato recitato da Jovanotti sul palco dell’Ariston a Sanremo 2022 e ha emozionato i milioni di spettatori del Festival. Gratitudine, amore, tenerezza nei confronti del sé, del mondo che ci circonda e della cultura, delle lettere che ci hanno plasmato: questa è la cifra della poetica di Mariangela Gualtieri, fatta di armonie, pause, parole semplici che associate ad altre creano commoventi accostamenti.
“Non sono capace, amore”, il componimento che vogliamo condividere con voi questa sera, è un’appassionata poesia d’amore, un inno al flusso turbinoso ed emozionante del legame sentimentale con la persona amata.
L’amore casto e l’amore profano
“Non sono capace, amore” è tratto dalla raccolta “Senza polvere, senza peso“, pubblicata per Giulio Einaudi Editore nel febbraio del 2006. Questa poesia incanta il lettore per il modo in cui Mariangela Gualtieri descrive l’amore. Ci accorgiamo subito che non si tratta di una descrizione casta, pura, di un amore sublimato:
“Non sono capace, amore, di farti un canto.
Tu sei tutto di spine e di fuoco
e mi tieni lontana dal tuo cuore
pericoloso. Io non so bastarti alla gioia
e così poco così poco mi pare
t’incanto, sollevo quell’ombra scontrosa
che tu sei tutto d’amaro e furore
tu sei in urto e sperdimento”.
Non ci troviamo dinanzi ad un canto d’amore alla maniera di Petrarca o di Dante. Quelle che leggiamo, affibbiate al destinatario del componimento, sono parole forti appartenenti a campi semantici che non ci aspetteremmo di trovare in una poesia d’amore: le spine, il fuoco, il cuore “pericoloso”, l’amaro e il furore, l’urto e lo “sperdimento”.
Ci sentiamo un po’ sperduti anche noi, perché i versi di Mariangela Gualtieri descrivono un amore folle, non del tutto ricambiato, probabilmente, un legame che non è solo gioia, ma anche ombre, buio, incendi. Ciò che ci spiazza durante la lettura è il desiderio che si sviluppa in noi: di un amore così sfrenato, che si contrappone a quello delicato cantato dai poeti della tradizione, e da cui vorremmo essere trascinati anche noi.
“Non sono capace, amore” di Mariangela Gualtieri
“Non sono capace, amore, di farti un canto.
Tu sei tutto di spine e di fuoco
e mi tieni lontana dal tuo cuore
pericoloso. Io non so bastarti alla gioia
e così poco così poco mi pare
t’incanto, sollevo quell’ombra scontrosa
che tu sei tutto d’amaro e furore
tu sei in urto e sperdimento
mio velocista, mio primatista del cuore
mio barbarico ragazzo di vento
mio torrente furioso
arrivi alla mia acqua quieta
con onde e sonagli e pepite d’oro.
Vecchio fiume saremo un bel giorno io e te,
io acqua e tu moto, io sponda e tu vento,
io pioggia e tu lampo,
io pesce e tu guizzo d’argento
io luna riflessa, tu cielo tu spada
d’Orione, tu tutto l’amore umano
che tento che tento
d’amarti per bene
mio grembo splendenza.
E tu prendimi
portami con te
come un incendio
nelle tue abitudini”.
Mariangela Gualtieri
Mariangela Gualtieri (Cesena, 1951) è una poetessa e scrittrice italiana. Nel 1983 ha fondato con il regista Cesare Ronconi la compagnia teatrale Teatro Valdoca. L’opera di Gualtieri spesso accentua l’inadeguatezza della parola alla comunicazione umana (“per il linguaggio che può simulare la sapienza“) ed il bisogno di ricerca di semplicità nel linguaggio per poter narrare la bellezza del mondo. Le sue poesie sono intrise di bellezza, di delicata armonia, di gratitudine nei confronti del mondo e delle lettere.