“Non pensarla la gioia, sentila” (2018), la poesia di Franco Arminio che racconta la felicità

26 Settembre 2024

Già dal primo verso, che conferisce il titolo al componimento, capiamo quanto questa poesia di Franco Arminio sia speciale. Scopriamo insieme “Non pensarla la gioia, sentila”.

“Non pensarla la gioia, sentila” (2018), la poesia di Franco Arminio che racconta la felicità

Che cos’è la gioia? Come la descriveresti? Quali strumenti utilizzeresti per raccontarla? Franco Arminio, per farlo, si serve della poesia e di una serie di metafore che parlano con linguaggio commovente e, soprattutto, potente. I versi che stiamo per leggere si intitolano “Non pensarla la gioia, sentila”, e sono tratti dalla raccolta del 2018 Resteranno i canti (p. 10), edita da Bompiani.

“Non pensarla la gioia, sentila” di Franco Arminio

Non pensarla la gioia, sentila
è una fioritura nella carne,
è il maggio delle ossa,
è l’aprile degli occhi.

La gioia non è un fatto,

una cosa, un luogo.
La gioia crea spazio,

scioglie, fa il vuoto.

Descrivere l’impalpabile

“In una perenne oscillazione tra uno scrivere che cerca la vertigine e uno scrivere che dà gloria all’ordinario, Arminio si muove senza tregua tra i due poli della sua poesia: l’amore e la Terra, il corpo e l’Italia, la morte e lo stupore. Si tratta di festeggiare quello che c’è e di cercare quello che non c’é”.

La breve sinossi di “Resteranno i canti”, la raccolta da cui è tratta questa poesia che abbiamo appena letto, esprime con poche, ma calzanti parole, ciò che la penna di Franco Arminio sia in grado di creare.

“Non pensarla la gioia, sentila” sembra incarnare alla perfezione lo spirito dell’intera raccolta: da un lato, Arminio cerca di raccontare la “vertigine”, dall’altro la “gloria del quotidiano”. Perché che cos’è la gioia se non la sintesi di straordinario e ordinario?

Per spiegare al lettore la natura di questo stupefacente sentimento, l’inventore della paesologia si serve, come spesso capita nei suoi versi, degli elementi naturali. È attraverso le evocative metafore dedicati alla fioritura e ai mesi della primavera, associati a loro volta alla carnalità umana, che l’autore descrive la gioia. Non si tratta di un oggetto o un luogo concreto, né di un accadimento.

La gioia è un’esplosione straordinaria, che per un attimo svuota il cuore, dilatando gli orizzonti della sua forma, sciogliendo l’esistente. Non è da pensare, ma da sentire. Questo è il suggerimento che apre la poesia, e di cui dovremmo ricordarci ogni tanto, quando siamo troppo intenti a dare un nome alle cose piuttosto che a viverle.

“Resteranno i canti”, la sinossi

Per Franco Arminio l’organo della vista sono le parole, molto prima degli occhi. Le parole sanno posarsi su dettagli che fino a un minuto prima erano invisibili, illuminandoli. Nascono nel silenzio, ma ridanno voce ai paesi spopolati. Sanno di essere fragili, ma non temono il “lupo nascosto dietro lo sterno”.

In una perenne oscillazione tra uno scrivere che cerca la vertigine e uno scrivere che dà gloria all’ordinario, Arminio si muove senza tregua tra i due poli della sua poesia: l’amore e la Terra, il corpo e l’Italia, la morte e lo stupore. Si tratta di festeggiare quello che c’è e di cercare quello che non c’è.

Fedeli ai paesaggi, seguendo la strada di una poesia semplice, diretta, non levigata, questi versi sono una serena obiezione al disincanto e alla noia. La politica, l’economia, le cosiddette scienze umane, sono gomme lisce nella neve. Solo la poesia ha le catene.

Chi è Franco Arminio

Franco Arminio (1960) è un poeta, documentarista e scrittore campano, salito alla ribalta per i suoi scritti sulla “paesologia”, ovvero un modo nuovo di guardare alle zone disabitate o ai piccoli paesi che lentamente e inesorabilmente si stanno spopolando, a favore di agglomerati urbani più grandi.

Da anni, ormai, Arminio si batte per sensibilizzare sul problema dello spopolamento dei paesi e sulla ricchezza delle storie che dovrebbero essere tramandate riguardo a vecchie tradizioni.

Considerato l’inventore della paesologia, Franco Arminio è prima di tutto un poeta d’amore. Le sue poesie sono come paesaggi dipinti e il corpo, trasfigurato talvolta in vegetazione, emana una sensualità conturbante. Infatti, se il sentimento è rappresentato come l’incontro fra due anime, la fisicità diventa scontro, impatto, schianto fra due corpi che lottano per poi arrendersi alla forza del sentimento, a quel desiderio siderale di fusione.

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