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“La neve che mai si accumula”, la poesia di Emily Dickinson sulla magia dell’inverno

L'inverno è una stagione meravigliosa, che nasconde bellezze uniche. Emily Dickinson, con la poesia "La neve che mai si accumula", ce le racconta con emozione e delicatezza.

La neve che mai si accumula” è una poesia scritta da Emily Dickinson nel 1868. Un componimento che ci ricorda che la vita è fatta di contrasti e che un momento negativo diventa importante e perfino positivo se riusciamo a custodirlo nella memoria e a confrontarlo con la gioia, che altrimenti non riusciremmo ad apprezzare pienamente.

E così, avvolti da uno sciarpone ingombrante, coperti dalla testa ai piedi e con le mani in tasca per proteggerci dal freddo, spesso tentiamo di immaginarci al caldo, magari distesi in una spiaggia in compagnia del dolce suono delle onde, riscaldati da un sole bollente.

Eppure, anche la stagione invernale nasconde le sue bellezze, le sue perle uniche e rare; Emily Dickinson, con “La neve che mai si accumula” pare renderle ben visibili, immediatamente tangibili.

“La neve che mai si accumula” di Emily Dickinson

La Neve che mai si accumula –
La transitoria, fragrante neve
Che arriva una sola volta l’Anno
Morbida s’impone ora –
Tanto pervade l’albero
Di notte sotto la stella
Che certo sia il Passo di Febbraio
L’Esperienza giurerebbe –
Invernale come un Volto
Che austero e antico conoscemmo
Riparato in tutto tranne la Solitudine
Dall’Alibi della Natura –
Fosse ogni Tempesta così dolce
Valore non avrebbe –
Noi compriamo per contrasto – La Pena è buona
Quanto più vicina alla memoria –.

Il rapporto con la natura

La delicatissima poesia di Emily Dickinson ha il potere di portarci lontano: ci conduce con dolcezza, quasi prendendoci per mano, davanti ad un immaginifico paesaggio innevato.

Una neve bianca, pura e fragrante che, nonostante il suo candore e la sua tenerezza, riesce ad imporsi su ogni albero e, soprattutto, al nostro sguardo.

Una visione antica, capace di evocare nel cuore di ognuno un ricordo, seppur tiepido e lontano, riportandolo dolcemente alla superficie.
Se chiudiamo gli occhi, possiamo arrivare a vederlo e perfino a sentirlo, questo magico manto bianco che è capace di smussare ogni durezza.

“La neve che mai si accumula” tratta un tema assai caro a Emily Dickinson: che la poetessa amasse scrivere di acqua, neve, alberi ed elementi naturali in generale, è risaputo. Il mondo naturale occupa un posto privilegiato nel cuore dell’autrice, che lo rende trampolino di lancio per le profonde e sensibili riflessioni di gusto esistenzialistico sulla vita e la morte.

Chi era Emily Dickinson

Emily Dickinson nasce il 10 dicembre del 1830 ad Amherst in una famiglia borghese di tradizioni puritane. Dopo studi irregolari continua a studiare come autodidatta e scopre il suo grande amore per la poesia.

La sua vita fu segnata dall’inquietudine sia per motivi religiosi sia a causa dei noti disturbi nervosi che le impedirono spesso di uscire di casa. Forse soffrì anche di una forma genetica di epilessia.

Muore di nefrite nel 1886, nella sua città natale.

Le sue poesie, trovate nella sua camera da letto dalla sorella, che si occuperà personalmente di pubblicarle con l’aiuto di un’amica, erano scritte su foglietti ripiegati e cuciti con ago e filo. Altre poesie sono state ricavate dalle sue corrispondenze private o dai biglietti di accompagnamento ad alcuni regali per parenti e amici.

Un riconoscimento mancato in vita

Oggi Emily Dickinson viene considerata una delle maggiori poetesse moderne, eppure per tantissimo tempo rimase nell’ombra. Durante la sua vita “silenziosa” non ebbe alcun riconoscimento; il suo stille, infatti, venne giudicato dai contemporanei inusuale e stravagante. La sua scrittura, poco convenzionale per lo standard del tempo, non venne apprezzata; la sua sensibilità non venne compresa.

Sicuramente questa non è una storia nuova, difficile enumerare l’enorme quantità di artisti che in vita non ottenne alcun riconoscimento, raggiungendo grande fama solo post mortem…basti citare Dante Alighieri, esiliato dalla sua amata Firenze, o uno scrittore più contemporaneo come Kafka.

L’intensità e la profonda sensibilità degli scritti di Dickinson furono rivoluzionarie, divenne una guida brillante per poeti e poetesse successivi. L’amaro debito da pagare in vita, come spesso accade, fu il mancato riconoscimento dei contemporanei, accompagnato da una dolorosa delusione e dall’isolamento.

È noto che, durante la sua vita, furono pubblicati solo 7 componimenti rispetto all’enorme quantità dei suoi scritti. La prima completa edizione americana delle sue poesie arriverà nel 1955.

Oggi la fama Emily Dickinson, annoverata tra le più grandi e talentuose poetesse americane, illumina la strada di tutti quegli artisti che in vita sperimentano l’amarezza e la solitudine, spesso vittime di una società troppo impegnata per ascoltarli.

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