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Marzo, una poesia di Gabriele D’Annunzio per celebrare il mese della primavera

Domani è il primo giorno di marzo, il mese che tutti attendiamo con trepidazione e gioia, sognando timidi spiragli di sole dopo il freddo dell'inverno. Per dare il benvenuto a marzo, scopriamo una bella poesia di Gabriele D'Annunzio, che moriva il 1° marzo 1938, dedicata all'edera, la pianta della primavera.

Il 1° marzo 1938 ci lasciava Gabriele D’Annunzio, il poeta che più di tutti in Italia ha espresso il Decadentismo e fra gli autori più studiati e conosciuti in tutta Europa. Per ricordarlo, ed anche per celebrare il primo giorno di marzo, mese tradizionalmente legato alla bella stagione in arrivo, vogliamo farvi scoprire “Edera primaverile”, una bellissimo componimento attraverso cui D’Annunzio crea come l’affresco di una scena primaverile, in cui un po’ tutti ci imbattiamo nel mese di marzo.

Marzo, il mese della primavera

“Edera primaverile” racconta, quasi come se si trattasse di una tela affrescata, una scena tipica del mese di marzo: l’edera che, rigogliosa e colorata, si arrampica con agilità sui muri incrostati dalla fredda umidità dell’inverno. Ma la poesia di D’Annunzio racchiude anche una delle immagini più vivaci che siamo avvezzi associare a marzo ed alla primavera: il ritorno delle rondini, che riprendono ad abitare i loro nidi e si accingono alla stagione dell’amore:

“Assaltavano le tegole
allegre di nidi: vecchi e nuovi nidi
già cinguettanti
di rondini in amore”.

Le foglie d’edera sono descritte con vivida cura, come piccoli esseri allegri e contagiosi, che conservano nella loro bellezza la lucidità ed il candore della giovinezza.

Ci accorgeremo, man mano che leggeremo i brevi  versi di “Edera primaverile”, che ciò che il poeta vuole ottenere dal suo componimento è non tanto la descrizione del mese di marzo in sé e per sé, ma anche – e forse soprattutto – la creazione di una suggestione che ci invade il cuore ogni volta che leggiamo le poesie naturali di Gabriele D’Annunzio: la natura è presente, viva, dinamica. Con i suoi elementi, è in grado di comunicare allo strato più profondo della nostra esistenza, senza aver bisogno di parlare veramente.

Comunica con i suoi movimenti naturali; emoziona, stupisce, spiazza e spesso spaventa, soprattutto quando il poeta riesce a far coincidere parole, sensazioni ed immagini tanto da farci sentire in comunione con la natura cantata nei suoi componimenti.

“Edera primaverile” di Gabriele D’Annunzio

“Le edere rigerminanti salivano
pel vecchio muro scrostato
con un impeto di giovinezza;
si attorcigliavano alle
travi della tettoia come a tronchi vivi;
coprivano i mattoni
vermigli d’una tenda
di piccole foglie cuoiose,
lucide, simili a laminette di smalto;
assaltavano le tegole
allegre di nidi: vecchi e nuovi nidi
già cinguettanti
di rondini in amore”.

Gabriele D’Annunzio

Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo del 1863. È stato un influente scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista, militare nonché uomo politico del Novecento. Legato agli eventi della Prima Guerra Mondiale e simbolo del Decadentismo, Gabriele D’Annunzio è stato insignito nel 1924 del titolo di Principe di Montenevoso da Re Vittorio Emanuele III.

Studiò a Firenze presso il Liceo Cicognini e conseguì la licenza liceale, s’iscrisse alla facoltà di lettere di Roma. Poi, dal 1897 al 1903 si dedicò interamente alla produzione teatrale. Nel 1910 si trasferì in Francia, dove ebbe l’occasione di conoscere molti intellettuali suoi contemporanei e scrisse testi teatrali in francese. Nel 1925 D’Annunzio ritornò in Italia e partecipò alla Prima Guerra Mondiale come volontario. Nel 1920 proclamò la reggenza del Quarnaro. L’anno successivo, nel 1921, lasciò definitivamente la politica attiva e si stabilì sul Lago di Garda nella villa da lui chiamata il “Vittoriale degli italiani”. Nel 1924 Mussolini lo nominò principe di Montenevoso. Morì il 1° Marzo del 1938.

La produzione letteraria di Gabriele D’Annunzio ha costituito una pietra miliare della cultura di massa in Italia: le opere dell’autore hanno profondamente influenzato gli usi e i costumi dell’Italia del Novecento, tanto che più tardi, questo periodo della storia italiana è stato definito “Dannunzianesimo”.

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