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Le 15 poesie più belle per celebrare l’arrivo della primavera

Ecco per voi alcune delle poesie più belle ed emozionanti per celebrare l'arrivo della primavera, stagione di straordinaria bellezza e rinascita.

La primavera è la stagione della rinascita: gli alberi sbocciano e i fiori danno sfoggio ai loro colori incantevoli.

Questa è una stagione che ha saputo ispirare moltissimi autori e poeti: da Oscar Wilde a Cesare Pavese, la “bella stagione” è stata descritta nelle sue fasi più maestose, incredibilmente emozionanti, luminose.

"Giochi ogni giorno", la poesia di Pablo Neruda che celebra la Primavera

“Giochi ogni giorno”, la poesia di Pablo Neruda che celebra la Primavera

I versi di “Giochi ogni giorno con la luce dell’universo” rendono omaggio ai valori di rinascita e di vita che porta con sé la stagione primaverile

Le 15 poesie d’autore dedicate alla primavera

La natura ha dato come “avvio” alle penne dei più grandi nomi della letteratura, facendoci, ancora oggi, emozionare. Dai versi di Gianni Rodari a quelli di Alda Merini, scopriamo una selezione di poesie per celebrare la primavera.

Eppure primavera è nell’ariaOscar Wilde

Pieno inverno: il contadino vigoroso
Trasporta le fascine della legnaia gelida
e batte i piedi contro il focolare.
Sul fuoco che langue getta i ceppi freschi
e ride perché la vampata spaventa
i suoi bambini. Eppure, primavera è nell’aria.
Cinta di erba gioia, verde sorridente.
E avanti indietro per il campo va il seminatore
e dietro a lui ridendo un ragazzino spaventa i corvi
Rapaci, coi suoi strilli. Allora il castagno si veste
Splendidamente, e sull’erba si piega il fiore cremoso
In eccesso odoroso.

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ScintilleRabindranath Tagore

Vieni, primavera, vieni
a svelare la bellezza del fiore
celata nel bocciolo
tenero e delicato.
Lascia cadere le note
che porteranno i frutti,
e passa con cura il tuo pennello
d’oro di foglia in foglia.

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MarzoCesare Pavese

Io sono Marzo che vengo col vento
col sole e l’acqua e nessuno contento;
vo’ pellegrino in digiuno e preghiera
cercando invano la Primavera.
Di grandi Santi m’adorno e mi glorio:
Tommaso il sette e poi il grande Gregorio;
con Benedetto la rondin tornata
saluta e canta la Santa Annunziata.
Primavera
Sarà un volto chiaro.
S’apriranno le strade
sui colli di pini
e di pietra…
I fiori spruzzati
di colore alle fontane
occhieggeranno come
donne divertite: Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.

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Odio-sui-social-I-casi-di-hate-speech-di-Liliana-Segre-e-JK-Rowling

Odio sui social, i casi di hate speech di Liliana Segre e J.K. Rowling

La questione dell’odio via web è un problema reale che sta diventando sempre più frequente e preoccupante.

Primavera vicinaJohann Wolfgang Goethe

Più morbida, più lieve
l’aiuola, ecco, s’inturgida;
candide come neve
ondeggian le campanule,
un vivo ardor di fuoco
va dispiegando il croco;
il suol di sangue stilla,
lo smeraldo sfavilla.
Le primule si gonfiano
con borioso piglio;
mentre l’astuta mammola
s’asconde ad ogni ciglio;
un alito possente
scuote la vita intera.
È viva, è qui presente
ormai la primavera.

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È primavera, Giuseppe Villaroel

Il sole batte, con le dita d’oro,
alle finestre. Uno squittìo sottile
è sui tetti. Nell’orto la fontana
ricomincia a cantare. È primavera.
La chiesa, in alto, con le croci accese
i monti immensi con le cime rosa,
le strade bianche con gli sfondi blù.
È primavera. È primavera. Il cielo
spiega gli arazzi delle nubi al vento.
L’albero gemma. Verzica la terra.
Nel cortile la pergola è fiorita.
Ai balconi: le donne in vesti chiare.
È primavera. È primavera. Il mare
ha un riso azzurro e un brivido di seta.

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Mi sveglierò, Patrizio Farnelli

Mi sveglierò soltanto
quando saremo fuori dall’inverno.
Allora
– lame di luce
il sole
tra le persiane e il pavimento –
sarà più caldo
e sereno
radersi il mattino;
non più
caffè amaro e nero
e assoli in do minore
addosso
tutto il giorno.
Tu sei nata quasi in primavera;
forse potrai capire.

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Una luce c’è in primavera, Emily Dickinson

Una luce c’è in primavera
non presente nel resto dell’anno
in qualsiasi altra stagione –
Quando marzo è appena arrivato
un colore appare fuori
sui campi solitari
che la scienza non può sorpassare
ma la natura umana sente.
Indugia sopra il prato,
delinea l’albero più lontano
sul più lontano pendio che tu sappia
quasi sembra parlarti.
Poi come orizzonti arretrano
o il mezzogiorno trascorre,
senza formula di suono
esso passa e noi restiamo –
e una qualità di perdita
tocca il nostro sentimento
come se a un tratto il guadagno
profanasse un sacramento.

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Primavera, William Shakespeare

Quando le margherite sono fiorite e le violette blu
E le coccinelle tutte bianche-argento
e becchi di cuculo di colore giallo
Dipingono di gioia i prati,
Il cuculo, allora, su ogni albero,
si prende gioco degli uomini sposati, perché così canta,
Cucù;
Cucù, cucù: Oh, parola di paura,
sgradevole per un orecchio sposato!

Quando i pastori piangono su canne d’avena,
e le allegre allodole sono gli orologi degli aratori,
Quando le tartarughe camminano, i corvi e le cornacchie,
e le fanciulle indossano le loro camicie estive,
Il cuculo, allora, su ogni albero,
si prende gioco degli uomini sposati, perché così canta,
Cuculo;
Cucù, cucù: Oh parola di paura,
Sgradevole per un orecchio sposato!

(traduzione di Libreriamo)

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Piena fioritura, Hermann Hesse

Si erge carico di fiori il pesco,
non tutti diventeranno frutto.
Risplendono chiari come spuma rosata
attraverso l’azzurro e la fuga di nuvole.
Simili a fiori si schiudono i pensieri,
centinaia ogni giorno,
lasciali fiorire! Lascia a ogni cosa il suo corso!
Non chiedere qual è il guadagno!
Vi deve pur essere gioco e innocenza
e dovizia di fiori,
altrimenti per noi sarebbe
troppo piccolo il mondo
e la vita non un piacere.

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L’accenno di un canto primaverile, Aleksandr Blok

Il vento portò da lontano
l’accenno di un canto primaverile,
chissà dove, lucido e profondo
si aprì un pezzetto di cielo.
In questo azzurro smisurato,
fra barlumi della vicina primavera
piangevano burrasche invernali,
si libravano sogni stellati.
Timide, cupe e profonde
piangevano le mie corde.
Il vento portò da lontano
le sue squillanti canzoni.

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Passerò per Piazza di Spagna, Cesare Pavese

Sarà un cielo chiaro.
S’apriranno le strade
sul colle di pini e di pietra.
Il tumulto delle strade
non muterà quell’aria ferma.

I fiori spruzzati
di colori alle fontane
occhieggeranno come donne
divertite. Le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.

S’aprirà quella strada,
le pietre canteranno,
il cuore batterà sussultando
come l’acqua nelle fontane –
sarà questa la voce
che salirà le tue scale.

Le finestre sapranno
l’odore della pietra e dell’aria
mattutina. S’aprirà una porta.
Il tumulto delle strade
sarà il tumulto del cuore
nella luce smarrita.

Sarai tu – ferma e chiara.

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Sono nata il ventuno a primavera, Alda Merini

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

alda merini - poesia

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La Primavera, Gianni Rodari

Conosco una città
dove la primavera
arriva e se ne va
senza trovare un albero
da rinverdire,
un ramo da far fiorire
di rosa o di lillà:
Per quelle strade murate
come prigioni
la poveretta s’aggira
con le migliori intenzioni:
appende un po’ di verde
ai fili dei tram, ai lampioni,
sparge dei fiori
davanti ai portoni
(e dopo un momentino
se li riprende il netturbino).
Altro da fare
non le rimane,
per settimane e settimane,
che dirigere il traffico
delle rondini, in alto,
dove la gente
non le vede e non le sente.
Di verde in quella città
(e dirvi il suo nome non posso)
ci sono soltanto i semafori
quando non segnano rosso.

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Primavera, Vincenzo Cardarelli

Oggi la primavera
é un vino effervescente.
Spumeggia il primo verde
sui grandi olmi fioriti a ciuffi:
Verdi persiane squillano
su rosse facciate
che il chiaro allegro vento
di marzo pulisce:
Tutto è color di prato.
Anche l’edera è illusa,
la borraccina è più verde
sui vecchi tronchi immemori
che non hanno stagione.
Scossa da un fiato immenso
la città vive un giorno
d’umori campestri.
Ebbra la primavera
corre nel sangue.

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Primavera, primavera in abbondanza, Amelia Rosselli

“Primavera, primavera in abbondanza
i tuoi canali storti, le tue pinete
sognano d’altre avventure, tu non hai
mica la paura che io tengo, dell’inverno
quando abbrividisce il vento.
Strappi rami agli orticoltori, semini
disagi nella mia anima (la quale bella
se ne sta in ginocchio), provi a me
stessa che tutto ciò che ha un fine
non ha fine.
Oppure credi di dileguarti, sorniona
nascosta da una nuvola di piogge
carica sino all’inverosimile.
Ma il mio pianto, o piuttosto una stanchezza
che non può riportarsi nel rifugio
strapazza le foglie, che ieri
mi sembravano voglie, tenerezze anche
ed ora sperdono la mia brama.
Di vivere avrei bisogno, di decantare
anche queste spiagge, o monti, o rivoletti
ma non so come: hai ucciso il tuo grano
nella mia gola.
Assomigli a me: che tra una morte
e l’altra, tiro un sospiro di sollievo
ma non mi turbo; o mi turbo? del tuo
sembrare agonizzante mentre ridi.
E bestemmia la gente: è più fiera
di te che dello spazio che ti strugge
portandoti fra le mie braccia. E io
stringo una pallida mummia che non
odora affatto: escono semi dai suoi
occhi, pianti, virgole, medicinali
e tu non porti il monte nella casa
e tu non puoi fruttificare, queste
sorelle che ti vegliano.
Sembri infatti un morto nella cassa
e non ho altro da fare che di battere
i chiodi nella faccia”.

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