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Le poesie dedicate all’11 settembre, da Alda Merini a Wisława Szymborska

Ci sono date che diventano simboli e s’imprimono nella memoria collettiva, l'11 settembre è una di queste. Per ricordare il crollo delle Torri Gemelle, vi proponiamo le poesie di Alda Merini, Wislawa Szymborska, Mario Luzi e Giovanni Giudici

Nelle settimane che seguirono l’attentato dell’11 settembre accadde qualcosa di inaspettato. Sui quotidiani e fra la gente comune iniziarono a rimbalzare versi e poesie del passato, principalmente con due intenti: da una parte alleviare la sofferenza e dall’altra tenere vivo il ricordo delle vittime.

Le poesie dedicate all’11 settembre

The Falling Man

La scossa generata dal crollo delle Torri Gemelle fu tale da smuovere la lirica mondiale, richiamando i poeti a uscire dalla loro soggettività per occuparsi di un fatto collettivo. L’immagine delle torri che crollano si è impresso nell’immaginario collettivo con la forza di una fotografia, che abbiamo non solo visto e rivisto, ma anche scomposto in infiniti dettagli.

Fra le istantanee più surreali dell’11 settembre, c’è una foto. Divenuta celebre con il titolo “The falling man”, la fotografia scattata da Richard Drew ritrae un uomo che, nel tentativo di fuggire dall’inferno di fuoco della torre, si lancia precipitando nel vuoto. È a questa immagine che Wislawa Szymborska si ispira per scrivere un componimento in memoria dell’11 settembre 2001.

Wisława Szymborska

Saltarono dai piani in fiamme, giù
…uno, due, altri ancora
più in alto, più in basso.
Una fotografia li ha colti mentre erano vivi
e ora li preserva
sopra il suolo, diretti verso il suolo.
Ognuno di loro ancora intero
con il proprio volto
e il sangue ben nascosto.
C’è ancora tempo,
perché i loro capelli siano scompigliati,
e perché chiavi e spiccioli
cadano dalle loro tasche.
Essi si trovano ancora nel reame dell’aria,
entro i luoghi
che hanno appena aperto.
Ci sono soltanto due cose che posso fare per loro
…descrivere questo volo
e non aggiungere una parola finale.

Poetessa polacca (Bnin, Poznań, 1923 – Cracovia 2012). Muovendo dall’osservazione del quotidiano, S. costruisce una poesia intellettuale e riflessiva, che s’interroga sulla condizione esistenziale dell’uomo contemporaneo, contrapposto ed estraneo al mondo della natura. Nel 1996 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura e la sua produzione trova ampia diffusione anche in Italia.

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La New York Anthology per non dimenticare

Due mesi dopo l’attentato, la rivista Poesia apriva il numero di novembre con una sezione monografica dal titolo eloquente: New York Anthology.
Fu infatti a partire da quel dilagare di poesia, che i direttori della rivista invitarono i poeti italiani a contribuire a una mini-antologia dedicata all’evento.
Fra gli autori che “hanno vinto la paura di risultare banali, inadeguati, retorici”, come commentava il condirettore della rivista Nicola Gardini, ci furono grandi poeti del panorama letterario italiano, come Mario Luzi, Giovanni Giudici, Franco Loi, Alda Merini, Alessandro Parronchi, Aldo Nove.

Noi vi proponiamo i testi – a nostro avviso – più emblematici, scritti dai nomi più illustri della poesia italiana, nel tentativo di dare un senso agli eventi, di contenere il dolore e l’isteria che stavano sconvolgendo il mondo intero.

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Alda Merini

O New York notturna del nostro amore
così decapitata, ogni tua luce
è stata il vagito della nostra poesia.
Tu non puoi morire quando sogni
poiché noi italiani ti abbiamo
cullato tra le nostre braccia.
Penso che l’amore sia una grande torre
una torre addormentata nel cuore della notte.
Ma questi giganti che ormai non parlano più
hanno sepolto sotto le loro macerie
anche i nostri sospiri d’amore,
”quando la sera si stendeva sopra un tavolo
come un paziente in preda alla narcosi”

Milano 1931 – ivi 2009. Annoverata tra le maggiori voci poetiche del Novecento, Alda Merini ha ottenuto vari riconoscimenti ed è stata candidata al premio Nobel per la letteratura dall’Académie française nel 1996 e dal Pen Club Italiano 2001.

Mario Luzi

Ecco la sua poesia, intitolata “11 settembre“.

Dimettete la vostra alterigia
sorelle di opulenza
gemelle di dominanza,
cessate di torreggiare
nel lutto e nel compianto
dopo il crollo e la voragine,
dopo lo scempio.
Vi ha una fede sanguinosa
in un attimo
ridotte a niente.
Sia umile e dolente,
non sia furibondo
lo strazio dell’ecatombe.

Si sono mescolati
in quella frenesia di morte
dell’estremo affronto i sangui,
l’arabo, l’ebreo,
il cristiano, l’indio.
E ora vi richiamerà
qualcuno ai vostri fasti.
Risorgete, risorgete,
non più torri, ma steli,
gigli di preghiera.
Avvenga per desiderio
di pace. Di pace vera.

Poeta (Castello 1914 – Firenze 2005). Mario Luzi è stato un poeta e scrittore italiano. Nominato senatore a vita nel 2004 in riconoscimento del valore della sua intensa militanza civile, Luzi parte da una forte esperienza cattolica nutrita dalla lezione spirituale della migliore poesia simbolista francese. Primaria in lui è la vocazione all’assoluto, non quello consolatorio delle certezze, ma quello bruciante della ricerca.

Giovanni Giudici

La breve poesia di Giudici, dedicata ai pompieri di New York, si ispira al celebre refrain de La spigolatrice di Sapri:

Bambini in trecento son morti
Bambini che prima di ieri
Erano giovani e forti
A loro nei vostri pensieri
Tenetevi stretti un minuto
Quando giocate ai pompieri
Il vostro gentile saluto

Scrittore (Le Grazie, La Spezia, 1924 – La Spezia 2011). Della sua formazione cattolica e del suo lavoro nell’industria ha fatto i poli di una tensione che lo trascende e caratterizza il suo impegno civile. Collaboratore di giornali e riviste, G. è autore di alcune raccolte di saggi e di molte traduzioni che rappresentano un momento centrale nel suo stesso esercizio poetico.

VIA: Raccontare l’11 settembre, Zanichelli

 

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