In questa poesia intitolata “Italia, Ungaretti parla alla sua patria e ai suoi compagni. Parla di un’Italia sofferente, che, davanti alla guerra ha bisogno di rinascere. Anche oggi abbiamo bisogno di sperare in un paese migliore. Abbiamo bisogno di lottare, vivere propensi ad un futuro diverso. Sicuramente diverso da questo ultimo anno, che ci ha portato a combattere una “guerra” dentro le nostre case, ma piena di sfide ugualmente.
L’esperienza della sofferenza diventa poesia
Italia è la penultima poesia, insieme a “Porto sepolto”, di “Allegria di naufragi” nel 1919. Questa lirica fa da chiusura alla raccolta. I versi sono liberi e raggruppati in quattro strofe di diversa lunghezza. Gli enjambements obbligano la voce a sostare nella lettura, evidenziando i concetti chiave e la mancanza di punteggiatura rende il tutto, un’esperienza unica. Sì, perchè la poesia è esperienza.
Qui Ungaretti vuole farci rivivere gli orrori della guerra per raccontarci l’amore per il suo paese. L’amore per un’Italia sofferente, martirizzata dalla guerra, che chiede aiuto.
Tutta l’opera di Ungaretti, in realtà, mette in risalto la sua volontà di fare arte e poesia, con l’obiettivo di testimoniare un’epoca, per far riflettere, per educare. Inoltre, Ungaretti analizza la condizione esistenziale dell’essere umano, immerso nella precarietà e nella sofferenza.E poiché la sua analisi parte sempre da quella di se stesso, questa poesia è anche autobiografica. Tutto il percorso poetico è fondato sulla sua esperienza diretta. E oggi, alle porte del 25 aprile 2021, viviamo anche noi sulla nostra pelle un periodo storico che avremo esigenza di raccontare. La sofferenza, credo, si combatti anche così.
Nato ad Alessandria d’Egitto l’8 febbraio 1888 e morto a Milano il 1 giugno 1970, Giuseppe Ungaretti è uno dei massimi poeti italiani del Novecento e una delle voci più struggenti della poesia di guerra di tutti i tempi. Ecco una selezione dei versi più conosciuti e più toccanti di Giuseppe Ungaretti.
Poesia “Italia” di Giuseppe Ungaretti
Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogni
Sono un frutto
d’innumerevoli contrasti d’innesti
maturato in una serra
Ma il tuo popolo è portato
dalla stessa terra
che mi porta
Italia
E in questa uniforme
di tuo soldato
mi riposo
come fosse la culla
di mio padre