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“Chi sono io?”, la poesia di Nazik al-Mala’ika e la libertà della donna

In occasione della Festa della donna leggiamo la poesia di Nazik al-Mala'ika "Chi sono io?". Un canto che chiede, non solo l'8 marzo, giustizia, libertà ed emancipazione per tutte le donne.

Chi sono io? di Nazik al-Mala’ika è una poesia che mette al centro l’identità di una donna e la manca emancipazione femminile. Una domanda che purtroppo offre una visione priva di speranza.

La Festa della donna è un’opportunità anche per dare voce a delle donne che hanno rivoluzionato il modo di fare cultura.

Tra queste c’è sicuramente Nazik al-Mala’ika conosciuta nel contesto della letteratura araba, anche perché ha apportato importanti innovazioni nella struttura e nei contenuti della poesia medio-orientale. 

Lei è la poetessa del verso libero. È tra le intellettuali, femministe, più incisive del XX secolo. La sua azione nel mondo letterario rovescia i canoni formali, stilistici ed estetici della poesia araba, superandola e innovandone il linguaggio.

È la prima letterata mediorientale a contravvenire alle regole di scrittura vigenti, ad artefice della “rottura” del verso classicamente concepito, sfociato nel verso libero, sciolto dalla rima, che tenta di riprodurre il ritmo naturale del parlato.

Chi sono io? è uno dei suoi componimenti più belli di questa donna, che vogliamo dedicare a tutto il mondo femminile in occasione dell’8 marzo.

Chi sono io? di Nazik al-Mala’ika

La notte chiede chi sono io?
Io sono i suoi segreti – ansiosi, neri, profondi
Sono il suo silenzio ribelle
Ho velato la mia natura con il silenzio,
ho avvolto il mio cuore nel dubbio
E solenne, sono rimasta qui
a guardare, mentre i secoli mi chiedono,
chi sono io?

E il vento chiede chi sono?
sono la sua anima inquieta rinnegata dal tempo
come lui sono in nessun luogo
continuo a camminare e non c’è fine
continuo a passare e non c’è posa
giunti al baratro
lo credo che sia il termine della pena
e quello è invece il vuoto

Il destino chiede chi sono
potente come lui piego le epoche
e ridòno loro la vita
creo il passato più remoto
dall’incanto di una vibrante speranza
e lo sotterro ancora
per forgiarmi un nuovo ieri
di un un domani gelido

Il sé chiede chi sono
come lui vago, gli occhi fissi nel buio
nulla che mi doni la pace
resto ancora e chiedo, e la risposta
resta nascosta dietro il miraggio
ancora lo credo vicino
al mio raggiungerlo tramonta
dissolto, scompare.

Il significato di Chi sono io?

Chi sono io? rappresenta il momento più introspettivo della produzione poetica di al-Mala’ika. Leggendo questi versi, ci accorgiamo immediatamente di come questa donna sia riuscita a creare un armonioso flusso di coscienza servendosi del verso libero.

In questa poesia è come se la protagonista si spogliasse, passo dopo passo, e scoprisse la sua vera identità. Dapprima la notte, poi il vento e il destino accompagnano questo processo di scoperta, che spinge l’io narrante a guardare dentro e fuori di sé, a volgere gli occhi dietro e davanti a sé.

L’autrice inizia la poesia improvvisando un dialogo con la notte che le le chiede “Chi sono io”. Nazik al-Mala’ika nella sua risposta lascia senza fiato, identificando le caratteristiche della notte con la condizione in cui sono costrette a vivere milioni di donne. Segreti, silenzi, dubbi accompagnano le donne costrette a vivere una condizione di incomprensione. 

L’identità femminile sembra priva di accettazione malgrado i secoli passano inesorabili. Le esigenze di ogni donna non trovano risposte e allora si finisce per perdere la propria identità, la propria esistenza. Naturalmente, la causa è la chiusura maschile e quella di una società che non vuole cambiare. 

La condizione di molte donne medio-orientali purtroppo si scontra con una visione culturale-religiosa che non offre nessuna possibilità.

Nella seconda strofa invece la poetessa iraqena parla con il vento. Emerge una figura della donna che è di infinita sofferenza. Una visone trabocca della condizione femminile che sembra non avere speranza. Al peggio non ci sarà mai fine.  

La donna è come il destino. Dona vita e permette allo scorrere del tempo di rinascere sempre. Malgrado, questa potenza della donna, il futuro non appare come dovrebbe essere, c’è solo gelo durante il percorso. 

Nell’ultima strofa emerge tutta l’amarezza della identità femminile. La percezione di un percorso senza futuro e di un cammino senza nessuna speranza di poter emancipare la propria condizione. 

Versi tragici che con molta verità non lasciano nessuno spazio alla possibilità che l’universo maschile possa cambiare modo di pensare. Una società che ha chiuso in gabbia ogni idea di libertà e che ha buttato via le chiavi. 

Una visone pessimista, ma per certi versi realista se si pensa alla condizione di moltissime donne. 

In ultimo, è “il sé” a muovere le fila di questo flusso di pensieri e di introspezione. Alla domanda sulla propria identità, la protagonista non trova una risposta definitiva:

“la risposta/resta nascosta dietro il miraggio/
ancora lo credo vicino/al mio raggiungerlo tramonta/dissolto, dispare”.

La poetica di una donna che cerca identità attraverso il verso libero

Proprio nel verso libero risiede la grande particolarità delle opere dell’autrice, che scardina le regole della poesia araba tradizionale e libera la parola dagli schemi prestabiliti, per ridarle significati nuovi e pregnanti.

È lei stessa a scrivere, nel 1962:

“Il movimento della poesia libera ha avuto origine nel 1947, in Iraq. E dall’Iraq, anzi dal cuore di Baghdad, questo movimento ha strisciato estendendosi fino a sommergere l’intero mondo arabo e poi, a causa dell’estremizzazione di quanti vi hanno aderito, ha rischiato di trascinare via con sé tutte le altre forme della nostra poesia araba. E la prima poesia in versi liberi ad essere pubblicata, è stata la mia poesia intitolata Il colera.”

Con “Il colera”, in cui descrive in versi l’epidemia che ha sconvolto Egitto e Iraq nel 1947, Nazik al-Mala’ika compie due operazioni assolutamente sovversive per una donna.

Utilizza il verso libero innovando la tradizione, e si fa storiografa, laddove la storiografia era sempre stata materia appannaggio degli uomini.

Nazik al-Mala’ika

Nata a Baghdad nel 1922, Nazik al-Mala’ika è stata una donna che ha contribuito all’emancipazione femminile nella cultura, una delle prime poetesse ad aver introdotto il verso libero nella poesia araba.

La passione per la poesia è di famiglia, a casa di Nazik: entrambi i suoi genitori, infatti, sono poeti. Il suo primo componimento in arabo standard risale al 1932, quando la giovane ha solo dieci anni.

Si laurea in letteratura a Baghdad, nel 1944 e, intanto, studia anche musica, di cui è appassionata.

Nazik vince una borsa di studio nel New Jersey, perciò si trasferisce negli Stati Uniti e, dopo aver conseguito un master in letterature comparate, ottiene una cattedra universitaria e insegna letteratura.

Con il marito, ‘Abd al-Hadi Mahbuba, la donna contribuisce alla fondazione dell’Università di Basra, nel sud dell’Iraq.

Nazik al-Mala’ika vive in diversi paesi arabi, a partire dal 1950: in Libano, dove pubblica molte delle sue opere più famose, in Kuwait e infine in Egitto, dove muore nel 2007 all’età di ottantacinque anni.

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