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“Fratelli” di Ungaretti, cercare una scintilla di umanità nel buio

"Parola tremante nella notte/ foglia appena nata/ nell'aria spasimante".
Il 1° giugno del 1970 ci lasciava Giuseppe Ungaretti, poeta che ha raccontato l'orrore della guerra e la speranza nell'umanità. Lo ricordiamo leggendo uno dei suoi componimenti più celebri e significativi: "Fratelli".

Uno dei poeti più celebri e amati in tutto il mondo. Il 1° giugno del 1970 scompariva Giuseppe Ungaretti, che con i suoi versi carichi di simboli e significati, ha emozionato e continua ad emozionare i lettori di tutto il mondo. Per celebrare il grande intellettuale a 53 anni dalla scomparsa, riscopriamo insieme il testo di “Fratelli”, una poesia composta nel corso della guerra che celebra l’umanità e il valore della fraternità.

Una scintilla nella notte scura

“Fratelli” è una delle poesie simbolo della produzione di Giuseppe Ungaretti. Breve, caratterizzata dall’uso di poche, significative parole, “Fratelli” nasce dalla tragica esperienza della guerra, che segna Ungaretti in maniera indelebile, come del resto accade a molti degli intellettuali vissuti in epoca bellica.

L’orrore, rappresentato dal buio della notte, è totalizzante e sembra non lasciare scampo agli esseri umani. Eppure, una parola risuona nell’oscurità, e trema, fragile e delicata, come una foglia appena germogliata che oscilla in balia del vento. “Fratelli” è la parola che, pronunciata nell’esitazione della notte, nel bel mezzo della violenza della guerra, può salvare dalle tenebre.

È l’unica via per scampare alla fragilità della vita, l’umanità che ci contraddistingue e ci lega come fratelli. Il lemma che dà anche il titolo a questa celebre poesia di Ungaretti è ripetuto due volte nel corso del componimento: al v.2 rimbomba grazie ad un potente enjambement che precede le altrettanto evocative metafore legate al linguaggio umano e alla natura; alla fine del componimento, invece, risuona, solitario, come una chiusa, una summa che, in sole tre sillabe racchiude l’intero senso dei 10 versi.

“Fratelli” di Giuseppe Ungaretti

Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli.

Giuseppe Ungaretti

Nato ad Alessandria d’Egitto l’8 febbraio 1888 e scomparso a Milano il 1º giugno 1970, Giuseppe Ungaretti è stato un poeta, scrittore, traduttore, giornalista e accademico italiano, tra i principali poeti della letteratura italiana del XX secolo.

Inizialmente influenzato dal simbolismo francese, la sua poesia fu caratterizzata nei primi tempi da componimenti brevissimi, costituiti da poche parole essenziali e da analogie a volte ardite, compresi principalmente nella raccolta L’allegria (1916); passò poi a lavori più complessi e articolati dal contenuto concettualmente difficile. Una terza fase della sua evoluzione poetica, segnata dal dolore per la perdita prematura del figlio, ha compreso opere meditative dall’intensa riflessione sul destino umano.

Negli ultimi anni le sue poesie furono specchio della saggezza, ma anche del distacco e della tristezza dell’età avanzata. È stato considerato da alcuni critici come anticipatore dell’ermetismo. La poesia di Giuseppe Ungaretti creò un certo disorientamento sin dalla prima apparizione del Porto Sepolto. A essa arrisero i favori sia degli intellettuali de La Voce, sia degli amici francesi, da Guillaume Apollinaire a Louis Aragon, che vi riconobbero la comune matrice simbolista.

Non mancarono polemiche e vivaci ostilità da parte di molti critici tradizionali e del grande pubblico. Non la compresero, per esempio, i seguaci di Benedetto Croce, che ne condannarono il frammentismo.

A riconoscere in Giuseppe Ungaretti il poeta che per primo era riuscito a rinnovare formalmente e profondamente il verso della tradizione italiana, furono soprattutto i poeti dell’ermetismo, che, all’indomani della pubblicazione del Sentimento del tempo, salutarono in Ungaretti il maestro e precursore della propria scuola poetica, iniziatore della poesia «pura».

Da allora la poesia ungarettiana ha conosciuto una fortuna ininterrotta. A lui, assieme a Umberto Saba e Eugenio Montale, hanno guardato, come un imprescindibile punto di partenza, molti poeti del secondo Novecento.

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