“Felicità”, la straordinaria poesia di Trilussa che rivela il segreto della gioia

25 Ottobre 2024

In una delle sue poesie più famose, l'autore romanesco Trilussa ci lascia in eredità il segreto della Felicità.

"Felicità", la straordinaria poesia di Trilussa che rivela il segreto della gioia

Che cos’è la felicità? Per descriverla, raccontarla e trovarla sono stati scritti fiumi di parole. Quanti poeti si sono impegnati per esprimerla attraverso i loro versi. Quanti cantautori, quanti artisti hanno cercato di catturarla nelle loro opere.

Trilussa, nome d’arte anagrammatico di Carlo Alberto Mariano Salustri, ha dedicato al tema una delle sue poesie più belle. Si intitola “Felicità“.

Questo breve componimento, a cui l’autore era molto affezionato – scopriremo fra poco perché – ha due significati: uno manifesto e uno nascosto; è scolpito sulla tomba del poeta romanesco, che ricordiamo in occasione dell’anniversario della nascita, avvenuta a Roma, in via del Babuino n.114, il 26 ottobre 1861.

“Felicità” di Trilussa

C’è un’ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va…
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.

I significati di questa poesia

La bellezza delle piccole cose

“Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa”. Termina con questa riflessione, di inaudita semplicità, la poesia che Trilussa dedica al tema della gioia. Come a voler trasmettere a chi legge che questo stato d’animo tanto prezioso e tanto ricercato spesso viene frainteso.

Aspettiamo che la felicità arrivi accompagnata da un evento straordinario: un nuovo inizio, un incontro fortuito, un inaspettato cambiamento… Trilussa la vede diversamente: è nel quotidiano e nei suoi gesti più semplici che si cela la chiave per essere felici. Nelle azioni che compiamo a volte in automatico, nelle persone che spesso diamo per scontate, nel tempo che passa e diventa vita vissuta.

Se solo ci soffermassimo di più sui momenti che scandiscono i nostri giorni, proveremmo anche noi quel brivido intenso ed effimero di cui ci parla Trilussa. Dura un attimo. Impercettibile. Ma la sua forza rimane a risuonare nelle orecchie, a profumare l’atmosfera, a colorare gli angoli bui.

L’osservazione della natura

Trilussa era un grande poeta romanesco. Coi suoi versi ha saputo raccontare la vita, gli uomini e anche la società a lui contemporanea. Lo ha fatto attraverso il tramite del dialetto romanesco, servendosi di immagini semplici, spesso riprese dal quotidiano.

Questa poesia non fa eccezione: testimonia come la potenza di un messaggio non risieda nell’uso di una lingua altisonante, ma nella capacità di colpire il cuore di chi legge.

“Felicità”, per riuscire nell’intento, si serve di un’immagine naturale e microscopica, che occupa i primi tre versi del componimento in modo rapido, volatile: un’ape plana su un bocciolo di rosa, ne succhia il nettare e subito si allontana. Non è forse assimilabile a questo la gioia che si irradia in un attimo fuggevole nel cuore?

Il significato nascosto della poesia

Benché appaia semplice e facilmente interpretabile, questo componimento cela anche un importante significato nascosto che ha a che vedere con la biografia del poeta.

Una sera che in apparenza era come tante altre, Trilussa si era recato in un’osteria per stare con gli amici e declamare i suoi versi. Non avrebbe potuto immaginare che di lì a poco avrebbe conosciuto la ragione della sua gioia. Si chiamava Rosaria Tomei, ed era la nipote dell’oste. Il poeta romanesco se ne invaghì all’istante.

La portò quindi con sé, le insegnò a leggere e a scrivere e visse al suo fianco per tutta la vita. La donna, che Trilussa chiamava Rosa e che da molti era ritenuta una semplice domestica tuttofare, fu l’adorata e fidata compagna dell’autore. Suoi sono alcuni versi che, a seguito della morte di Trilussa prima e di lei poi, furono rinvenuti nello studio dell’artista.

La felicità, dunque, è una piccola cosa: è il momento in cui l’ape spilla il nettare dalla rosa, ma è anche la rosa, dietro cui si cela il nome di una donna, il nome dell’amore.

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