Totò, pseudonimo di Antonio De Curtis, moriva a Roma il 15 aprile 1967. Della sua poesia diceva: “non ho hobby, non vado a pescare e non raccolgo francobolli. In quanto a scrivere versi o canzoni, quello non è un hobby ma una necessità”. Sceneggiatore, autore teatrale, poeta e molto altro. Un artista a tutto tondo che ha riempito il nostro immaginario collettivo di immagini, battute e aneddoti. In questa poesia intitolata “Felicità”, scritta in dialetto, l’amarezza si mescola al riso, rendendo il componimento dell’artista Napoletano, un vero gioiello.
La felicità sconosciuta di Totò
L’abilità di Totò è sempre stata quella di unire la risata, alla profonda riflessione su se stesso e sulla vita. Nonostante la sua visione pessimistica, esplicata anche in altre poesie come ‘A Livella o ‘A vita, in questa parla di una “felicità” sconosciuta. “Ma chi ll’ha ‘ntiso maje annummenà”, ovvero “ma chi l’ha sentita mai nominare.
Perchè la parola “felicità” è una parola abusata e spesso non ne conosciamo il significato profondo. Per questo motivo Totò chiede spiegazioni, chiede il verso significato di questo concetto. Nelle sue poesie, le tematiche affrontate sono le più varie: l’amore, le ingiustizie sociali, i paradossi della vita e della morte, e “felicità” le riassume un po’ tutte.
‘A livella, la poesia più amata di Totò che ironizza sulla morte
Totò fu senza dubbio il “Charlie Chaplin” italiano. Vi proponiamo la più bella poesia di Totò, “A livella”, che affronta con ironia il tema della morte
In realtà una riflessione così profonda, appartiene più che altro ad Antonio De Curtis più che a Totò. Quest’ultimo, ricordiamo, è un “personaggio”, non la vera essenza della persona che era Antonio. Come lui stesso affermava “C’è una grande differenza tra me e Totò. Io sono de Curtis e lui è Totò, che fa il pagliaccio, il buffone. Io sono una persona per bene, infatti in casa, lui normalmente mangia in cucina, mentre io mangio nella stanza da pranzo. Io vivo alle spalle di Totò, lo sfrutto. Lui lavora ed io mangio”.”
La poesia di Totò
Felicità !
Vurria sapè ched’è chesta parola,
vurria sapè che vvò significà .
Sarrà gnuranza ‘a mia, mancanza ‘e scola,
ma chi ll’ha ‘ntiso maje annummenà .