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“Colore di pioggia e di ferro” di Quasimodo, una poesia che racconta la fragilità dell’essere umano

"Colore di pioggia e di ferro" è una delle poesie più belle di Salvatore Quasimodo: versi profondi, in cui l'autore si interroga sulla condizione dell'uomo, sui temi esistenziali e sul concetto di verità.

La poesia parla al nostro cuore.

Ci sono poesie, poi, che hanno il dono speciale di entrarci dentro, di esprimere puntualmente emozioni e stati d’animo a cui noi non sapremmo dar voce.

E questo è il caso di “Colore di pioggia e di ferro” di Salvatore Quasimodo, un componimento di rara bellezza che racconta la condizione precaria dell’uomo, condannato a non sapere, a non conoscere il vero volto di ciò che lo circonda e che, allo stesso tempo, si interroga sull’origine della violenza, e su come potremo spiegare a chi verrà dopo di noi tutto il male che abbiamo visto.

La verità dietro il velo

Cosa sono la morte, il silenzio, l’amore, la vita? Le parole, sì, le abbiamo ben chiare, scritte con i caratteri che conosciamo da sempre. Ma il senso? L’essenza? Abbiamo soltanto “provvisorie immagini”, che sfilano filtrate dal vento e dalla pioggia nelle nostre giornate monotone, grigie come il colore “di pioggia e di ferro” che dà il titolo a questi versi.

Una poesia meravigliosa, contenuta nella settima raccolta, pubblicata nel 1949, “La vita non è sogno“, con cui Quasimodo ha saputo raccontare quello che altri celebri poeti hanno definito “male di vivere”, “spleen“, “malinconia”.

Il sottotesto della poesia

Con “Colore di pioggia e di ferro”, Salvatore Quasimodo porta avanti due tematiche che si intrecciano: da un lato quella esistenziale, dall’altro quella dell’attualità.

La poesia, infatti, è stata composta all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, e sembra avere la forma di una grave interrogazione, una domanda che viene formulata per gli uomini che, stando al potere, hanno condannato a morte migliaia di innocenti: qual è la verità? Perché tutto questo sangue? Come potremo spiegare a chi verrà dopo di noi tutta questa violenza?

Domande che Quasimodo si poneva in merito al Secondo Conflitto Mondiale, ma che potremmo porci anche noi, oggi, guardando alla situazione catastrofica che interessa la Striscia di Gaza, l’Ucraina e le tante altre terre martoriate dalla violenza della guerra.

“Colore di pioggia e di ferro”di Salvatore Quasimodo

Dicevi: morte, silenzio, solitudine;
come amore, vita. Parole
delle nostre provvisorie immagini.
E il vento s’è levato leggero ogni mattina
e il tempo colore di pioggia e di ferro
è passato sulle pietre,
sul nostro chiuso ronzio di maledetti.
Ancora la verità è lontana.
E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
e tu dalle mani grosse di sangue,
come risponderò a quelli che domandano?
Ora, ora: prima che altro silenzio
entri negli occhi, prima che altro vento
salga e altra ruggine fiorisca.

Salvatore Quasimodo

Salvatore Quasimodo nasce a Modica nel 1901. Il padre è capostazione, quindi da piccolo Salvatore viaggia molto e anche la sua adolescenza trascorre serena all’insegna degli spostamenti in diversi paesi siciliani per via del lavoro paterno.

Eclettico per natura, Quasimodo si stanca subito delle attività cui si dedica. Nel corso dell’età adulta si destreggia con vari mestieri, fra cui il commesso, il disegnatore tecnico, il contabile, l’impiegato al genio civile…tutte mansioni che può svolgere grazie al suo diploma da geometra. Ma ciò che non lo stanca mai è lo studio delle lettere, a cui si dedica parallelamente alle attività saltuarie. Si appassiona così tanto ai classici e all’arte della scrittura che ben presto comincia a scrivere.

Intanto, a Milano ottiene una cattedra per l’insegnamento della letteratura. Il cognato Elio Vittorini ha un grande ruolo nella carriera di Salvatore Quasimodo: è proprio lui che presenta lo scrittore agli intellettuali legati alla rivista letteraria Solaria, dove vengono pubblicate le prime poesie dell’autore.

Presto, Quasimodo si lega ai poeti ermetici e fa dell’ermetismo la sua cifra poetica. Le sue raccolte affrontano i temi più disparati ma, soprattutto dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, larga parte della sua produzione è dedicata esclusivamente alla tematica bellica e all’impegno civile.

Nel 1959 gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura. Muore improvvisamente a Napoli, nel 1968.

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