Con questa poesia Mariangela Gualtieri si conferma una delle voci più interessanti della poesia contemporanea. Tratta dalla silloge Quando non morivo, recentemente pubblicata da Einaudi nella “Bianca” (la celebre collana di poesia), “Bambina mia” è una lirica delicata, che l’autrice rivolge a un “tu” appena accennato, ma caratterizzato da una grande forza poetica. L’io poetante si fa portavoce degli adulti che guardano con desolazione al mondo che hanno consegnato ai loro figli, un mondo fatto di baracche e spine, simboli universali che rimandano a povertà e guerre.
Ma allo stesso tempo, chi parla vuole trasmettere alla “sua bambina” un messaggio di speranza, un invito a lottare per rendere il mondo un posto migliore e a non credere “a chi tinge tutto di buio pesto”. Un’esortazione decisa a non avere paura, che la poeta affida ai versi conclusiva della lirica.

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La poesia
Bambina mia,
Per te avrei dato tutti i giardini
del mio regno, se fossi stata regina,
fino all’ultima rosa, fino all’ultima piuma.
Tutto il regno per te.
E invece ti lascio baracche e spine,
polveri pesanti su tutto lo scenario
battiti molto forti
palpebre cucite tutto intorno.
Ira nelle periferie della specie.
E al centro,
ira.
Ma tu non credere a chi dipinge l’umano
come una bestia zoppa e questo mondo
come una palla alla fine.
Non credere a chi tinge tutto di buio pesto e
di sangue. Lo fa perché è facile farlo.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
Tocca a te, ora,
a te tocca la lavatura di queste croste
delle cortecce vive.
C’è splendore
in ogni cosa. Io l’ho visto.
Io ora lo vedo di più.
C’è splendore. Non avere paura.
Ciao faccia bella,
gioia più grande.
L’amore è il tuo destino.
Sempre. Nient’altro.
Nient’altro. Nient’altro.
Mariangela Gualtieri